Matteo Renzi ha fatto sentire la sua voce su Il Foglio riguardo alla proposta di abolire il Jobs Act della Cgil e alla firma della segretaria del PD, Elly Schlein. L’ex premier, naturalmente, è in disaccordo totale con questa mossa, poiché quel provvedimento è stato il vessillo del suo governo. Come un tamburo che batte a ritmo costante, il senatore di Italia Viva nomina tutti coloro che hanno lavorato alla creazione di quella riforma del lavoro, per poi dichiarare con forza a Il Foglio: “Mi sembra dunque evidente che questa sia la fine del PD”.
Il Partito Democratico si spezza in due fazioni: chi segue Schlein, firmando contro lo Jobs Act, e chi rimane saldo di fronte alla riforma varata durante l’era Renzi. Quest’ultimo tuona, definendo il PD non più un partito, ma una torbida marea di opinioni contrastanti, poiché molti non sembrano in sintonia con la segretaria. Renzi, infatti, non accetta la scelta dei riformisti di cancellare il passato pur di ottenere favori futuri. “Il PD di Schlein e Landini vuole cancellare un’epoca d’oro: il 40 per cento di consensi, 17 regioni su 20 sotto la nostra guida, un milione di posti di lavoro creati, l’avvento dell’Industria 4.0, le unioni civili, il terzo settore, un’epoca di riforme che ha rinvigorito il paese”.
Renzi: “Se la nostra lista avrà successo, l’opzione Draghi è sul tavolo“
Negli Stati Uniti d’Europa Renzi è anche il candidato della lista Stati Uniti d’Europa per le prossime elezioni europee, una decisione presa all’ultimo respiro. Parla con ardore di questa scelta: “A differenza di Schlein, Tajani e Calenda, se eletto, varcherò la soglia di Bruxelles, perché come dice Prodi, non farlo sarebbe una ferita per la democrazia. Nel nostro simbolo non c’è un cognome, c’è solo scritto Stati Uniti d’Europa, è per questo ideale che chiederemo il voto”.
Prosegue sottolineando che la sua presenza è imprescindibile, dato che l’Europa versa in una profonda crisi, e Renzi vede la soluzione nella creazione degli Stati Uniti d’Europa: “Abbiamo bisogno di più democrazia, con l’elezione diretta del Presidente della Commissione e l’abolizione del diritto di veto. Non possiamo restare prigionieri delle volontà di Orbán. È necessario un esercito comune”.
Il senatore ricorda con fierezza il suo sostegno all’Ucraina durante la guerra, inviando un rappresentante speciale dell’UE, perché accanto alle forze militari serve anche la diplomazia. Propose allora nomi importanti, come quello della Merkel. “Il sogno degli Stati Uniti d’Europa è di vedere l’Europa come protagonista del mondo. Se ci lasciamo trascinare dalle parole di Salvini, che invocano una Europa ridotta, finiremo con l’avere più Cina”.
Renzi viene interrogato sulla possibilità di vedere Mario Draghi alla guida del Consiglio o della Commissione europea. “Se la nostra lista avrà successo, l’opzione Draghi è sul tavolo”. Ricorda con gioia quando nel 2020 riuscì a portare Draghi a Palazzo Chigi e ambisce a ripetere quell’impresa: “Se avremo almeno cinque parlamentari europei, ci proverò”.