In bilico le sorti della tregua a Gaza: oggi, 1° marzo, finisce ufficialmente la prima fase degli accordi per il cessate il fuoco, ed è scontro tra Israele e Hamas sulle prossime mosse da adottare. Il governo palestinese ha infatti respinto la proposta dello Stato ebraico di estendere la prima fase per altri 42 giorni: lo ha reso noto il portavoce Hazem Qassem in una dichiarazione all’emittente saudita Al Arabi, aggiungendo anche che “non ci sono trattative in corso per una seconda fase del cessate il fuoco“.
Hamas preme affinché si passi direttamente alla fase due degli accordi, che prevede, oltre alla liberazione degli ostaggi rimanenti, anche il ritiro delle truppe dell’Idf dai territori palestinesi. L’indugio di Israele sulla fase uno, chiarisce Hazem Qassem, mira a recuperare tutti gli ostaggi “mantenendo la possibilità di riprendere gli attacchi sulla Striscia di Gaza” e “evitando un impegno per la fine della guerra e il ritiro completo da Gaza“.
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I negoziati del Cairo e il futuro di Gaza
Il tavolo dei negoziati, aperto giovedì scorso al Cairo, non sembra aver raggiunto per il momento risultati apprezzabili. Dopo che la delegazione israeliana inviata in Egitto è rientrata senza alcun progresso, e dopo aver appreso il rifiuto da parte di Hamas della proposta di estensione della prima fase, ieri Netanyahu ha convocato alti ministri e funzionari della sicurezza per consultazioni, e ha dichiarato di essere pronto a una ripresa delle ostilità.
Intervistato dalla CNN, un funzionario israeliano ha dichiarato che la ripresa del conflitto non è in realtà un’urgenza primaria di Tel Aviv, che al momento è più interessata a consolidare l’intesa con gli Stati Uniti in questa fase di trattative. Tuttavia, afferma – confermando i timori di Hamas -, Israele non cederà e non aprirà alla seconda fase: Netanyahu intende ottenere indietro più ostaggi possibili senza porre fine ufficialmente alla guerra. “La seconda fase“, spiega il funzionario, “significa dichiarare che la guerra è finita. Ciò non accadrà mai. Israele manterrà quanta più ambiguità possibile“.
Le trattative perciò, che attualmente stanno proseguendo anche per via telefonica, non vedono al momento sviluppi rilevanti. E’ probabile che l‘arrivo al Cairo dell’inviato Usa per il Medio Oriente Steve Witkoff porterà a una modificazione nello scenario delle trattative. Intanto il premier e ministro degli Esteri palestinese, Mohammed Mustafa è arrivato oggi nella capitale egiziana, dove ha incontrato il premier Mostafa Madbouly per discutere della “strategia di ripresa e ricostruzione di Gaza” che sarà presentata al vertice della Lega Araba della settimana prossima.
Madbouly ha confermato il “sostegno egiziano ai diritti palestinesi“, facendo specificamente riferimento all’ “indipendenza dello Stato sui confini del 4 giugno 1967 con capitale Gerusalemme Est“. Sul futuro della Palestina, il leader egiziano ha ribadito gli sforzi del Cairo per la proposta del piano di ricostruzione di Gaza alternativo a quello Usa, che preveda il mantenimento della popolazione nel territorio.
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