La ministra del Turismo di Fratelli d’Italia è finita sotto i riflettori della giustizia venerdì scorso, imputata nel fascicolo riguardante una presunta truffa all’INPS. L’accusa la contesta per aver fatto lavorare 13 dipendenti in cassa integrazione. Tuttavia, non è l’unica indagine che la coinvolge. La sua figura emerge anche nel fascicolo sul presunto falso nei bilanci delle società del gruppo editoriale Visibilia, in cui ricopriva il ruolo di amministratrice.
Le accuse di falso in bilancio
I pubblici ministeri Maria Gravina e Luigi Luzi, insieme alla procuratrice aggiunta Laura Pedio, hanno comunicato che non intendono concedere ulteriori termini alle difese per decidere se sottoporsi a interrogatorio o depositare memorie o documenti. I venti giorni canonici dalla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, datato metà aprile, sono già trascorsi per alcuni indagati o sono in scadenza per altri; e, fino ad ora, nessuno degli indagati ha manifestato l’intenzione di essere sentito. Pertanto, a meno di imprevisti, nei prossimi giorni gli inquirenti presenteranno una nuova richiesta di processo.
Oltre alla ministra Santanchè, nel procedimento per falso in bilancio sono coinvolti anche altri membri della sua cerchia familiare e relazioni lavorative, tra cui la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero, il compagno Dimitri Kunz – coinvolto anche nell’inchiesta sulla truffa all’INPS – e l’ex compagno Canio Mazzaro. Le indagini coinvolgono anche tre società del gruppo: Visibilia Editore spa, Visibilia Concessionaria srl e Visibilia srl in liquidazione.
Le accuse relative ai dipendenti in cassa integrazione
La richiesta di processo contro Daniela Santanchè segue la chiusura delle indagini sulla tranche del “pacchetto Visibilia“, avvenuta lo scorso 22 marzo. Oltre alla senatrice di Fratelli d’Italia e ministro del Turismo, e al suo compagno, la terza persona indagata è Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, così come le due stesse società.
Secondo quanto affermato dall’accusa, nel periodo compreso tra il 31 maggio 2020 e il 28 febbraio 2022, sia Daniela Santanchè che Dimitri Kunz avrebbero assunto decisioni relative alla gestione delle due società, consapevoli di aver ottenuto indebitamente la cassa integrazione in deroga per i 13 dipendenti, al fine di “sostenere le imprese colpite dagli effetti” della pandemia Covid.
Le indagini hanno raccolto testimonianze dei dipendenti che sembrano confermare che i lavoratori continuassero a svolgere le loro mansioni, nonostante l’Inps versasse oltre 126.000 euro, per un totale di oltre 20.000 ore, direttamente ai dipendenti o alle società. In particolare, sono stati versati oltre 36.000 euro a favore della Visibilia Editore e quasi 90.000 euro alla Concessionaria.
Gli inquirenti contestano anche il fatto che Daniela Santanchè e gli altri due imputati avrebbero dichiarato falsamente che i dipendenti erano in cassa “a zero ore“, mentre in realtà svolgevano le loro mansioni in smart working. Inoltre, sarebbero state fornite integrazioni per compensare le minori entrate della cassa integrazione rispetto allo stipendio, tramite finti rimborsi per spese non sostenute.
Santanchè: tiro alla fune tra Schlein e Salvini
La richiesta di processo riguarda anche la seconda tranche delle indagini, dove Daniela Santanchè è accusata, insieme ad altre 16 persone e tre società, di falso in bilancio. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, è immediatamente partita alla carica chiedendo le dimissioni della ministra: “Ci aspettiamo che la presidente del Consiglio abbia un minimo di rispetto per le istituzioni e chieda le dimissioni di Daniela Santanchè“.
Al contrario, Matteo Salvini, leader della Lega, si è dimostrato fortemente contrario alla posizione assunta dal PD. “No, non si dovrebbe dimettere. Lascio a lei la valutazione. Io sono addirittura a processo, oltre al rinvio a giudizio… sono un potenziale condannato. Quindi sceglierà lei. Non chiediamo le dimissioni di nessuno” ha dichiarato Salvini. Un’affermazione che fa un ritratto tutt’altro che lusinghiero dei rappresentanti politici del paese.