“La versione di Giorgia”: contraddizioni e utopie della Meloni

"La versione di Giorgia" è il primo libro scritto da un presidente del Consiglio in carica. La Meloni si è confidata in totale trasparenza (o forse no)

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Dovresti sapere che fare quello che hanno fatto tutti gli altri non è esattamente la mia specialità” afferma la premier Giorgia Meloni rispondendo alla domanda di Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, sul nuovo libro rilasciato dopo l’intervista del giornalista alla premier.

‘La versione di Giorgia’ è il primo libro scritto da un presidente del Consiglio in carica. La premier si è confidata in totale trasparenza, sul suo ‘freddo ufficio’ – per via delle pareti colorate di grigio perla, come da lei descritto – accovacciata, senza scarpe, sul salottino dello studio. Una sfida che la premier ha deciso di cogliere senza indugio. La Meloni che si racconta, si lascia trasportare dai temi che rientrano nell’Odg al governo, ma che comunque lasciano il tempo che trovano.

Meloni si racconta: la trama del libro

La Meloni si dice convinta del progetto. “Per non dire che loro non ci avevano capito molto, o che avevano fatto inutile terrorismo psicologico per spaventare i cittadini, dicono che sono io a essere diversa. Ma poi si incartano e, sullo stesso quotidiano, un giorno ti definiscono ‘draghiana’ e quello dopo ‘mussoliniana’. È molto divertente. Quello che non hanno capito è che io sarò sempre e solo me stessa”. Nasce così “La versione di Giorgia”: la Meloni che si racconta a 360 gradi “non scimmiottando un altro modello, né presente né passato”.

Uno sguardo al presente e al passato: così si presenta la trama dello scritto di Sallusti. Tra guerra in Ucraina, crisi energetica, transizione ecologica, debito, Superbonus, per chiudere poi con la tanto agognata riforma costituzionale. Proprio su questo tema, la Meloni spende le sue parole più convincenti. Per lei. Nella realtà di fatti, la premier sì, ci ha messo la faccia sul premierato, ma ancora di ben chiaro su cosa sia e come lo vuole far funzionare si sa ben poco. Una caratteristica della sua campagna elettorale che ancora troviamo intrinseca nella sua persona. Comunicare? Lei lo fa bene, ma senza dire nulla di pienamente concreto.

Riforma costituzionale: la ‘versione’ di Giorgia

Io mi limiterò a spiegare ai cittadini come può migliorare il futuro della nazione e gli italiani decideranno cosa sia meglio per loro indipendentemente da me” dice la Meloni a Sallusti in merito alla riforma costituzionale. Il premierato: ecco il fatidico nome della proposta ‘meloniana’, anche se non esiste una definizione chiara. Secondo la Treccani si tratta di una denominazione generica basata sulla legittimazione popolare del capo di governo. Il pilastro per la designazione del premier e la qualificazione costituzionale del suo ruolo è il tipo di rapporti di potere che lo legano al governo, da una parte, e al Parlamento, dall’altra.

Ed è proprio qui che emerge la contraddizione: la Meloni non ha mai chiarito quali poteri aggiungere al suo ruolo per evitare le crisi di governo. Lo snodo soggiace su una serie di domande che quasi escono da sole: In che modo cambierà il rapporto di potere tra il presidente del Consiglio e il Parlamento? Quali sono i poteri del premier? Il ruolo stesso basta per poter sciogliere le Camere? Queste sono solo una serie di domande – senza risposte – che si schiudono leggendo il libro-intervista.

D’altronde ‘La versione di Giorgia’ non poteva essere titolo più azzeccato. Solo Giorgia, a quanto pare, parla con Giorgia, e gli italiani non vengono minimamente interpellati.

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