Università, Della Loggia avverte: “Siamo di fronte ad un premierato accademico”

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Autonomia universitaria, potere dei rettori, procedure di accesso alla carriera universitaria. Sono solo alcune delle molteplici dinamiche che vivono negli atenei italiani una progressiva degenerazione. Ma, ad aggravare la situazione si aggiungerebbero le infiltrazioni cinesi. Una serie di fattori, che più volte, sono stati resi noti e denunciati da Ernesto Galli della Loggia, storico ed editorialista de Il Corriere della Sera.

Tra le prime istanze poste in essere in conversazione con Il Giornale, della Loggia affronta il tema della collaborazione delle università italiane con quelle cinesi, che “prefigura un fatto che sarà sempre più importante“. Secondo lo storico, il rapporto nato con la Via della Seta, apre le porte ad un’influenza culturale che potrebbe offrire informazioni a servizio del governo cinese.

Nello specifico, il professore alla Normale di Pisa, fa riferimento al progetto di diplomazia infrastrutturale del presidente della Cina, Xi Jinpinng, in cui si inserisce anche un accordo di cooperazione bilaterale tra università. L’Italia aveva siglato un memorandum con Pechino nell’ambito della Nuova Via della Seta nel 2019, sotto Giuseppe Conte come premier e Luigi Di Maio come Ministro degli Esteri. Un accordo con la partecipazione italiana durato 4 anni, fin quando l’esecutivo italiano sotto Meloni ne ha notificato l’interruzione che altrimenti si sarebbe rinnovato in automatico. A dicembre 2023, quindi, la Farnesina ha ufficializzato “provvidenzialmente” come puntualizzato da della Loggia, la volontà di non estendere la durata del memorandum oltre la sua scadenza del 22 marzo 2024.

Il punto afferrato dallo storico, però, si incentra sul passere in sordina dei rischi di questo rapporto italo cinese. Infatti, della Loggia ritiene che il lavoro portato avanti dai “servizi segreti hanno accesso un faro sui rapporti Cina e Italia anche per far capire ai rettori che devono fare attenzione ai possibili rischi“.

Della Loggia: “Le università necessitano un cambio di rotta”

Della Loggia, considerando la degenerazione del sistema universitario, critica il modo in cui è stato invertito il sistema stesso portando a far “ammalare l’università“. Si tratta di un effetto causato dalla perdita di consapevolezza degli atenei. L’università “ha smesso di pensarsi come un sistema al servizio della complessiva crescita culturale del Paese – spiega della Loggia – per pensarsi come un insieme di singoli atenei impegnati soprattutto nella competizione per assicurarsi ognuno un sempre maggiore spazio“.

Un colpa che sarebbe riconducibile ai rettori stessi, in quanto “soliti vivere la propria carica come la tappa iniziale di un percorso di ben maggiore rilevanza sociale“, che si accredita fuori dal contesto universitario. Secondo l’editorialista, quindi, l’università si starebbe depauperando dall’interno, dove è diventata una “aspirazione” diffusa ricoprire, dopo il rettorato, qualche incarico importante nei vari organismi in cui si articola il potere soprattutto se locale, o a svolgere qualche ruolo di tipo pubblico e magari politico a livello nazionale.

Si tratta di una dinamica che ha causato, secondo della Loggia, la crescita del potere rettorale a dispetto “paradossalmente” dell’autonomia di cui gode, facendo divenire l’università italiana “sempre meno l’università dei professori“. Infatti, lo storico puntualizza come l’immagine pubblica di ogni ateneo appari sempre meno come un “corpo” e sempre più come un organismo raccolto intorno al capo dell’ateneo, “una sorta di ‘premierato’ accademico“.

Di conseguenza, i docenti perdono progressivamente delle loro prerogative perché “angariati da controlli demenziali sulla loro produttività, asfissiati sotto una valanga” burocratica e amministrativa che porta loro a percepirsi come “semplici addetti alla somministrazione di lezioni meccanicamente ripetitive“, una sorta di “addetti alla catena di montaggio di esami“. La descrizione del sistema universitario italiano attuale espressa da della Loggia è l’immagine concreta della necessità di un cambio di rotta, su cui lo stesso professore chiama all’attenzione.

Piuttosto, intervenuto al convegno “Per un’università nuova in un’Italia migliore“, tenutosi in Senato lo scorso 27 febbraio, Ernesto Galli della Loggia, vivendo in prima persona tali dinamiche, è intervenuto esponendo alcune possibili soluzioni. Ad esempio, garantire la centralità dell’intero corpo docente nella gestione degli atenei e assicurare la sua qualità mediante procedure nuove di accesso alla carriera. Mentre, si limitano le attività dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario esclusivamente al controllo della qualità della ricerca dei singoli docenti e dei Dipartimenti ma dopo avergli tolto la possibilità di stabilire da solo le regole e le procedure del controllo stesso.

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