Giornalisti italiani espulsi: Il Sahara Occidentale tra risorse e censura

Secondo il quotidiano Hespress, i reporter avrebbero violato le leggi marocchine cercando di raggiungere la città del Sahara Occidentale per fini "provocatori"

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Due giornalisti italiani sono stati espulsi ieri sera dalle autorità marocchine con l’accusa di aver tentato di entrare illegalmente a Laayoune, città contesa del Sahara Occidentale.

La notizia è stata diffusa dal giornale marocchino Hespress, che ha riportato come i due siano stati fermati e poi accompagnati nella città di Agadir.

Chi sono i giornalisti espulsi e la ricostruzione dei fatti

Si tratta di Matteo Garovoglia, 34 anni, giornalista freelance originario di Biella e collaboratore del quotidiano italiano Il Manifesto, e del fotografo Giovanni Colmomi. I due si trovavano a bordo di un’auto privata e, secondo le fonti locali, avrebbero cercato di accedere a Laayoune “senza l’autorizzazione richiesta dalla polizia“.

Le autorità marocchine avrebbero interpretato il tentativo come un “atto provocatorio“, ritenendolo una violazione delle leggi nazionali che regolano gli ingressi dei visitatori stranieri in aree sensibili del Paese.

Secondo quanto riferito da Hespress, i due sarebbero stati accusati di voler “sfruttare il proprio status di reporter per promuovere programmi separatisti“, riferendosi con ogni probabilità alla causa del Fronte Polisario, che da decenni rivendica l’indipendenza del Sahara Occidentale. Il quotidiano marocchino aggiunge inoltre che non si tratterebbe del primo tentativo dei due italiani di entrare nella regione “in spregio alle procedure legali del Marocco“.

Cosa succede nel Sahara Occidentale?

Il Sahara Occidentale è da tempo in una fase di tensione geopolitica. Nel 1975 fu occupata militarmente dal Marocco, suscitando l’opposizione del Fronte Polisario, sostenuto dall’Algeria, che rappresenta il popolo saharawi. Dopo anni di guerra, le parti firmarono un cessate il fuoco nel 1991, con l’impegno a organizzare un referendum sull’autodeterminazione della popolazione saharawi, che non è mai stato realizzato.

Nel novembre 2020, dopo 29 anni di tregua, il Marocco ha lanciato un’operazione militare nella zona del cuscinetto di El Guerguerat, riaccendendo il conflitto. Sempre nel 2020 l’allora presidente Usa Donald Trump ha riconosciuto la sovranità del Marocco sui territori in cambio della normalizzazione dei rapporti tra Marocco e Israele.

La strategia del silenzio

L’espulsione dei due giornalisti italiani rientra in un pattern consolidato formato da blocco preventivo, cybercontrollo e censura. L’episodio sembra infatti confermare ciò che Reporters sans frontières chiamava “buco nero dell’informazione“, secondo cui i giornalisti sono sistematicamente censurati, sorvegliati e spesso espulsi.

Già dal 2021 Nigrizia parlava dell’uso dello spyware Pegasus dell’azienda israeliana NSO Group per sorvegliare i giornalisti. Un’autorità quindi che non si limita alla gestione militare del territorio, ma si estende al cyberspazio, dove il controllo dell’informazione si combina con interessi economici strategici.

Dietro questa stretta si celano infatti motivazioni economiche. Il Sahara Occidentale è ricco di risorse naturali strategiche, come i fosfati, essenziali per l’agricoltura globale e al centro di numerosi accordi tra Marocco e Unione Europea.

La scoperta dei giacimenti di fosfati avvenne nel 1949 nella miniera a cielo aperto Bou-Craa, localizzata nella regione di Saguia el Hamra. Ma lo sfruttamento intensivo delle risorse iniziò solo alla fine degli anni Sessanta. Nel mondo, il Sahara Occidentale è il quarto esportatore mondiale di minerali fosfati, preceduto da Marocco, Stati Uniti e Russia.

Ma cosa c’entra la città di Laayoune con la miniera Bou-Craa? Le due realtà sono collegate da un rapporto simbolico e operativo: la miniera, situata a circa 100 km a sud-est della città, è collegata al porto di Laayoune attraverso il nastro trasportatore più lungo al mondo (98-100 km), essenziale per l’esportazione del fosfato estratto. L’intera area rappresenta un nodo strategico per il Marocco, che controlla il territorio conteso del Sahara Occidentale, sfruttandone le risorse per consolidare la propria presenza geopolitica

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