Il nodo del Terzo mandato continua a creare spaccature all’interno della maggioranza. Lo scontro tra FdI e Lega prosegue senza esclusione di colpi, tra rancori e richieste che mettono in difficoltà i due leader. Da un lato Salvini non è intenzionato a ritirare l’emendamento, che dovrebbe essere discusso il prossimo giovedì in Commissioni Affari Costituzionali, dall’altro Giorgia Meloni continua a dichiararsi contraria alla proposta dei leghisti. “Noi abbiamo concesso il terzo mandato per i sindaci dei Comuni con meno di 15mila abitanti anche se non ci conveniva – ha dichiarato il premier – poi Salvini si è rimangiato la parola data“.
All’interno della questione si è inserito anche il Pd, le cui tensioni interne continuano ad aumentare. Per evitare una rottura all’interno del partito è stato istituito un gruppo di lavoro, coordinato dal responsabile Enti locali Davide Baruffi, su proposta della segretaria Elly Schlein. La dem ha evitato di inserirsi troppo a fondo nella vicenda, limitandosi a ricordare l’importanza del confronto col fine di evitare spaccature. L’unità del partito è l’elemento più importante da salvaguardare insieme alla coerenza nelle scelte, su cui Schlein non transige.
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Il gruppo di lavoro del Pd sul Terzo mandato
L’emendamento proposto da Salvini sul Terzo mandato continua a creare subbugli, eppure nessuno oltre la Lega vede nella proposta un’urgenza immediata. La riunione della Commissione Affari Costituzionali prevista per questo giovedì a molti non sembra la sede adatta per la discussione, a causa del poco tempo che si potrebbe dedicare all’argomento.
Il Pd è ancora indeciso sul da farsi. Il partito è spaccato tra chi vede nel Terzo mandato un’opportunità per governatori e sindaci e chi invece teme che possa far perdere credibilità al partito. In quest’ultimo gruppo rientra anche la segretaria Elly Schlein, che pur non entrando nel merito della questione, ha lasciato intendere la sua posizione. Anche Davide Baruffa, incaricato di gestire il tavolo delle consultazioni sulla questione, ha detto la sua dichiarandosi cauto sulle decisioni da prendere: “Il confronto non può essere schiacciato sul numero dei mandati ma deve contemplare persi e contrappesi, rafforzando la funzione e il ruolo delle assemblee elettive, altrimenti si procede in modo scomposto“.
Più netto Andrea Orlando che ha voluto avvertire i suoi colleghi: “Dobbiamo stare attenti a non offrire argomenti che possono essere usati contro di noi nella campagna su premierato e autonomia differenziata“. Il Pd su questi tempi, infatti ha preso una posizione netta, opponendosi ad entrambe le riforme. L’accentramento dei poteri sul premier, infatti, non sembra ai democratici una scelta saggia; cosa cambierebbe allora nell’accentramento in quelle di governatori e sindaci?
L’inciampo è dietro l’angolo e il Pd sta procedendo su un sentiero pieno di ostacoli, che potrebbero portarlo ad una prematura caduta. L’attenzione ora ricade tutta sul prossimo tavolo dei lavori a cui spetta il compito di sedare gli animi e trovare una soluzione alla frattura interna al partito. Nel frattempo, però, non si esclude che la Lega risolva la questione in autonomia, ritirando l’emendamento. “Se è una questione di braccio di ferro tra FdI e Lega, allora se ne assumeranno loro la responsabilità” dichiara perentorio Baruffi, sottolineando come dal suo punto di vista se non si procederà sul Terzo mandato sarà solo per scelta del centrodestra.
Lo scontro aperto tra FdI e Lega
Se Salvini sembra deciso sulla proposta del Terzo mandato, altrettanto non si può dire di Massimiliano Fedriga, presidente leghista del Friuli Venezia Giulia, che riapre alla possibilità del ritiro dell’emendamento da parte della Lega. “Se ne può parlare più tranquillamente a seguito delle Europee” ha infatti dichiarato il sindaco. La lotta è ancora aperta e le decisioni sembrano già prese, eppure in vista della riunione della Commissione Affari Costituzionali di giovedì l’incertezza è ancora tanta.
Giorgia Meloni ha dichiarato più volte la sua contrarietà alla riforma, “per noi la partita è già chiusa” ha tuonato il premier, seguita a poca distanza dal forzista Maurizio Gasparri. “Noi votiamo contro e l’emendamento non passa” ha dichiarato il senatore azzurro, sottolineando che “è Salvini che ha cambiato idea, parlerà con Meloni e Tajani e vedrà come uscirne“. La Lega è quindi rimasta da sola nella sua corsa alla ricandidatura di Luca Zaia, ma le prime crepe interne al partito iniziano a vedersi.
Oltre alle fratture create dal Terzo mandato, nel centrodestra si continua a discutere di elezioni regionali e amministrative. La lotta per ottenere le percentuali più alte del territorio prosegue e FdI, FI e Lega sono agguerriti. Sulla Basilicata Antonio Tajani non transige: il candidato uscente Vito Bardi non si tocca, in Sardegna il 25 febbraio si scoprirà se il candidato di FdI Paolo Truzzu riuscirà a vincere le elezioni, dopo il divieto perentorio di Meloni sulla candidatura di Solinas, voluto da Salvini. La Lega, intanto, continua ad attendere il premier garantisca loro la compensazione tanto richiesta, mentre continua a riflettere sul Terzo mandato.
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