Manovra: bocciati gli emendamenti dell’opposizione

Oggi alla Camera la discussione del testo della Legge di bilancio, la cui approvazione definitiva è prevista per il tardo pomeriggio di domani

Redazione
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Le vacanze di Natale per il ministro Giorgetti si sono concluse e l’incubo è ricominciato. Le dichiarazioni di venerdì scorso riguardanti la mancata ratifica del Mes continuano a tormentare il ministro, che si trova da un lato l’opposizione politica italiana, che ne richiede le dimissione perché troppo “umiliato” e “azzoppato” da una maggioranza che ha deciso di ignorare i suoi consigli, e dall’altro l’Europa a cui, a quanto sembra, aveva garantito l’adesione dell’Italia al Mes.

Una situazione non semplice che, però, Giorgetti sembra stia cercando di gestire al massimo delle sue possibilità. Oggi, alla Camera, si discute la Legge di Bilancio, e la presenza del ministro ha ovviamente causato qualche subbuglio, soprattutto tra chi nell’opposizione voleva più di qualche chiarificazione.

Giorgetti aveva però nuovamente messo le mani avanti sottolineando che “si parlerà solo di Legge di bilancio che è la priorità“. La seduta ha avuto inizio intorno alle 14 , ma ovviamente le domande sul Mes e sul Patto si stabilità europeo non sono mancate. Giorgetti non si è tirato indietro e si è mostrato più realista di Mario Draghi, riuscendo a liquidare i dubbi sulla destra. Esiste il diritto di veto, ha sottolineato il ministro dell’Economia, per cui sbattere i pugni per dimostrare la propria contrarietà non serve a nulla. Ciò che serve sono i tavoli europei, che esistono proprio discutere di tali questioni.

A seguito dell’audizione di Giorgetti, è arrivato il via libera sulla Manovra in Commisione di bilancio e gli oltre mille emendamenti dell’opposizione sono stati bocciati.

Manovra: bocciati gli emendamenti dell’opposizione

Ieri, in Commissione di bilancio tutti gli emendamenti dell’opposizione sono stati bocciati, permettendo alla Manovra di approdare oggi in Aula. Sono 26 i deputati iscritti a parlare nella discussione generale, che si concluderà nel primo pomeriggio di oggi.

Proprio nel pomeriggio inizierà l’esame degli emendamenti al testo della Legge di bilancio già licenziato dal Senato la scorsa settimana. La Manovra quindi proseguirà il suo iter fino alla sua conclusione prevista nel tardo pomeriggio di domani.

Giorgetti incalzato sul Mes e sul Patto di Stabilità

Il ministro dell’Economia Giorgetti non è riuscito ad evitare le domande sui due temi del giorno: Mes e Patto di Stabilità, anche se la seduta della Camera doveva vertere principalmente sui quesiti della nuova Legge di bilancio, prossima all’approvazione.

Un’audizione pubblica in cui il ministro si è visto attaccare sulle ultime scelte de governo, in particolare sul fronte Europa che continua a preoccupare sia la maggioranza che l’opposizione. Tra i più agguerrito a riguardo, Maria Cecilia Guerra del Pd che si è inizialmente rivolta a Giorgetti per chiedere spiegazioni sulla Legge di bilancio, per poi virare repentinamente sul Mes.

Lei ha detto che avrebbe avuto interesse che fosse approvato il Mes per motivi economici e finanziari. Quali sono questi motivi economici e finanziari che avrebbero reso necessaria l’approvazione del Mes e quindi quali problemi possano venire dal fatto che la maggioranza ha sconfessato il proprio ministro dell’Economia votando contro“, si è espressa così la ministra Guerra, per cercare di ottenere informazioni sulle decisioni di Giorgetti.

Quest’ultimo però ha tenuto a precisare solo che “non ho mai detto né in Parlamento, né in Europa né in nessun’altra sede che l’Italia avrebbe ratificato il Mes. Ho letto cose assurde, assolutamente false e vi prego di prenderne atto“.

Per quanto riguarda il Patto di Stabilità, Giorgetti è stato breve e conciso mentre cercava di spiegare la difficoltà che l’accordo porta con sé e le variabili i cui risultati non si potranno scoprire se non col tempo. “È un compromesso, se verso il basso o verso l’alto la valutazione la faremo tra qualche tempo, abbiamo creato un sistema di regole complesso, ma ahimé mobile, che rischia di diventare addirittura prociclico. Se non ci fosse stato un accordo sul nuovo patto di stabilità sarebbe entrato in vigore dal primo gennaio il vecchio patto di stabilità e crescita scritto con fiscal compact mentre con quello nuovo abbiamo fatto un passo in avanti“.

Un patto che comunque, sottolinea Giorgetti, non entrerà in vigore prima del 2025, per cui non avrà ripercussioni sull’anno a venire che continuerà a funzionare con un “meccanismo misto di vecchie regole con le linee guida della Commissione europea“. “Non c’è nulla da festeggiare -ha evidenziato il ministro- mi sono preso tutta la responsabilità di accettare un accordo invece di mettere un veto a caso per tornare a delle regole molto peggiori di quelle che il nostro Paese affronterà nei prossimi mesi“.

Giorgetti e le dichiarazioni sulla Legge di bilancio

Nonostante i timori e le preoccupazioni, in Commissione di bilancio si è parlato anche della manovra e il ministro Giorgetti ha potuto dire la sua su alcuni dei punti più complessi della nuova misura.

Il Ponte di Messina era nel testo originario della Legge di bilancio, non trovo per niente scandaloso che il Fondo di sviluppo e coesione di alcune regioni, le più direttamente interessate, contribuisca all’opera medesima” ha risposto il ministro alle domande a lui poste in Commissione di bilancio, tacendo le voci che continuavano a ritenere poco corretta la fonte di parte dei fondi erogati.

Alcune parole anche sulle proposte riguardanti i redditi medio-bassi che permetteranno di “restituire restituire il reddito disponibile alle famiglie, in particolare a quelle con redditi medio-bassi. Rivendico al governo di aver fatto lo sforzo anche in extra deficit per i lavoratori dipendenti con reddito medio-bassi, così che possano spenderlo in modo vario, per loro scelta, e non disperdere importanti risorse indirizzate a bonus monodirezionali e non necessariamente a beneficio di chi ha redditi medio-bassi“.

Lo sforzo a favore di imprese e famiglie produrrà una crescita del Pil pari alle nostre aspettative” ha continuato il ministro spiegando come “l’inflazione, questa sconosciuta, è tornata a falcidiare i redditi delle famiglie europee e ha condizionato il commercio globale e la crescita in Europa inceppando la crescita del principale Paese europeo che, come è noto, qualche influenza sulla crescita economica dell’Italia l’esercita, cioè la Germania che è di fatto in recessione“.

Giorgetti contro tutti

La Legge di bilancio, quindi, sembrerebbe essere ormai passata in secondo piano. Anche l’incontro di oggi alla Camera appare una semplice scusa con l’obiettivo di attirare il ministro Giorgetti nella tana del lupo e costringerlo a rispondere ai quesiti dell’opposizione sul Patto di Stabilità e sul Mes.

Domande che il ministro non potrà del tutto evitare e a cui dovrà cercare di rispondere con altrettanti attacchi, che spostino l’attenzione verso altre questioni. La linea difensiva sembrerebbe puntare alla proposta di proroga del Superbonus, che FI continua a ritenere sostanziale e fondamentale per il nostro Paese ed a cui Giorgetti è fermamente contrario. Un diversivo che potrebbe funzionare e che potrebbe riaccendere gli animi e allontanarli dalle discussioni sul Mes e sulla perdita di autorevolezza dell’Italia.

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Giorgetti atteso oggi in Aula

Ciò che Giorgetti deve realmente temere, però, sono le reazioni di Bruxelles che ora si trova di fronte alla possibilità di dover ratificare un nuovo accordo che non preveda l’Italia e che trovi una soluzione alla parte di patto che riguarda i salvataggi bancari, non più utilizzabili dagli altri 19 Paesi firmatari. Sono tutte ipotesi che potrebbero trovare conferma il prossimo 15 gennaio quando vi sarà la prossima riunione Ecofin a Bruxelles, a cui parteciperà anche Giorgetti.

Conte: “Il Movimento non cerca nessuna sponda

Nel frattempo, la mancata ratifica del Mes continua a creare subbuglio all’interno della politica italiana. La guerra del fax (che non era un fax) tra Giorgia Meloni e Giuseppe Conte non sembra essere vicina ad una conclusione. In realtà continuano a spuntare nuovi personaggi che aggiungono carichi alle accuse e aumentano la portata della vicenda.

Luigi Di Maio
Luigi Di Maio

Il nuovo protagonista è Luigi Di Maio, che all’epoca dei fatti era il ministro degli Esteri del governo Conte e che ora è inviato Ue nel Golfo. La sua improvvisa apparizione sarebbe dovuta alla pressione di un esponente pentastellato, che gli avrebbe chiesto di schierarsi a difesa della posizione dell’attuale leader M5S Giuseppe Conte. Una possibilità del tutto negata da Conte, profondamente turbato da tali indiscrezioni.

“Non mi risulta nessuna telefonata“, avrebbe detto il leader del M5S, per poi sottolineare: “Vorrei chiarire che il Movimento non cerca nessuna sponda e non ha bisogno di nessuna prova testimoniale per la semplice ragione che gli atti compiuti, a partire dal confronto parlamentare, sono tutti corredati da puntuali prove documentali. E questi documenti inchiodano Meloni dimostrando che ha mentito al Paese”.

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte

Dichiarazioni che però non hanno trovato sostegno nella figura di Di Maio, che invece avrebbe confermato le telefonate ricevute dagli esponenti pentastellati: “Se mi cercano ex colleghi del M5S? Non è una polemica che mi riguarda . Chi mi ha chiamato nei giorni delle dichiarazioni del premier, è libero di dirlo se vuole“.

Ho già difeso pubblicamente la mia posizione – ha proseguito poi Di Maio – chiarendo che il presidente del Consiglio Meloni aveva detto una cosa falsa circa la mia firma dei pieni poteri all’ambasciatore Massari. E una cosa vera circa il fatto che M5S e governo Conte abbiano votato la riforma del Mes nel dicembre 2020“.

Dichiarazioni quelle di Di Maio che mettono in luce come il Giuseppe Conte del 2020 fosse favorevole alla trattativa sul Mes, in contrasto con quello di oggi che invece ha votato contro il Meccanismo europeo di stabilità.

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