Europee, la scelta di Schlein e le sorti del Pd

La segretaria del Pd dovrà presto annunciare la sua decisione per quanto riguarda la corsa alle europee; si fanno strada tre diverse ipotesi, mentre il Pd arranca e cerca di capire come ritrovare la propria identità

Redazione
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Elly Schlein non riesce a uscire dalla fossa dei leoni, dove si è lanciata da sola dopo aver proposto il confronto televisivo alla premier Meloni. Ora, sia la sinistra che la destra vorrebbero avere da lei una risposta sulla sua possibile candidatura alle elezioni europee, che sta creando non pochi problemi all’interno del partito. Elly continua a non sciogliere la riserva e prosegue i suoi viaggi per l’Italia alla ricerca di voti in vista delle elezioni amministrative. Le Europee non sono la priorità, almeno per la segretaria, eppure non tutti la pensano così.

Europee, tre possibilità per Elly Schlein

Elly Schlein ha deciso che il silenzio è l’arma migliore per superare questo periodo, costellato di attacchi ed insinuazioni. Se la segretaria ha la bocca cucita sulle Europee, lo stesso non si può dire dei suoi compagni di coalizione o dei suoi avversari che continuano ad ipotizzare quale sarà la prossima mossa della segretaria. Da un lato Romano Prodi che ricorda che bisogna candidarsi in Europa solo se si ha intenzione di andarci realmente, dall’altro chi vede in Schlein la tentazione di scoprire se, in un testa a testa con Meloni, la vittoria è possibile.

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Romano Prodi

Intanto, si fanno strada tre opzioni per la dem: la candidatura alle Europee come capolista in tutte le circoscrizioni, la candidatura in una sola circoscrizione oppure la rinuncia totale alla corsa alle Europee. Ognuna di queste decisioni porterà con sé delle conseguenze che potrebbero cambiare del tutto il volto del partito.

Elly Schlein
Elly Schlein

Nel caso della candidatura alle Europee in una sola circoscrizione Schlein non priverebbe le altre donne del Pd della possibilità di correre, ristabilendo così l’equilibrio che si rischiava di perdere. Se la segretaria dovesse candidarsi in ogni circoscrizione, c’è invece la possibilità che realmente raggiunga Bruxelles e lasci quindi il posto di leader dem, temendo di finire al palo in pochi mesi e senza possibilità di risorgere. Nel caso in cui non si candidasse, invece, la sfida da affrontare per il 2024 sarà quella di far ritrovare al Pd le sue radici, riavvicinandolo al popolo e alle sue ideologie.

Siamo comunque al punto di partenza, con la segretaria che non vuole ancora decidere e che vorrebbe poter avere più tempo. Un lusso non più possibile a causa delle pressioni esterne che iniziano a pesare sulle spalle di Schlein.

La sfida del partito democratico

Il sondaggio Euromedia Research pubblicato ieri da La Stampa ha confermato ciò che nei ranghi del Pd si vociferava ormai da mesi: il partito deve recuperare il suo posto nel mondo e cercare di captare gli elettori che ormai delusi non si rispecchiano più nei partiti italiani. Sono circa venti milioni gli italiani delusi che si astengono dal voto, da cui il Pd potrebbe attingere per ricostituire la propria platea di elettori.

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Marco Sarracino

Un compito non semplice soprattutto per un partito che sta affrontando una crisi di identità, mentre allo stesso tempo cerca di arginare gli attacchi del M5S e della maggioranza. Il Pd sta affogando nelle sue stesse acque e la segretaria Schlein cerca di sbracciarsi per rimanere a galla. C’è bisogno di un nuovo piano, della ricerca di un nuovo profilo che conquisti gli elettori che non vanno più alle urne. Proprio in questo senso, Marco Sarracino ha individuato due possibilità di azione: “La prima riguarda i delusi del centrosinistra che negli anni ci hanno abbandonato, penso soprattutto al mondo della scuola e del lavoro con cui faticosamente stiamo recuperando una relazione. E poi ci sono i delusi da Giorgia Meloni a causa delle scelte politiche che stanno penalizzando i più poveri e i più deboli“.

Per Alessandro Alfieri, esponente Pd, c’è la necessità di staccarsi dalla competizioni con il M5S e dall’ossessione che da essa deriva e soprattutto evitare di scontrarsi con essi su tematiche che spaccano il Pd. Insomma al Pd serve un ritiro spirituale che riconnetta i suoi membri tra di loro e soprattutto che li riconnetta agli elettori, che ormai stanno dimenticando quale sia il reale volto del primo partito del centro sinistra.

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