L’Unione europea sembra uscire sempre più indebolita dalla guerra commerciale a suon di dazi a cui il presidente Usa ha dato inizio. Donald Trump, ormai dal 20 gennaio, continua ad utilizzare la minaccia del rialzo delle tariffe sui prodotti di importazione come un’arma per ottenere quanto desiderato. Canada, Messico e Cina sono stati i primi Paesi colpiti dalle macchinazioni di The Donald, ma l’Ue osserva con terrore le conseguenze che questa situazione potrebbe provocare.
L’Europa al momento è stata colpita con tariffe del 25% su acciaio e alluminio, prodotti fondamentali per la sopravvivenza della già provatissima industria automobilistica. I dazi sono entrati in vigore il 12 marzo e riguardano non solo i prodotti semilavorati, come già deciso nel 2018, ma anche prodotti derivati, come articoli per la casa, pentole, infissi e diversi macchinari. L’Ue, oltre ad aver aperto uno spiraglio per le trattative con Washington, ha deciso di farsi forza e tentare di rispondere alle minace.
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Dal 2 aprile, quindi, Bruxelles applicherà dazi sulle merci statunitensi fino a 26 miliardi di euro. Tra questi rialzi ve ne sarebbe uno che avrebbe provocato un moto di rabbia senza precedenti in Donald Trump. L’aumento al 50% delle tariffe sul whisky americano potrebbe infatti provocare dure perdite agli Usa, motivo per cui il presidente ha già deciso di prendere provvedimenti.
Se l’Ue deciderà di procedere con un rialzo dei prezzi del whiskey, gli Usa imporranno dazi del 200% su tutti i vini, champagne e prodotti alcolici europei, di fatto stroncando la vita del settore. “Ci hanno fregato per anni e non ci fregheranno più“, ha spiegato il Tycoon, aggiungendo che gli Usa non si piegheranno alle richieste dell’Ue e non si lasceranno più sottoporre “a costi che non dovremmo sostenere“.
Dazi, la risposta dell’Ue alle minacce di Trump
Le minacce del titolare della Casa Bianca hanno provocato reazioni diverse all’interno dell’Unione europea. Se da un lato la presidente Ursula Von der Leyen si è detta pronta ad attivare i negoziati sulla questione, dall’altro il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato che Parigi “è pronta a replicare” e a “non cedere alle minacce e a proteggere le nostre filiere“. I due Paesi maggiormente colpiti dai dazi sui prodotti vinicoli, infatti, saranno proprio la Francia e l’Italia.
Il nostro Paese al momento non ha ancora preso una posizione pubblica, ma oggi il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, incontrerà il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, a margine del G7 Esteri in Canada. I dazi del Tycoon potrebbero essere catastrofici per il comparto vinicolo italiano che, solo lo scorso anno, ha esportato merci per un valore di due miliardi di euro.
“Occorre fermare una pericolosa escalation che sta conducendo a una guerra commerciale globale“, ha dichiarato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, sottolineando come l’export verso gli Usa sia fondamentale per l’ambiente vinicolo, visto che le vendite di prodotti italiani si sono quasi triplicate per valore. In questo senso, una tassazione del 200% si rivelerebbe mortale. “Siamo preoccupati da un’escalation, da una guerra commerciale che dividerebbe l’Occidente, mentre noi dobbiamo unirlo“, ha invece sottolineato Adolfo Urso, ministro per le Imprese e il Made in Italy.
Il settore, però, avrebbe già iniziato a subire le conseguenze delle scelte di Trump. I titoli di diverse aziende hanno infatti registrato cali vertiginosi in borsa. Lvmh, che produce il Moet & Chandon, ha perso l’1%, mentre Remy Cointreau ha perso il 4% e Pernot Ricard il 3%. L’italiano Campari ha invece registrato un calo del 4,3% su Piazza Affari. La guerra dei dazi assume sempre più le fattezze di una rappresaglia che punta a indebolire i Paesi in competizione con gli Usa e convincerli a trattare nuove condizioni che possano, di fatto, porre gli Stati Uniti in una posizione vantaggiosa.
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