Australia, i laburisti di Albanese vincono alle parlamentari: effetto Trump?

Anthony Albanese ha ottenuto un secondo mandato come primo ministro, sconfiggendo leader dell'opposizione, Peter Dutton. Durante la campagna elettorale si è parlato, come in altre elezioni negli ultimi mesi, del Presidente statunitense, in particolare dei suoi dazi imposti sull'importazione di prodotti australiani. Tema di discussione che ha avuto un effetto negativo sui conservatori dati per favoriti ma che crollano alle urne

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Il Partito Laburista del primo ministro, Anthony Albanese, ha segnato la “storica vittoria” nelle elezioni parlamentari in Australia, appena svolte. Albanese rimarrà quindi in carica per un altro mandato, ma non è ancora chiaro se riuscirà a formare un governo di maggioranza o se dovrà allearsi con altri partiti. Albanese è in carica dal 2022, quando il suo partito vinse le elezioni e riuscì a formare un governo di maggioranza, per la prima volta dal 2007.

Il premier uscente ha trionfato sullo sfidante conservatore, Peter Dutton, prevalendo in un voto che risulta influenzato, ancora una volta, dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Problemi di inflazione e dazi hanno fatto leva sugli elettori, che al 40% dei voti scrutinati, hanno portato i laburisti in testa con 70 seggi. Secondo le proiezioni ufficiali che li collocavano a un passo dai 76 seggi necessari per una maggioranza parlamentare.

L’effetto Trump, anche in questo caso, si è tradotto in uno schiaffo per i liberal-nazionali, facendo recuperare consensi ai progressisti a causa della percezione della guerra commerciale fatta scoppiare dal tycoon lo scorso 2 aprile, nonché della sua politica aggressiva nei confronti degli storici alleati di Washington.

Molto male invece per Dutton, del Partito Liberale di centrodestra, che ha riconosciuto al sconfitta del suo partito. È possibile che non venga rieletto in parlamento, perché era candidato nel distretto di Dickson, vicino a Brisbane, dove era parlamentare dal 2001, ma al momento è in vantaggio la candidata dei Laburisti, Ali France.

Intanto, Albanese è intervenuto rivolgendosi alla fola per rivendicare la sua vittoria, riconoscendo agli elettori di aver “eletto la via australiana” per fronteggiare le difficoltà di questo momento storico. “Da domani“, tornerà a lavoro.

Australia, l’influenza di Trump

Nel corso della campagna elettorale il fil rouge mai sfilato riguardava il Presidente statunitense, Donald Trump, che ancora una volta ha lasciato le sue tracce influenzando le percezioni degli elettori. Molto plausibile, infatti, pensare che gli australiani abbiano scelto quale partito votare anche in base a chi riterranno più abile nell’intrattenere rapporti con il tycoon. Come già successo in altre elezioni recenti, come quelle in Canada, nelle ultime settimane i consensi per i Laburisti erano cresciuti nei sondaggi, cosa che vari analisti hanno associato alla loro posizione più dura e intransigente nei confronti di Trump, del quale, secondo i sondaggi, molti australiani hanno una pessima opinione).

Peter Dutton, invece, segue era linea più allineato al Presidente a stelle e strisce su vari temi, tra cui l’immigrazione, i diritti civili e la necessità di ridurre sussidi e di ridimensionare l’amministrazione pubblica. Al contempo, però, si pensa che votare per Dutton, e quindi cambiare il partito al governo in carica dal 2022, possa essere rischioso considerando il clima di profonda incertezza di questi ultimi mesi.

I dazi di Trump nel continente dell’Antartico

Per gli Stati Uniti il Continente dei canguri è il principale partner commerciale e viceversa, con cui dal 2025 mantengono un’intesa che prevede zero dazi su svariati settori di prodotti. Nonostante, l’Australia importerebbe molti più beni e servizi dagli States di quanto ne esporti, è stata colpita dalle tariffe al 10% come imposto da Trump a moltissimi paesi del mondo, oltre che dai dazi aggiuntivi sull’acciaio e sull’alluminio.


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