Meloni vola da Trump e Schlein resta a terra in Italia: l’incontro a Washington fa tremare il centrosinistra

I consensi del centrodestra in questa seconda parte della legislatura continuano a salire, mentre le opposizioni arrancano nel definire un'alternativa valida alla maggioranza. Il viaggio di Meloni a Washington sembra poter rinforzare ancora di più FdI, e di conseguenza la maggioranza, mentre le opposizioni faticano a trovare argomenti contro il premier

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Il problema non è dialogare con Trump, ma farlo a testa alta“, così Elly Schlein commenta a caldo l’incontro tra il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il presidente Usa, Donald Trump, sottolineando come, dal suo punto di vista, il premier non sia riuscita a raggiungere gli obiettivi tanto auspicati. Il tema dei dazi è ancora incandescente, con il Tycoon che non si è sbilanciato sulle sue intenzioni nei confronti dell’Unione europea, che tra 70 giorni potrebbe essere colpita da tariffe generalizzate del 20%, da aggiungere a quelle del 25% sul settore dell’automotive e dell’esportazione dell’acciaio e dell’alluminio.

Raggiungeremo un accordo al 100%“, hanno dichiarato congiuntamente i presidenti dei due Paesi, all’interno dello Studio Ovale, eppure al momento non è chiara la natura della trattativa futura tra Usa e Ue. Meloni e Trump hanno però annunciato di essere sostanzialmente d’accordo sulla necessità di mantenere i commerci tra i due Paesi “reciprocamente vantaggiosi ed equi“, ma non è chiaro se queste caratteristiche possano essere traslate anche sul piano europeo. Meloni è tornata a Roma, però, con la consapevolezza di non aver creato una frattura né con l’Unione europea, né con gli Stati Uniti.

Il premier era ben consapevole del ruolo che avrebbe rivestito all’interno dello Studio Ovale, ovvero quello di un leader che giungeva per trattare a livello nazionale e per uno scambio di opinioni a livello europeo. La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, pur soddisfatta dell’esito dell’incontro, non ha esitato a ricordare che la competenza esclusiva sulla trattativa dei dazi spetta all’Ue e non ai leader dei singoli Paesi. Così, la mancanza di passi in avanti su questo tema non sembra effettivamente una novità.

Ciò che ha infuriato le opposizioni, che non hanno esitato ad affondare contro il posizionamento del premier sia prima che dopo il viaggio a Washington, è stato il tentativo del Presidente del Consiglio di “accontentareil presidente degli Stati Uniti. Giorgia Meloni avrebbe infatti offerto a Trump ciò che questo sostanzialmente chiedeva da mesi: maggiori acquisti di merci americane e un aumento delle spese della difesa.

Su questo punto, quindi, le dichiarazioni delle opposizioni italiane sembrano assumere un senso. Per quanto riguarda il tema dei dazi, invece, bisognerà attendere le decisioni dei vertici dell’Ue, impegnati a comprendere in che modo gestire il possibile arrivo di Trump a Roma e la sua volontà di procedere con un primo tavolo di confronto. Anche su questo punto sembrano coerenti le parole della segretaria del Pd, che sottolinea come ad oggi sia fondamentale “non dare a Trump l’idea che possa trattare in bilaterale con ciascun Paese, che è quello che vorrebbe per indebolire l’Unione europea“.

Come ha riportato oggi Repubblica, infatti, diversi Paesi dell’Ue non sarebbero del tutto convinti dell’idea di far svolgere il primo summit delle trattative proprio a Roma. Al momento, comunque, sarebbe tutto da decidere, visto che Donald Trump ha semplicemente accettato l’invito a lui giunto dalla bocca di Meloni nello Studio Ovale, per poi aggiungere di essere ancora impegnato a riflettere su un possibile incontro con l’Europa.

Il centrosinistra, quindi, consapevole del duro colpo inferto da Giorgia Meloni, si trova ora a correre ai ripari, alla ricerca di argomenti che possano aiutare i partiti a riprendersi e soprattutto a restringere l’enorme differenza di consensi che li allontana dal partito e dalla coalizione del premier. L’ultima rilevazione di Supermedia YouTrend per Agi, risalente al giorno precedente l’incontro tra Meloni e Trump, ha infatti descritto un quadro piuttosto inquietante per le opposizioni italiane. Mentre FdI, partito del premier, si staglia con il 29,4% dei consensi, in crescita, i principali partiti di opposizione restano fermi sulle loro percentuali, con il Pd che addirittura perde lo 0,4%.

Il Partito democratico, ancora seconda forza nel Paese, si allontana da quello da Fratelli d’Italia di ben 7 punti percentuali, assestandosi al 22,3%, seguito dal 12,1% del M5S di Giuseppe Conte e dal 6,1% di Avs. Consensi che sembrano risentire dell’attivismo di Meloni, che continua a convincere a ben due anni e mezzo di distanza dalla sua elezione.

L’incontro della Presidente del Consiglio a Washington potrebbe però aver donato alle opposizioni alcuni argomenti da sfruttare nei prossimi mesi. Meloni avrebbe garantito a Trump 10 miliardi di investimenti italianiche andranno a beneficio in entrambi i Paesi“. Al momento, almeno ufficialmente, non sarebbero stati pronunciati i nomi delle possibili aziende coinvolte, ma si farebbe avanti l’ipotesi di aziende del calibro di Leonardo, Eni, Enel, Pirelli, Fincantieri e forse altre.

La premier si è impegnata a far investire 10 miliardi alle imprese italiane negli Usa, quando non ne ha trovato ancora uno per tutelare quelle colpite dai dazi ed evitare delocalizzazioni“, ha tuonato Schlein, seguita dal sempre più convinto pacifista Giuseppe Conte: “Trump-Meloni 2 a 0. Più spese militari e più gas dagli Stati Uniti, il tutto a caro prezzo per le tasche degli italiani. In compenso, Meloni non ha ceduto alcun pezzo del Colosseo“.

Il riferimento di Conte alle spese militari riguarda ancora l’obiettivo del 2% del Pil imposto dalla Nato e che, secondo le parole di Meloni e Tajani, l’Italia sarebbe prossima a raggiungere. Un obiettivo che il Paese ha faticato ad ottenere e che ben presto, però, potrebbe non essere più abbastanza. Lo ha confermato lo stesso Trump nel corso del colloquio con il premier italiano, ribadendo che ben presto questa soglia potrebbe essere aumentata. Solo alcuni mesi fa, il Tycoon chiese alla Nato di alzare la percentuale fino al 5%, una soglia impossibile da raggiungere per molti Paesi membri. Il momento della verità arriverà però solo il prossimo giugno, in occasione del Consiglio dell’Alleanza atlantica.

Angelo Bonelli, leader di Avs, ha invece definito Trump un adulatore“, che sarebbe riuscito a far capitolare il Presidente del Consiglio. “Per acquistare armi e gas, e regalare soldi ad Amazon, Microsoft, Facebook, X, Instagram e Netflix, Meloni taglierà i servizi pubblici e la sanità, condannando le famiglie italiane a pagare bollette sempre più care pur di accettare il ricatto trumpiano“. Un concetto ribadito anche da Nicola Fratoianni, altro volto di Avs, che ha parlato dell’incontro alla Casa Bianca come un esercizio di “tanta obbedienza“, che però avrebbe portato a pochi risultati.

Matteo Renzi non ha ovviamente perso la sua verve, tanto da cercare di sminuire quanto avvenuto lo scorso giovedì come una semplice prassi diplomatica e politica. “Si tratta di un normale incontro tra il presidente degli Stati Uniti e il presidente del Consiglio italiano, quindi due colleghi del G7 e cioè un incontro normale che si fa costantemente“, ha sostenuto, per poi aggiungere: “La presidente del consiglio Meloni è la settima leader che va alla casa Bianca da quando c’è Trump“.

Le opposizioni, però, sembrano mancare di ipotesi plausibili da portare in campo. La possibilità di procedere attraverso contro dazi nei riguardi degli Usa, che rischierebbero di peggiorare una situazione già di per sé catastrofica, è già valutata dall’Ue che al momento non sembra ancora convinta sulla strada da seguire. Mentre tutto è in ballo, Giorgia Meloni ha sfruttato la situazione a suo favore, volando a Washington e rafforzando la sua posizione. La soluzione negoziale, dunque, sembra essere al momento l’unica via di uscita plausibile da questa situazione. Ciò che resta da capire, però, è cosa voglia davvero in cambio Trump dall’Unione europea.

Il centrosinistra, intanto, prosegue senza una guida verso le elezioni politiche del 2027, nella consapevolezza che i consensi del centrodestra non potranno calare da soli, ma solo davanti ad un’alternativa valida al governo Meloni. Schlein continua a faticare nel suo pianotestardamente unitario“, mentre la maggioranza prosegue compatta verso i suoi obiettivi, nonostante qualche piccolo inciampo. Il centrosinistra sembra in grado di allinearsi solamente quando si tratta di affondare contro il centrodestra e anche quanto Pd e M5S sembrano essere riusciti a trovare una quadra è sempre il primo che deve cedere alle richieste del secondo, rischiando di perdere, o peggio, tradire la propria identità.

A capo di una coalizione che veramente raccolga i consensi di tutte le forze di centrosinistra, Schlein potrebbe avere una possibilità di fronte alla maggioranza di Giorgia Meloni. Al momento, però, ciò che sembra mancare è la maturità politica di scegliere in base a ciò che serve davvero e non a ciò che si desidera. Mentre nel centrosinistra si fatica a trovare ancora un sole intorno a cui gravitare, nel centrodestra la forza attrattiva del premier tiene tutti al proprio posto, mentre si prosegue verso le prossime elezioni.

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