Dopo una prima manche così così, con un grippaggio sul “muro” dove invece la dea Mikaela Shiffrin aveva aperto le ali, e con qualche sbavatura di troppo e quegli spruzzi di neve che solleva ogni bravo sciatore della domenica, al cancelletto di partenza della seconda manche del gigante, a Lienz, Austria, sparisce la sosia e si presenta Federica Brignone.
Non siamo sul monte Tabor, ma la trasfigurazione è lo stesso abbagliante. Federica smette di sciare e pattina. Accarezza la neve, la sfiora. Gli spigoli degli sci non graffiano, ma disegnano linee morbide e veloci. Dal quinto posto della prima manche, ecco Federica salire impetuosamente al secondo. Una manciata di millesimi la divide da una Shiffrin irraggiungibile, almeno ieri. La Nike dello sci a stelle e strisce mette la tacca numero 92 su un palmares che ha sempre meno dell’umano.
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Ma Federica è donna di fede, in se stessa e nella vita. “Ora voglio tornare a fare due manche solide, non una sola”, ha scandito a gara finita. Niente di meno si attendono i tifosi della campionessa valdostana. Come ogni atleta affamata di vittorie, Federica ha il chiodo fisso di migliorarsi. Avere 33 anni evidentemente è un fatto del tutto accidentale per lei. Per un’atleta della sua tempra e con la sua determinazione la vecchiaia sportiva coincide con l’inappetenza da vittorie. Ecco: quando vincere non è più importante vuol dire che sei pronta a scendere dagli sci.
Sì che sulle teche di casa non mancano i trofei: tre medaglie olimpiche e altrettante iridate (tra le quali l’oro nella combinata a Courchevel/Méribel 2023), di una Coppa del Mondo generale (è stata la prima italiana ad aggiudicarsi il trofeo) e di tre di specialità. Ce n’è abbastanza per dire basta, adesso faccio altro, metto a frutto la laurea in scienze motorie. Macché. Federica torna ad allenarsi per disputare due solide manches in gigante e magari riagguantare quella Coppa del Mondo, già alzata nel 2020, e riportare Mikela Shiffrin sulla Terra.
Ha esordito nel Circo bianco il 1º dicembre 2005, partecipando ad Alleghe a uno slalom gigante valido come gara FIS. Dopo aver debuttato in Coppa Europa nel febbraio 2006, nello stesso anno si è laureata campionessa nazionale juniores di slalom speciale e slalom gigante a Pozza di Fassa, giungendo inoltre terza in supergigante. Nella stagione seguente ha partecipato ai Mondiali juniores sulle nevi austriache di Altenmarkt-Zauchensee, piazzandosi 19ª in supergigante.
Appena due anni ed eccola esordire in Coppa del Mondo, il 28 dicembre 2007, ancora diciassettenne, partecipando al gigante di Lienz (quando si dicono le coincidenze!), senza però concludere la gara. Nel 2008 si è aggiudicata la prima vittoria in una gara FIS nel gigante di Valloire in Francia. Durante l’annata successiva ha iniziato a ottenere i primi importanti risultati in Coppa Europa. Nel circuito continentale ha conquistato infatti i primi piazzamenti nelle prime dieci e il primo podio, un secondo posto in gigante alle spalle della connazionale Irene Curtoni.
Questi risultati le hanno permesso di chiudere 11ª in classifica generale e 6ª in quella di gigante. Nel marzo 2009 si è aggiudicata la medaglia d’oro ai Mondiali juniores di Garmisch-Partenkirchen nella combinata, la cui classifica è ottenuta usando i tempi delle prove di discesa, gigante e slalom. Sempre nel 2009 si è classificata seconda in supergigante e terza in combinata ai Campionati nazionali di San Pellegrino. La sua biografia su Wikipedia la descrive così: “Specialista nello slalom gigante, durante la sua carriera ha avuto modo di perfezionarsi molto anche nelle specialità veloci, ottenendo ottimi risultati in discesa libera, in supergigante e in combinata”.
Al lettore che ama lo sci, non sfuggirà l’avarizia di una sintesi che non rende giustizia a Federica. Ma come, ha vinto la medaglia d’oro ai Mondiali di Courchevel/Méribel proprio nel 2023, e tutto questo è classificato come ottimo? Una grinta stellare, come il sorriso, hanno reso Federica, al di là della sua volontà, un’anti-Goggia. Tanto Sofia ha conquistato una dimensione mediatica, dalla pubblicità ai social, quanto Federica, che pure ha i suoi profili su Instagram e FB, rimane 7n passo indietro. E non perché non abbia le qualità per primeggiare nell’universo virtuale. È che lei si trascina quella certa ritrosia valligiana, quel soffio di riserbo che sprigiona dalla durezza della roccia.
Però, a Federica va bene così. E se va bene a lei non può non andar bene a noi che amiamo lo sci quando scorre sotto i suoi piedi.
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