In un campo da calcio, in 11 contro 11, allo stato attuale non ci sarebbe storia: il Napoli riuscirebbe agevolmente a superare l’Al-Ahli. E al suo pari, ogni formazione del campionato arabo. Ma poi c’è il mercato, quello che da tre mesi pare proprietà esclusiva dell’Arabia, che ha preso l’Europa come un supermarket senza aspettare il 3×2. Tra gli articoli più in vista, il gioiellino 21enne del Celta Vigo, Gabri Veiga, nelle scorse ore ad un passo dal vestire la maglia dei Campioni d’Italia.
Sembrava tutto fatto con tanto di accordo tra i club e con il calciatore, per la modica cifra di 36 milioni da De Laurentiis al Celta e 2,2 all’anno a Veiga. Aggettivo d’obbligo, se paragonato all’offerta dall’Arabia di 40 milioni più 12,5 di ingaggio al ragazzo. Sul terreno degli affari, dunque, l’Al-Ahli batte il Napoli e più in generale percuote con un sonoro pugno la scrivania dell’Europa del calcio. Una prova di forza che scatena anche le reazioni dei colleghi, talvolta illustri, come Tony Kroos.
Gabri Veiga, niente Napoli: la risposta di Kroos
Kroos ha diviso la sua carriera da top assoluto del suo ruolo tra Bayern Monaco e Real Madrid, vincendo 5 Champions League di bianco vestito quasi a spezzare la monotonia dei trofei nazionali vinti e stravinti. Nel mezzo, per non farsi mancare nulla, anche un Mondiale nel 2014 con la Germania.
Allora sì, se un collega di Gabri Veiga con un CV simile alle spalle si permette di alzare la voce, è corretto dare eco alle sue parole. Embarassing, scrive Kroos su Instagram commentando la notizia. Imbarazzante. E quantomeno inusuale nel paradigma cui siamo tutti abituati, preferire l’Al-Ahli in Arabia piuttosto che il Napoli, fresco di Scudetto e nella prima fascia dei sorteggi della prossima Champions League.
Non è assimilabile a queste righe la volontà di difendere il calcio europeo, a maggior ragione se pieno di contraddizioni e parole di circostanza che poco si sposano con l’idea di sport e intrattenimento. Tuttavia, qui ci si sofferma su una scelta professionale: quella di Gabri Veiga – poco ambizioso? Mal consigliato? – che ha preferito il denaro alla competitività. A 21 anni.
Una scelta che, se dovesse contribuire a spostare in Arabia l’epicentro del pallone, sarà archiviata in futuro come lungimirante, con tanto di applauso. Ma che allo stato attuale delle cose non trova riscontro in aspetti tecnici, tattici, culturali. Alimentando la delusione sulla sfera più amata che, al posto del consueto cuoio, rischia di rivestirsi totalmente di oro.