“Solo un rapporto tributario percepito come giusto ed equo è in grado di garantire una adesione spontanea e genuina agli obblighi tributari che sono il fondamento della civile convivenza” ha esordito così la Presidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria Carolina Lussana in occasione della “Cerimonia di inaugurazione dell’anno Giudiziario tributario 2024“. Un’opportunità unica che ha visto riunite alcune delle personalità più importanti del settore, per discutere del ruolo centrale che la magistratura tributaria deve assumere nel nuovo ordinamento dettato dalla riforma della giustizia tributaria, approvata dal Parlamento con la legge n.13o del 2022.
Presenti alla cerimonia il Segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati Alessandro Colucci, la Presidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria Carolina Lussana, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo, il Primo Presidente Corte Suprema di Cassazione Margherita Cassano, il Presidente del Consiglio Nazionale Forense Francesco Greco e il Presidente del Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili Ebano De Nuccio.
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La Riforma della giustizia Tributaria nella legge n.130 del 2022
“La riforma è importante perché intanto nasce per avere i finanziamenti del Pnrr, per ridurre i tetti della giustizia” spiega il magistrato Cosimo Ferri, prima di chiarire le carenze della nuova riforma della giustizia tributaria, ritenuta ancora troppo poco “incisiva” e “determinata“. “Una delle critiche in riferimento alla riforma riguarda gli ambiti della sua competenza, ovvero il primo e secondo grado delle corti tributarie, ma non i ricorsi presentati presso la Cassazione“, un problema non di poco conto, considerando che “il 44% dei ricorsi in Cassazione sono dati dalla materia tributaria“.
La Legge n.130 del 2022 persegue la razionalizzazione del sistema della giustizia tributaria attraverso la professionalizzazione del giudice di merito, con la previsione della figura del magistrato tributario professionale, e apporta modifiche alle norme che disciplinano il reclutamento, la nomina alle funzioni direttive e le progressioni in carriera dei componenti delle commissioni tributarie. La Legge, inoltre, modifica la denominazione delle commissioni tributarie in corti di giustizia tributaria, di primo e secondo grado, e stabilisce che la giurisdizione tributaria è esercitata dai nuovi magistrati tributari a tempo pieno, reclutati mediante procedure concorsuali appositamente disciplinate.
Proprio per quanto riguarda le nuove modalità di reclutamento dei magistrati tributari, il giudice Cosimo Ferri ha specificato: “Secondo me è sbagliato reclutare dei magistrati e una magistratura professionale mettendo lo sbarramento di accesso con dei quiz. Ma è molto più formativo con le prove scritte, e quindi tre prove scritte come era nella riforma originaria“.
Ultima problematica della riforma tributaria riguarda la terzietà del giudice tributario, sottoposto alle direttive del Ministero dell’Economia e delle Finanze e non al Ministero della Giustizia: “L’altro tema è creare una magistratura che sia veramente terza, autonoma, indipendente. Quindi, il Consiglio di Presidenza deve necessariamente essere autonomo, collaborare col Mef, ma in maniera poco tecnica. Dobbiamo garantire l’autonomia e l’indipendenza, perché il Mef molte volte è parte del contenzioso tributario“.
Ruggiero: “Il diritto tributario necessita di un’altissima specializzazione, come nel resto d’Europa“
Sui temi trattati abbiamo raccolto le dichiarazioni del giudice tributario Carmine Ruggiero, che ha chiarito alcuni dettagli riguardanti la formazione dei nuovi magistrati tributari: “Il diritto tributario è una materia vastissima che necessita di una formazione centrale, con l’obiettivo di formare nuovi professionisti che siano in grado di focalizzarsi sulle varie sfaccettature che compongono la giustizia tributaria”.
Tale formazione, come ha ricordato il giudice Ruggiero produrrà “un’altissima specializzazione che si era ormai da tempo resa necessaria. Il paragone con gli altri Stati europei, come Germania e Francia, dove esiste già la formazione specialistica del magistrato tributario ci ha indicato la rotta, dimostrando quanto il cambiamento fosse necessario anche nel nostro Paese“. “Inoltre – ha proseguito il giudice tributario – la nuova riforma potrebbe diminuire le lungaggini processuali che in determinate situazioni e aree geografiche può raggiungere anche una lunghezza processuale di quattro, cinque anni“.
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