La storia si ripete. C’è stato un tempo in cui l’Impero Romano dominava in Europa, Asia e Africa, c’è stato un tempo in cui la Roma ha accarezzato un sogno chiamato Champions League (sconfitta in finale contro il Liverpool nel 1984) ed Europa League, allora Coppa Uefa (sconfitta in finale contro l’Inter nel 1991). A 32 anni di distanza dal ko contro i nerazzurri, il destino ha deciso di concedere un’altra possibilità alla formazione giallorossa che grazie al successo ai danni del Bayer Leverkusen, stacca il pass per l’atto conclusivo dell’Europa League in programma a Budapest il 28 maggio.
Sacrificio, cuore, sofferenza, passione, c’è tutto nella prestazione fornita dalla Roma in quel di Leverkusen. La compagine capitolina parte subito forte con una conclusione fuori misura del capitano Lorenzo Pellegrini ma poi subisce l’assalto dei padroni di casa che ci provano a ripetizione con Wirtz, Azmoun, Demirbay e Diaby, scheggiando la traversa con quest’ultimo.
Nella ripresa il copione della sfida non cambia, è un monologo del Leverkusen che prova in tutti i modi a segnare il gol che allungherebbe la sfida ai supplementari. Azmoun va vicino al bersaglio grosso, ma il punteggio non si schioda dallo 0-0 che premia la Roma in virtù dell’1-0 dell’andata firmato da Edoardo Bove.
L’Effetto Mourinho colpisce ancora, la piazza giallorossa lo venera quasi come se fosse un imperatore, grida il suo nome, si riconosce nel suo carisma, ha sposato la sua mentalità. La mentalità vincente di un condottiero che, nonostante i numerosi “feriti” in battaglia, ha regalato al suo popolo e ai suoi soldati l’ennesima serata da record, un’altra finale europea, dopo il trionfo dello scorso anno in Conference League, la nona in carriera per il portoghese che si riconferma Special per l’ennesima volta.