Giorgetti continua a indicare la strada al governo: basta spese e più rigore. Il governo Meloni, però, non sembra aver recepito il messaggio, come dimostrano le nuove proposte in materia di sanità. Un decreto legge e un disegno di legge con l’obiettivo di risolvere l’ingente problema delle liste d’attesa della sanità pubblica, che di anno in anno costringono gli italiani a rivolgersi al privato per svolgere esami di routine ma anche analisi e procedure urgenti.
Giorgia Meloni lo aveva promesso ai suoi elettori ed ora, in piena campagna elettorale, vuole dimostrare ancora una volta che le sue non sono solo parole ma anche azioni. La coalizione con il ministro della Sanità Orazio Schillaci sembra aver prevalso sull’indecisione del Mef ed oggi in Consiglio dei Ministri sarà presentato un decreto legge mitigato proprio sulla questione delle liste di attesa. Sembra scontato però l’ostracismo del Mef che cercherà di dimostrare come i fondi per mettere in atto le nuove misure non esistano.
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Le ultime modifiche al decreto sono state varate ieri durante un vertice con le Regioni, che hanno richiesto un “maggiore coinvolgimento a monte e non a valle” del provvedimento. Raffaele Donini, assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, ha infatti dichiarato: “Non possiamo essere chiamati a esprimere solo osservazioni, ma dobbiamo essere coinvolti nella genesi del provvedimento“. Anche il Partito democratico ha espresso il suo disappunto sulle decisioni del governo. Il capogruppo dei senatori dem, Francesco Boccia, ha infatti sostenuto: “Si annuncia un decreto leggero e poi un altro provvedimento. Siamo alla sanità a peso“.
I 300 milioni del governo Meloni per eliminare le liste d’attesa
Il mini decreto che sarà licenziato oggi in Consiglio dei ministri prevede ben tre punti focali: visite ed esami specialistici effettuabili anche nel weekend e negli orari serali, modifiche al Cup unico per la prenotazione e il monitoraggio dei tempi che verrà affidato ad Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali).
Affinché tali riforme vengano applicate, il governo Meloni ha stanziato circa 300 milioni di euro, a cui si aggiungono gli 80 milioni dedicati esclusivamente alla salute mentale. Cifre considerevoli per un Paese il cui debito pubblico continua ad aumentare ma allo stesso tempo irrisorie nei confronti di un sistema sanitario che è ormai al collasso. Al centro del decreto, poi, ci sarebbe una delle promesse fatte da Giorgia Meloni: la rimozione del tetto di spesa sulle assunzioni del personale.
“Alcune misure saranno subito operative, altre spero dal primo gennaio 2025, quando vorremmo abolire il tetto di spesa sulle assunzioni del personale, questo rappresenta veramente un fatto epocale, dopo 20 anni che esiste il tetto” ha dichiarato il ministro Schillaci, sottolineando che “da subito sarà attiva un’agenda pubblica di prenotazione con le disponibilità nel pubblico e nel privato convenzionato, con l’obiettivo di superare le liste d’attesa chiuse“.
Cosa prevede il decreto soft oggi discusso in Cdm?
All’interno del decreto che sarà presentato oggi in Cdm sono molte e variegate le proposte del governo, tutte accomunate da un aumento della spesa piuttosto considerevole. Innanzitutto la possibilità che analisi ed esami specialistici vengano effettuati anche durante il sabato e la domenica, così come in orari serali. Uno stratagemma che potrebbe diminuire i tempi di attesa dei pazienti ma che allo stesso tempo innalzerebbe i costi degli stipendi dei sanitari, visto che queste fasce orarie, serali e festive, costano il doppio rispetto a quelle standard.
Il secondo punto riguarda i Cup, a cui dovrà essere data in carico anche la gestione delle prenotazioni per ambulatori privati, i quali fino ad ora hanno preferito gestire in autonomia questo processo. Un cambiamento che si lega anche al giro di vite che riguarderà le prestazioni private dei medici. Questi non potranno più esercitare provatamente il loro lavoro nel caso in cui le prestazioni private superino in numero di ore quelle nel pubblico. Inoltre, i Cup dovranno richiamare i cittadini che prenotano e non si presentano agli esami, facendo comunque pagare loro il ticket anche nel caso in cui la prestazione non si sia svolta.
Punto centrale del provvedimento, poi, riguarda il tetto sulle spese di assunzione del personale, che verrà aumentato “per un importo complessivo del 15% dell’incremento del Fondo sanitario nazionale“. Aumenterà anche il tetto della spesa per l’acquisto di prestazioni nel privato convenzionato, che raggiungerà il +1% ogni anni dal 2024 al 2026, per un totale di 269 milioni di euro.
Cosa prevede il ddl sulle liste di attesa?
Tutte le riforme che non sono state inserite nel mini decreto legge sono state spostate in un disegno di legge che ha però lo stesso obiettivo del primo provvedimento, ovvero il miglioramento del sistema sanitario nazionale italiano. Il ddl contiene la proposta dell’aumento del 20% della tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive, con la flat tax al 15% per le stesse ore extra. Previsto anche l’aumento da 60 euro l’ora a 100 per gli specialisti ambulatoriali delle Asl che si impegnano a ridurre le liste d’attesa. Inoltre, si prevede la possibilità che anche le farmacia possano svolgere analisi di primo livello, così da aumentare il numero di ambulatori in cui sarà possibile effettuarli.
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