Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti è stato incalzato sul tema della plausibile vendita dell’Agi, seconda agenzia di stampa d’Italia di proprietà dell’Eni, una società partecipata del Mef, all’imprenditore, editore e deputato della Lega Antonio Angelucci, già proprietario dei giornali filogovernativi Libero, Il Giornale e Il Tempo. Il ministro Giorgetti ha tentato di chiudere il più velocemente possibile la questione dichiarando che la sua persona e la sua carica politica non “è l’autorità deputata a rispondere a tale questione“, ma è realmente così?
Provenzano (Pd): “La vendita dell’Eni è una pratica da oligarchi“
Il pericolo maggiore nel caso della riuscita della compravendita dell’Agi tra Eni e Angelucci è quello di una contrazione del pluralismo dell’informazione, oltre al rischio corso dai giornalisti dipendenti dell’Agi, che potrebbero diventare vittime di licenziamenti. A portare avanti questa tesi, così come la difesa dell’agenzia di stampa, è il Partito democratico.
“Chiediamo a lei Giorgetti, non di interferire ma di intervenire per evitare che Eni permetta la svendita dell’Agi in un coacervo di conflitti di interessi, compresi i suoi” ha infatti dichiarato surante il Question Time il dem Giuseppe Provenzano. “Lei è vicesegretario del partito di cui farebbe parte l’acquirente – prosegue Provenzano – Una pratica da oligarchi, pezzi di partito che spolpano pezzi di Stato. Non accettiamo che voi diventiate i padroni d’Italia, lo dica alla presidente Meloni“.
Come ha spiegato Angelucci, infatti, l’Eni potrebbe essere venduta a soli 10milioni, nonostante il valore di 30milioni, che potrebbe essere abbassato a seguito di alcuni prepensionamenti e alla riduzione dei dipendenti della testata da 71 a 55, così come a seguito di alcuni investimenti pubblicitari che Eni si impegnerebbe ad assumere per un ampio lasso di tempo.
Giorgetti: “Da parte mia nessun tipo di interferenza“
Il ministro Giancarlo Giorgetti, però, ha mostrato una preoccupazione ben diversa sulla questione: “Si tratta di una questione delicata che una società partecipata dallo Stato possegga un’agenzia di stampa, poiché questo potrebbe alimentare dubbi sulla effettiva libertà di informazione stessa“. Quindi, per Giorgetti il problema maggiore risiederebbe nei 60 anni scorsi che l’Agi avrebbe passato sotto la proprietà di una società partecipata dello Stato e non nella vendita ad un editore che di suo già possiede altri tre giornali, politicamente schierati e filogovernativi.
“In senso stretto il ministero, come azionista dell’Eni non ha un interesse a detenere alcuna forma di partecipazione in un’agenzia di stampa – ha spiegato poi Giorgetti – Al limite potrebbe esigere la massimizzazione del valore economico in merito a una eventuale alienazione e garantire che la vendita soddisfi i requisiti di trasparenza sia essere competitive, sia garantire i livelli occupazionali“. Il ministro sembra quindi aprire alla possibilità di un bando di gara per la vendita dell’Eni, opzioni su cui però i democratici restano piuttosto scettici.
Giorgetti ha poi voluto sottolineare come fino ad ora non ci sia stato “alcun tipo di interferenza” da parte sua e che “non ci sarà nel corso del mio mandato“. Il deputato del Pd Giuseppe Provenzano però non è soddisfatto ed ha lanciato l’ultima accusa nei confronti del ministro del Mef: “Questa è un’operazione politica, che è passata sopra la sua testa e che la farà passare come l’autore di una svendita dell’interesse economico del Paese e di un pezzo di democrazia“.