Lo scorso giovedì a Roma si è tenuto un vertice della Conferenza Episcopale Italiana, presieduta dal Cardinale Matteo Maria Zuppi. Un incontro in cui però non si è parlato solo di Chiesa e cristianità ma anche dell’assetto della Repubblica italiana. Il cardinale Zuppi, nella conferenza stampa che ha seguito la Conferenza, ha spiegato come durante l’incontro sia stato redatto un documento concernente le riforme del Premierato e dell’Autonomia differenziata.
Due riforme costituzionali che potrebbero modificare l’aspetto della nostra democrazia e che allo stesso tempo, come ha sottolineato il Monsignor Zuppi, potrebbero essere vittime dei “voleri di parte” di qualcuno. Proprio in questo ambito, sorgono i dubbi della Cei che ha ammonito: “Quando si toccano gli equilibri istituzionali è necessaria molta attenzione“. Un monito che però non è stato recepito positivamente da Roberto Calderoli, ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, che ha voluto commentare l’intervento della Cei.
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“Ciò che stupisce è infatti la presentazione di queste dichiarazioni senza aver avuto occasione di dialogare con la Cei, nonostante delle interlocuzioni fossero già state avviate e avessimo dato la nostra ampia disponibilità ma ad un confronto nel merito e sui contenuti” ha dichiarato Calderoli. Zuppi ha però risposto, sostenendo che il documento non è “un pregiudizio politico a poche ore dal voto“, ma è il sunto di ciò che i vescovi dicono da anni.
Zuppi: “L’Autonomia rischia di minare le basi dell’unità della Repubblica“
Il documento redatto dalla Conferenza Episcopale Italiana riguarda in particolare la riforma dell’Autonomia differenziata. Il Monsignor Zuppi ha innanzitutto spiegato che la Carta costituzionale italiana è stata scritta da “forze politiche non omogenee che però avevano di mira il bene comune“, mentre ad oggi il progetto dell’Autonomia “rischia di minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni che è presidio al principio di unità della Repubblica“.
Il presidente della Cei ha poi voluto sottolineare che l’intervento dei vescovi non è finalizzato all’appartenenza “a una coalizione o a un’altra” ma è figlio della “preoccupazione per il principio di unità d’Italia. Simul stabunt, simul cadent, dicevano i latini. Si sta o si cade insieme“.
La rabbia e le preoccupazioni dei vescovi del sud Italia
Se il cardinale Matteo Maria Zuppi ha mantenuto toni calmi, lo stesso non si può dire di vescovi più vicini alle conseguenze che l’Autonomia differenziata potrebbe portare con sé. “Ma i cristiani presenti e votanti hanno dimenticato lo Scrittura, i Padri della Chiesa? Stanno dalla parte dei ricchi ma in maniera pregiudiziale?” ha tuonato l’Arcivescovo di Cosenza Giovanni Cecchinato subito dopo l’approvazione della riforma giunta a gennaio.
Preoccupa anche la questione sanità, come dimostrano le parole del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che alla presentazione a Montecitorio del manifesto Dignitas Curae ha dichiarato: “L’autonomia deve coniugarsi con i diritti del malato. Qualsiasi organizzazione si possa pensare deve mettere alla sua base questi principi, altrimenti fallisce“. Il pericolo, quindi, riconosciuto non solo dai vescovi delle zone del Sud Italia è che l’Autonomia vada a peggiorare le condizioni di quei territori che sono lontani dalle aree metropolitane.
Si tratterà anche di questo nella settimana sociale dei cattolici, che si terrà dal 3 al 7 luglio a Trieste, alla presenza del Presidente Sergio Mattarella e di Papa Francesco. Il tema è “al cuore della democrazia“, così da discutere di un concetto oggi “molto fragile minacciato da sovranismi, populismi, dal rischio di degenerare in autocrazia“.
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