L’emendamento di Lorenzo Malagola al decreto Pnrr riguardante la possibilità di far entrare in tutti i consultori d’Italia degli specialisti della maternità, per supportare la scelta delle madri in relazione all’aborto, ha fatto storcere il naso a Bruxelles. “Il decreto Pnrr contiene misure che riguardano la struttura di governance del Pnrr, ma ci sono altri aspetti che non sono coperti e non hanno alcun legame con il Pnrr, come ad esempio la legge sull’aborto” ha infatti annunciato la portavoce della Commissione Ue per gli Affari economici Veerle Nuyts.
Un messaggio che giunge a poche ore di distanza da quello della Spagna che aveva duramente criticato la scelta del governo Meloni sul diritto all’aborto, apparentemente contrario alla libertà di scelta della donna. La maggioranza ha però sin da subito specificato che in realtà il contenuto della legga 194, che regola appunto il diritto all’aborto, rimane invariato e che l’emendamento riguarda solamente la sua totale applicazione, finora sempre tralasciata.
Immediata la risposta delle associazioni Pro-vita, per prime prese in causa dall’emendamento al dl Pnrr. “La Commissione Ue non si faccia influenzare dalle fake news diffuse dalla sinistra in Italia” ha affermato Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, per poi aggiungere: “Non è vero che nel Pnrr ci sono norme sull’aborto e non è vero che l’emendamento sulla collaborazione tra consultori e associazioni di sostegno alla maternità non c’entri col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, visto che proprio la Missione 6 ‘Salute’ del Pnrr prevede la realizzazione di strutture di prossimità per l’assistenza sanitaria territoriale, le cosiddette Case della Comunità, che comprenderanno anche i servizi dei consultori“.
Anitta Hipper: “Fare marcia indietro non è un’opzione“
La Stampa ha intervistato Anitta Hipper, portavoce della Commissione responsabile degli Affari Interni, la quale ha spiegato chiaramente come “la legislazione in questo settore è di competenza degli Stati membri“. La portavoce ha poi sottolineato che “il rispetto della vita privata delle donne è al centro dei diritti delle donne. Fare marcia indietro non è più un’opzione“.
L’Italia non può inserire l’emendamento alla legge 194, che regola l’aborto, all’interno del decreto legge del Pnrr, perché non è una materia che pertiene ai fondi europei. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera ha però voluto dire la sua: “Le parole della portavoce sono viziate da scarsa conoscenza dell’emendamento“. Quindi, sia la Spagna, come ha sottolineato lo stesso premier Meloni, sia la Commissione Ue hanno frainteso le intenzioni dell’Italia sull’aborto.
Aborto, Magi: “La commissione Ue ha pienamente ragione“
Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha commentato soddisfatto le parole della portavoce della Commissione Ue per gli Affari economici, sottolineando a sua volta come “l’uso dei fondi del Pnrr del governo per introdurre le associazioni pro vita nei consultori non ha nulla a che fare con le riforme del piano di ripresa e resilienza e l’uso che sta facendo il governo di queste risorse è totalmente politico“.
Anche Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, ha evidenziato come la scelta del governo sia stata “una mossa molto strumentale fatta contro le donne e la loro dignità”, aggiungendo: “Credo che Meloni ne subirà le conseguenze, con la libertà delle donne non si può giocare“. Della stessa opinione la senatrice del Pd Valeria Valente, che ha definito la legge 194 “una legge di civiltà e assoluto equilibrio che all’articolo 2 già prevede che i consultori possano avvalersi della collaborazione volontaria di formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato che possono aiutare la maternità difficile dopo la nascita“.
Per Valente “quel ‘dopo’ è è significativo, perché tutela la scelta delle donne libera e consapevole, senza inopportune pressioni. A che scopo dunque l’emendamento di Fdi, peraltro a un decreto sul Pnrr che niente ha a che fare con questo tema, se non quello di modificare nei fatti la 194, rendendo sempre più difficile abortire?“.
La senatrice dem ha quindi sottolineato che dal suo punto di vista “il governo Meloni colpevolizza e penalizza le donne perché questa norma insieme al no a più risorse ai consultori arrivano dopo che sono saltati i progetti per i nidi e la clausola Pnrr sul lavoro alle donne, mentre si fanno a pezzi il Ssn e il welfare e dopo i mancati investimenti sull’occupazione femminile e sulla condivisione del lavoro domestico e di cura“.