La riforma del premierato torna al centro del dibattito politico. Ieri sono stati discussi e votati gli emendamenti del Ddl Casellati, proposto dal Governo, nella sede della Commissione Affari Costituzionali. Tra i vari emendamenti, uno in particolare, presentato da Italia Viva e approvato da governo e opposizione, modifica la procedura di elezione del Presidente della Repubblica.
La modifica proposta da Italia Viva
Nelle aule della Commissione Affari Costituzionali è stato riaperto l’animato dibattito sulla riforma del premierato. Al momento, il dialogo tra maggioranza e opposizione è aperto: il governo, tramite le parole del Ministro Elisabetta Casellati, si dice disponibile a trattare con le opposizioni.
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Tra accuse e recriminazioni reciproche, un barlume di speranza è stato trovato nel largo consenso raccolto intorno a una modifica, introdotta da Italia Viva, sull’elezione del Presidente della Repubblica. La modifica prevede che per eleggere il Capo dello Stato sarà necessario ricevere la maggioranza di due terzi del Parlamento non più nei primi tre scrutini, ma nei primi sei. L’emendamento, che interviene sull’articolo 83 della Costituzione, è stato proposto da Enrico Borghi e ha ricevuto il parere favorevole del governo.
In concreto, la modifica fornisce più tempo per trovare una maggioranza sufficiente all’elezione del Presidente della Repubblica, che sia condivisa da tutte le parti in causa.
Soddisfazione per il dibattito, ma le posizioni restano distanti
In generale, il clima rimane quello di uno scontro frontale tra maggioranza e opposizione, che continuano a polemizzare sul contenuto degli emendamenti. Tra le più discusse, le proposte avanzate per garantire i diritti delle opposizioni all’interno della riforma.
Il presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, il meloniano Alberto Balboni, si dice “soddisfatto per il dibattito costruttivo” concluso ieri pomeriggio. Casellati, invece, lamenta una certa insofferenza per il costante – e a suo dire sterile – ostruzionismo delle opposizioni: “Ricordo che per arrivare a una definizione condivisa occorre una proposta alternativa sulla quale discutere”.
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