Premierato, Casellati: “Abbiamo sciolto tutti i nodi”

Trovato un accordo sulla norma anti-ribaltone, confermato il tetto di due mandati e eliminato il premio al 55%; questi i successi dell'incontro tenutosi ieri in Senato

Redazione
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Dopo i significativi passi avanti compiuti ieri nella definizione del Ddl sul premierato, oggi in Senato riprenderanno le trattative per elaborare il testo finale. Dopo quella di oggi e di ieri servirà un’ulteriore riunione di centrodestra per dare il via libera al testo definitivo presentato al tavolo dei leader.

Premierato, raggiunta un’intesa, Casellati: “Non ci siano sbavature di nessun tipo”

Ci siamo. Nonostante la norma anti-ribaltone sia ancora oggetto di scontro, sono stati fatti significativi passi avanti per giungere ad un accordo così riassunto: la Lega ottiene la possibilità che subentri il secondo premier, mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia ottengono che il primo premier abbia la possibilità di far cadere la legislatura.

I meccanismi, nei giorni scorsi, si erano inceppati proprio sulla norma anti-ribaltone, voluta dalla Lega ma contestata dal resto della maggioranza in quanto il secondo premier, subentrato al primo sfiduciato, avrebbe avuto più poteri del primo: quello di poter chiudere la legislatura, possibilità che al primo premier era negata. Il nodo (sembrerebbe) è stato sciolto ieri grazie ad una mediazione: la possibilità di far subentrare il secondo premier sarà mantenuta, ma solo in determinate circostanze come la morte, la decadenza o dimissioni volontarie del Primo Ministro in carica. “Il lavoro svolto in questi giorni in Commissione sia approvato da tutti e che non ci siano sbavature di nessun tipo” ha chiarito la Ministra Casellati, vantando i successi dell’incontro di ieri.

Addio all’automatismo secondo cui la sfiducia al premier porta direttamente alle elezioni anticipate. Due strade si delineano in caso di sfiducia: le dimissioni volontarie o proporre al Presidente della Repubblica lo scioglimento delle Camere. Confermata invece la possibilità del Presidente del Consiglio di nominare e revoca l’incarico dei ministri e anche quella di porre un tetto di due mandati consecutivi per il premier eletto. Eliminato anche il premio di maggioranza al 55%: evidenziata tuttavia la necessità di introdurre un altro meccanismo, nella legge elettorale, per garantire stabilità.

Oggi riprendono, all’ora di pranzo, i negoziati al Senato discussi dalla maggioranza per giungere ad un compromesso sulla riforma del premierato. Il limite per la presentazione degli emendamenti è il 5 febbraio. Nei giorni scorsi la Lega si era messa di traverso sulla norma anti-ribaltone, sul limite dei due mandati e sul premio al 55%: “troppo potere in mano al premier“, si giustifica Salvini.

Premierato, i leghisti: “Impossibile sfiduciare il premier”

Secondo i leghisti, in riferimento alla norma anti-ribaltone, la proposta di conferire solo al premier il potere di sciogliere le camere, concentrare nelle sue mani tutto il potere, che in questo modo diventerebbe impossibile da sfiduciare a causa delle resistenze dei parlamentari a far finire la legislatura e quindi il loro mandato. Così anche le versioni “più temperate” della norma anti-ribaltone sono state ostacolate dalla Lega.

Premierato, le versioni soft dell’anti-ribaltone

Ricordiamo che la più estrema delle versioni dell’anti-ribaltone prevedeva il ritorno al voto solo nel caso di morte, impedimento o decadenza del presidente del Consiglio. Erano state vagliate così delle opzioni più soft, una delle quali escludeva comunque il ritorno al voto, in favore dell’insediamento diretto di un parlamentare facente parte della maggioranza. Un’altra opzione era quella delle dimissioni volontarie che prevede la nomina del secondo premier, infine quella della sfiducia, che suppone che il premier scelga di sciogliere le camere o di proseguire con la legislatura. Ma anche l’opzione che il premier, nonostante la sfiducia, possa decidere sulle sorti dell’Aula, è stata bocciata dalla Lega.

Senato, premierato
Senato

Uno Stop dalla Lega era arrivato nei giorni scorsi anche alla proposta di porre il premio di maggioranza al 55%, stabilendo anche una soglia minima al 40% al di sotto della quale scatterebbe il ballottaggio. In sospeso era stata messa anche la questione del limite dei mandati e quella della possibilità della revoca dei ministri. Quest’ultimo tema è uno dei più controversi, perché sarebbe contraddittorio eleggere il premier direttamente e poi togliergli la possibilità di nominare e revocare le cariche della sua squadra. “Il confronto sulla Costituzione non è qualcosa che si può liquidare in mezz’ora” si giustifica Casellati.

Invece la questione del limite dei mandati è un tema caro alla Lega che sa che il limite posto al premier è un preludio per il limite posto alle Regioni, determinante per Salvini per permettere la ricandidatura di Luca Zaia in Veneto.

Premierato, l’estremo giudizio della Corte Costituzionale

Si ricordi che la Repubblica Italiana è tutelata dalla Corte Costituzionale che difficilmente permetterà che queste modifiche avvengano. Infatti sebbene le revisioni costituzionali siano possibili per mezzo di una procedura aggravata, non tutte le parti della nostra Costituzione sono modificabili, includono perciò dei limiti impliciti. Potrebbe essere il caso delle norme che regolano la forma di governo parlamentare, ma esprimersi sulla questione tocca alla Corte Costituzionale, se e quando il Ddl passerà in Senato e poi alla Camera. 

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