Giorgia Meloni non ha ancora sciolto la riserva sulla sua candidatura alle elezioni europee, eppure i suoi obiettivi sono ben definiti. Lo ha dimostrato anche ieri, quando è giunto un annuncio che ha infuriato il centro sinistra, in particolare pentastellati e democratici, che sono stati costretti ad assistere inermi alla decisione del premier di fare entrare nel gruppo europeo Ecr (Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei) il partito di ultradestra Reconquete!.
Una scelta dettata dalla forza politica del partito francese che potrebbe conquistare ben sei seggi al Parlamento europeo. Numeri dal grande significato per il gruppo, di cui fa parte anche FdI, che condivide il nome col partito europeo di cui Giorgia Meloni è presidente. Le preoccupazioni però non mancano e riguardano principalmente Eric Zemmour, fondatore e presidente di Reconquete!, uomo che non ama i mezzi termini e che spesso ha attirato dure critiche a causa delle sue dichiarazioni.
Durante la presentazione della nuova alleanza era presente anche Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen, la cui presenza potrebbe significare un avvicinamento dell’avversaria di Macron al gruppo di Meloni e un conseguente allontanamento da quello di Salvini. Tutto è ancora da vedere, perché la partita è appena iniziata.
La furia del centro-sinistra dopo l’alleanza Meloni-Zemmour
L’entrata del partito di Zemmour nel gruppo della destra europea ha creato preoccupazioni un po’ ovunque. “Porterà nel gruppo la sua esperienza e il suo patrimonio di valori” ha dichiarato Nicola Procaccini di FdI, co-presidente del gruppo Ecr. Proprio queste visioni poco moderate creano timori nel centro-sinistra italianano che teme che il passaggio “da Fratelli d’Italia a Fratelli di Francia” sia dietro l’angolo.
Tale preoccupazione è stata espressa principalmente dal M5S che ha ricordato come Zemmour, durante la campagna elettorale per le presidenziali francesi, abbia dichiarato che “le Regioni del Nord Italia dovrebbero spettare alla Francia“. Un punto di vista forte che dovrebbe frenare Meloni dal voler creare un’alleanza col suo partito e che invece non sembra farle alcun effetto. Si è unito al coro di rabbia dei grillini anche il Pd, grazie alle parole di Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Ue, la quale ha sottolineato come FdI abbia deciso di “abbracciare un partito estremista, un personaggio molto discutibile, un antisemita“.
L’unica replica a queste accuse è stata quella di Nicola Procaccini che le ha definite “affermazioni che trascendono nella violenza verbale“, seguito da Vincenzo Sofo che ha invece parlato di “becera ignoranza“.
Meloni e i nuovi obietti per Ecr
Circa una settimana fa il premier ungherese Viktor Orbàn ha annunciato di voler far entrare nell’Ecr il suo partito Fidesz, che porterà dieci seggi al Parlamento europeo. Questi si aggiungerebbero ai sei di Reconquete!, rendendo Ecr il terzo gruppo europeo dell’emiciclo, a parità con Identità e Democrazia, gruppo di cui fanno parte la Lega di Salvini, il tedesco Afd e il Rassemblement National di Le Pen.
Un successo straordinario, su cui però Procaccini vuole rimanere moderato: “Non c’è ancora stata alcuna richiesta da parte di Orbàn ad aderire, forse se ne parlerà dopo le elezioni“. Nulla di concreto, quindi, a parte l’entrata degli estremisti di destra francesi all’interno del gruppo. A far sognare Ecr è stata la presenza di Marion Maréchal alla kermesse per celebrare l’ingresso di Reconquete! nel gruppo.
Anche se Maréchal non va molto d’accordo con sua zia, la sua presenza ha fatto nascere diverse speculazioni sulla possibilità che Le Pen possa decidere di passare da Identità e Democrazia a Ecr. A far aumentare i rumors anche il recente allontanamento di Le Pen dalle posizioni di Afd, il partito tedesco facente parte di Id. Al centro della discussioni le posizioni sui migranti dei due partiti.
Tale contrasto ha fatto immaginare che Le Pen possa prendere in considerazione l’allontanamento da Id e un plausibile avvicinamento alle posizioni dei Conservatori e Riformisti europei. Uno spostamento che influirebbe significativamente sugli equilibri in Europa, dando man forte a Meloni a seguito delle elezioni europee e modificando le mire di Ursula Von Der Leyen sul suo ruolo in Europa.