Carlo Calenda continua a negare l’evidenza. Per le prossime elezioni europee è sempre più solo in un mare di alleanze, in cui è certo di non tuffarsi. L’esempio lampante è la lista degli Stati Uniti d’Europa con a capo la leader di +Europa, Emma Bonino e il suo vecchio compare, Matteo Renzi.
“Solo? Io mi sono federato col Partito repubblicano italiano, con i Socialisti liberali, con Nos di Sandro Tommasi. Candidiamo gente che in Europa porterà una conclamata competenza, che siederà tra gli stessi banchi. Quelli che mi avrebbero lasciato solo, con la loro lista di scopo, come l’ha chiamata Bonino, se eletti si sparpaglieranno tra socialisti, popolari, Renew e Verdi. Ammazza che scopo! Io candido gente che parla inglese. Se qualcuno preferisce farsi rappresentare dal genero di Cuffaro, fatti suoi!” ha spiegato il leader di Azione al Corriere della Sera.
Calenda alle europee: la corsa in totale solitudine
L’isolamento di Carlo Calenda si estende ormai anche nella sfera politica. Il volto di Azione ha litigato con chiunque e questa sua solitudine si riflette chiaramente nelle elezioni europee. La sua corsa solitaria procede parallelamente al suo partito. “Possiamo anche dire che sono il matto che va contromano nella barzelletta. Ma cosa dire degli altri che affermano di seguire la direzione giusta? Mi ero alleato con il PD di Letta che parlava di ‘Agenda Draghi, agenda Draghi!’, e poi si è alleato con Bonelli e Fratoianni che votavano le sfiducie al governo Draghi”.
“Dovevo far finta di niente? Renzi e Bonino, coi loro progetti riformisti, sono finiti a cercare i Mastella di tutta Italia, dovevo fare un accordo con loro? Diciamo che se io sono il pazzo contromano, qua la segnaletica stradale mi sembra bella confusa” ha poi concluso. La sua politica è quella di leggere i sondaggi secondo i propri interessi: “Se leggo i sondaggi non ho di questi problemi. Mi danno al 5% senza la mia candidatura, al 7 se mi candido in prima persona“.
Il leader di Azione è convinto di essere sempre stato sottostimato dalle rilevazioni demoscopiche perché i suoi elettori “non sono persone che rispondono ai sondaggisti“, ha sottolineato. “Mi davano al 2,1 per la corsa a sindaco di Roma e ho preso quasi il 20. Mi davano al 5 assieme a Renzi alle Politiche 2022 e abbiamo preso quasi l’8. Se va bene, e sono sicuro che andrà bene, portiamo in Europa gente che farà risalire la china all’Italia, che nella classifica di quanto sono influenti i parlamentari è terz’ultima. Se dovesse andare male, oh, amen, vuol dire che ci riproverò. Di certo non mi pentirò delle scelte che ho fatto, che rivendico ora e rivendicherò dopo, comunque vada“.
Calenda: la sua non-strategia
La strategia adottata da Calenda durante le elezioni regionali in Basilicata ha fatto svanire le speranze di un centrosinistra unito. La rottura è stata causata dal rifiuto di Azione di partecipare al Campo Largo a causa del veto posto dal leader del M5S, Giuseppe Conte. Indirizzando le critiche contro il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, Calenda è stato escluso dalla sinistra. Questo dimostra un centro instabile, volatile e completamente inconsistente, che si riflette anche nella mancanza di una posizione definita per le prossime elezioni europee.