Toti davanti ai pm nega tutto: “Tutti i finanziamenti usati per l’interesse pubblico”

Giovanni Toti è comparso davanti ai pm della Procura di Genova, sostenendo un interrogatorio di otto ore e negando tutte le accuse. Il prossimo passo è chiedere la revoca dei domiciliari, richiesta negata al cda di Esselunga Francesco Moncada

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Dopo 17 giorni di arresti domiciliari, un interrogatorio di garanzia conclusosi con la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere e decine di ipotesi e accuse maturate nella mente degli italiani, ieri il presidente della Liguria Giovanni Toti si è seduto davanti ai pm della Procura di Genova, pronto a dichiarare la sua innocenza. Otto ore di interrogatorio, circa 180 domande e un Toti che non ha avuto intenzione di mostrarsi intimorito o provato dagli arresti.

Il governatore potrebbe aver mandato un messaggio chiaro: io non ho intenzione di arrendermi o di andarmene. Lo dimostrano anche le 17 pagine, una per ogni giorno di arresto, della memoria presentata dal Presidente di Regione. Nel frattempo dai piani alti del governo giungono rassicurazioni: “Sulle dimissioni deve decidere lui“. Un mantra che viene ripetuto sin da quello sfortunato 7 maggio, insieme alla risposta dei legali di Toti, che continuano a ribadire: “Le dimissioni vanno concordate con gli alleati“.

Toti però si trova ai domiciliari e quindi questa decisione non può essere presa. Sembra confermarsi così l’ipotesi che il prossimo passo dei legali del governatore sia quella di chiedere la revoca dei domiciliari, così da permettere a Toti di riprendere in mano la sua vita e nel caso prendere una decisione definitiva dal punto di vista politico.

Toti: “Ho sempre agito nell’interesse dei cittadini

Il fulcro della questione riguarda ovviamente le risposte del governatore alle domande dei pubblici ministeri. Toti non è mai rimasto in silenzio ed ha sempre risposto ad ogni quesito. Le 180 domande preventivate, alla fine, non sono state fatte tutte perché le risposte del presidente spesso coprivano più argomenti tutti insieme. Il sunto dell’interrogatorio è il rifiuto delle accuse da parte di Toti. I soldi ricevuti da imprenditori non rientrano in un meccanismo di scambio di favori e tutto ciò che è stato fatto era per “l’interesse dei cittadini“.

I magistrati hanno insistito in particolare sui rapporti con Aldo Spinelli, da cui il comitato Toti avrebbe ricevuto cospicue donazioni. Queste sarebbero giunte in tempi che hanno fatto pensare ad un loro collegamento con il rinnovo trentennale della concessione del terminal Rinfuse del porto di Genova. “Sono tutti finanziamenti leciti e registrati, nessuna corruzione“, nega Giovanni Toti, sostenendo poi che il suo intento con il rinnovo era solo quello di mettere pace tra gli operatori dello scalo ligure, da anni impegnati nel tentativo di occupare nuovi spazi.

Aldo Spinelli sul caso Toti
Aldo Spinelli

Per quanto riguarda altri versamenti di denaro, Toti ha giustificato la questione sostenendo che “non ci sono collegamenti tra dazioni e atti della Regione“, mentre il suo avvocato ha affermato: “Il mio cliente non ci vede nulla di male nell’invito a contribuire“. Per quanto riguarda le accuse di aver avuto legami con clan mafiosi, anche in questo caso il presidente ha negato, dichiarando di aver partecipato ad una cena elettorale in loro presenza, ma di ignorare il fatto che avessero legami criminali.

A conclusione dell’interrogatorio, Giovanni Toti ha consegnato ai pm una memoria scritta di suo pugno. In contemporanea Telenord ne trasmetteva il contenuto, ancora prima che i pubblici ministeri finissero di leggerla. La Procura ora dovrà indagare su questa anomalia “sorprendente“.

Il nodo delle dimissioni

Da chiarire nel caso Toti anche il futuro politico del presidente. Il centrodestra si è mantenuto garantista sin dall’inizio ma ora da Fratelli d’Italia giungono i primi dubbi. “Decide lui non la magistratura” ha dichiarato Giorgia Meloni, per poi aggiungere: “Certo, se la situazione dovesse aggravarsi…“. A preoccupare il premier è la possibilità che una Regione governata dal centro destra rimanga a lungo gestita da un presidente agli arresti domiciliari.

Se fosse approvata la revoca della misura cautelare per Toti, allora la questione potrebbe essere risolta più facilmente. Tra le ipotesi c’è quella di far giungere a Toti il messaggio che è il momento di smettere di resistere e di abbandonare la sua posizione, mentre in casi estremi si potrebbe far crollare il presidenteuscendo dalla maggioranza in consiglio regionale“. A Toti non resta che chiedere la revoca, ma il rifiuto da parte della magistratura di accordarla al cda di Esselunga, Francesco Moncada, non è un buon segno per il governatore.

Intanto, Matteo Salvini non si espone, se non per chiedere che i lavori di costruzione e ristrutturazione in Liguria non si fermino solo perché il presidente di Regione è indagato per corruzione. La possibilità che questi lavori vengano rimandati a data da destinarsi sarebbe una perdita enorme per il ministero di Salvini, ma si rivelerebbe ancora peggiore l’ipotesi di perdere il garantismo tipico della Lega davanti alle indagini su un presidente di Regione del centrodestra.

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