È durato circa un’ora l’incontro tra il premier Meloni e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, avvenuto ieri mattina a Palazzo Chigi. Sessanta minuti in cui il Presidente del Consiglio è rimasta in punta di piedi, indebolita dagli attacchi di Salvini a Macron e all’Alleanza Atlantica stessa. Nello stesso giorno in cui l’Italia ha firmato il nono pacchetto di aiuti verso Kiev e il rinnovo delle missioni militari internazionali, entrambi elementi di allineamento con i valori atlantici, il leader della Lega ha deciso di rinnovare la sua contrarietà all’invio di militari italiani in Ucraina.
“Va curato, è pericoloso e se pensa alla guerra si metta lui l’elmetto, prenda una fionda e vada a combattere” ha dichiarato il vicepremier proprio pochi minuti prima dell’incontro tra Meloni e Stoltenberg. Polemiche a cui però manca un contraddittorio italiano, visto che per ora tutti gli esponenti politici si sono dichiarati contrari all’invio delle truppe italiane. Per primo, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha da subito rivendicato che “l’Italia non è in guerra con la Russia“, motivo per cui l’invio dell’Esercito non è possibile né raccomandabile.
Salvini, comunque, non ha ottenuto l’effetto sperato, almeno secondo quanto è possibile sapere. Al termine dell’incontro, né Meloni né Stoltenberg hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa. Il segretario della Nato, però, si è fermato a parlare in una stanza riservata dell’aeroporto di Fiumicino per discutere della situazione geopolitica in cui versa oggi l’Unione. “Abbiamo due compiti: aiutare l’Ucraina e impedire che la guerra si estenda al di là dell’Ucraina” ha affermato Stoltenberg, appellandosi nuovamente ai Paesi Nato, colpevoli di “non aver aiutato Kiev come promesso“.
Stoltenberg: “L’Italia ha l’ambizione di crescere”
Durante il colloquio, comunque, Stoltenberg ha cercato di mantenere una linea non troppo dura col governo italiano. Dopo i ringraziamenti per il costante supporto dato a Kiev, il segretario generale della Nato ha voluto specificamente congratularsi con l’Italia per aver deciso di inviare una seconda batteria di Samp-T, mezzi di difesa aerea, oltre alle altre difese di tipo militare.
Un po’ di imbarazzo, invece, sulla questione degli investimenti sul riarmo bellico. Gli altri Paesi dell’Unione sembrano essersi già prodigati per modificare l’assetto del Pil del Paese, concentrandone una parte sulle spese militari. Sembrerebbe che la soglia minima da raggiungere sia quella del 2% e l’Italia è ancora ben lontana da questo obiettivo. Stoltenberg, però, forse perché ospite nel Paese, non ha voluto infierire troppo nella questione, preferendo criticare altre Nazioni che però si trovano nella stessa situazione italiana.
“L’Italia, dal 2014, ossia da quando sono stato nominato Segretario Generale, ha aumentato la sua spesa – ha dichiarato Stoltenberg – Ultimamente sta contribuendo alla difesa in molti modi importanti, tra cui guidando uno dei gruppi tattici in Bulgaria, con la sorveglianza aerea, con i pattugliamenti marittimi e con un ruolo guida in Kosovo“. Insomma, il 2% non è stato raggiunto ma non si può dire che l’Italia non ci stia provando.
Lo sottolinea lo stesso segretaria, dichiarando a Fiumicino: “Alcuni alleati non saranno ancora al 2% questa estate quando ci sarà il vertice di Washington, ma l’Italia ha l’ambizione di crescere e muoversi con gli altri“.
Meloni e la preoccupazione per il “fianco Sud“
Durante il vertice a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni non ha potuto evitare di esprimere preoccupazione per la situazione russo-ucraina. I timori principali, non solo italiani, riguardano la possibilità che l’esercito russo riesca a raggiungere Kiev, rendendo quindi ingestibile il conflitto. Ancora più preoccupante l’ipotesi che Vladimir Putin non voglia fermarsi all’Ucraina.
Su questo specifico argomento, Stoltenberg ha preferito non rispondere, limitandosi a ricordare: “l’obiettivo è sostenere l’Ucraina e prevenire l’escalation. Lo abbiamo fatto con successo fino ad ora e continueremo“. Il segretario si è però mostrato molto critico sulla retorica russa sul nucleare, da lui definita “incosciente” ma per ora “non rischiosa“.
Il premier Meloni ha però voluto trattare anche di un argomento ben più caro al suo governo: il fianco Sud dell’Unione europea. Una parte di territorio minacciata dal conflitto in Medio Oriente e dove Meloni, come dimostra il Piano Mattei per l’Africa, ha interessi ben specifici. Il Presidente del Consiglio ha diramato una nota in cui è possibile leggere: “L’aspettativa italiana che a Washington possano essere adottate decisioni concrete in risposta alle sfide caratterizzanti il fianco Sud, in coerenza con l’approccio a 360 gradi alla sicurezza euroatlantica previsto dal Concetto Strategico della Nato“.
Quindi, in altre parole, Meloni ha ricordato come anche l’Italia abbia delle rivendicazioni e come anche queste debbano essere ascoltate. Una concentrazione di oneri e armi sul cosiddetto fianco Est, rischierebbe quindi di lasciare scoperto il fianco meridionale, quello che invece minaccia di più il nostro Paese, non solo territorialmente ma anche a livello di interessi geopolitici.