Mancano sei mesi alle elezioni europee 2024 ma Emmanuel Macron sta già contattando i leader europei per proporre il suo favorito per la presidenza della Commissione UE: Mario Draghi.
Le telefonate con Joe Biden e Olaf Scholz hanno confermato l’entusiasmo di Washington e di Berlino per l’ex presidente della Bce, ma non tutti sembrano contenti allo stesso modo. Il Partito Popolare Europeo ha infatti immediatamente ribadito il nome di Ursula Von Der Leyen, che per loro continua ad essere la scelta più giusta.
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Macron però non si tira indietro e rilancia sottolineando che per Draghi c’è sempre la posizione di presidente del Consiglio Ue. Decisioni su cui Macron riflette da un po’ e con largo anticipo ma che non prendono in considerazione le reazioni di chi in primis è stato buttato nella fossa dei leoni. Mario Draghi non sembrerebbe interessato alle posizioni, come confermano fonti vicine all’ex presidente della Bce.
Il risiko di Macron mette Draghi in una posizione scomoda
Dopo l’esclusiva di Repubblica, l’Eliseo non ha emesso alcun commento ufficiale, ma alcune fonti interne confermano le intenzioni del presidente francese. “La stima di Macron per Draghi non è un segreto e per questo il presidente sta pensando a lui per la Commissione o per la presidenza del Consiglio“.
Mario Draghi però si è tirato indietro a gran velocità annunciandolo con un secco “non sono interessato“. Una decisione che però non convince tutti, visti anche i lunghi mesi che ancora ci separano dalle votazioni. Anche l’entourage di Macron commenta, sottolineando come Draghi sia solito “non fare mai un passo avanti, ma tende a lasciare che le cose vadano avanti“.
Proprio per questo il capo di Stato francese continua a muovere le sue pedine in vista delle votazioni di giugno 2024. Per Macron lo scenario migliore vede Ursula Von Der Leyen alla Nato, anche se per questa posizione è già presente come favorito l’olandese Mark Rutte, liberale che garba a Washington, e Mario Draghi alla guida della Commissione Europea. Una scelta che ha come fondamento l’alto profilo istituzionale dell’ex presidente della Bce che potrebbe essere in grado di sollevare l’Europa dai problemi finanziari e soprattutto arginare i sovranisti, che sembrerebbero prendere sempre più spazio nell’Unione.
Inoltre, Draghi è l’unico nome che può conciliare le visioni dei socialisti e dei conservatori, anche alla luce della possibilità di una mancanza di “una solida maggioranza che uscirà dal voto“, secondo le previsioni dell’Eliseo.
Le reazioni degli esponenti politici italiani
“Draghi alla guida dell’Ue, alla Commissione o al Consiglio, rappresenterebbe la migliore possibilità per l’Europa di risollevarsi -ha scritto sui social Carlo Calenda– ha già salvato l’Euro una volta ed è venuto in soccorso dell’Italia in un momento drammatico. Possiede l’auctoritas, la dignitas e l’esperienza per far fare all’Ue il salto di qualità di cui ha bisogno. Lavoreremo in ogni modo per raggiungere questo obiettivo“.
Confermano la posizione di Calenda anche Renew Europe, con Sandro Gozi che sottolinea l’autorevolezza di Draghi in “ogni ruolo apicale in Europa“, +Europa con Riccardo Magi che scrive un lungo post in favore di Draghi e la sua guida come “la migliore garanzia per imboccare la strada necessaria per il rilancio dell’Europa“. Davide Faraone di Italia Viva sottolinea il supporto del suo partito al candidato di Macron: “Draghi alla guida del consiglio o della commissione: noi ci siamo”.
Non tutti sono però entusiasti allo stesso modo e tra questi rientra il forzista Antonio Tajani che precisa: “I trattati prevedono che il presidente della Commissione Ue venga individuato tenendo conto dei risultati dell’elezione del nuovo Parlamento europeo. Noi popolari europei terremo il nostro Congresso in marzo a Bucarest e credo proprio che confermeremo la candidatura di Ursula Von Der Leyen. Bisognerà attendere il responso del voto popolare e decidere sulla base di quello che indicheranno i cittadini europei“.
Voto o non voto, ormai il nome di Mario Draghi è stato fatto e tutti dovranno prendere in considerazione la possibilità della sua elezione in una delle posizioni apicali in Europa.
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