Grossi guai, ma non a Chinatown. A largo del Nazareno, sede del Partito democratico. Elly Schlein si è infilata nel ginepraio pugliese e quello che considerava un alleato, Giuseppe Conte, agli aghi del ginepro ha aggiunto qualche banderilla per allargare le piaghe purulente di quel sistema di potere che ha nell’ex magistrato Michele Emiliano (ah, i magistrati che entrano in politica) il suo referente più solido e fino a qualche giorno fa inamovibile.
Il castello è andato in aria, per una folata di vento. La vanità del potere e l’illusione dell’onnipotenza hanno tradito Emiliano. Vantarsi di aver portato il povero Decaro a incontrare la sorella di un boss è stato qualcosa di più della goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una circostanza simile, lasciata nell’ombra come è stata per anni, non avrebbe fatto i danni devastanti visti nelle ore successive. Conte, lesto come può esserlo un avvocato di provincia dall’occhio lungo e dal cervello agile, non ha perso un minuto. Vis l’assessore grillino dalla giunta regionale, e la promessa che non rientrerà senza aver resettato tutta la giunta e istituito un assessorato alla legalità e trasparenza.
Non sembrava vero, a due mesi dal voto europeo, trovarsi servito un assist perfetto per tornare ai tempi della mitica “onestà, onestà”. Il grido di battaglia, tanto vuoto e tanto incendiario, che ha attirato milioni di voti al M5S, nonostante “qualche cazzata – parole del fondatore Grillo – fatta in questi anni”.
Sondaggi che davano il Pd in vantaggio sul M5S con una forchetta che andava da 4 a 5,5 punti percentuali, all’improvviso non valgono più nulla. Schlein lo ha capito, dopo oltre anno e mezzo di corteggiamento: quel Conte lì vuole la nostra pelle. E allora? Si cambia strategia, si passa dalle carezze alle stilettate? Non esattamente, diciamo che si fa un po’ e un po’. Per andare dove, per costruire cosa, non è chiaro alla Schlein e neppure, figurarsi, suoi fedeli coconsiglieri. Le tornerebbe utile l’Ippogrifo, il mitico cavallo alato di Ludovico Ariosto, sul quale saltò Astolfo per andare sulla Luna a recuperare il senno perso da Orlando per amore di Angelica. “… saltò sul focoso destriero e partì in tutte le direzioni”.
In tutte le direzioni non può partire il Pd. Nel lungo periodo di amorosi sensi mai ricambiati da Conte, il Pd ha bruciato ogni alternativa. Con Renzi, vabbè, il capitolo è stato chiuso nel 2016. Con Calenda, peggio che fare salto con l’asta nella nebbia più fitta: non sai mai di quanto abbia alzato l’asticella solo per dirti buongiorno. Rimangono gli ottimi Fratoianni e Bonelli, Verdi e alternativi. Anche loro però hanno tirato su una cert’aria da quando i sondaggi li gratificano di un 4% e comunque oltre la soglia per prendere qualche deputato a Strasburgo.
Dal campo largo mai nato, Schlein si ritrova in un campo desertificato, con qualche cespuglio e molta erbaccia. Come costruire l’alternativa in queste condizioni è il dilemma che dovrebbe togliere il sonno anche al più ottimista dei segretari. Non a Elly Schlein, però. La quale è concentrata a salvare quel che può alle elezioni europee. Per il dopo, ci sarebbe sempre quel Conte. Schizzinoso, è vero, cinico e spietato e pronto sempre a infilzarti alla prima occasione. Del resto, nel guardaroba non c’è molto altro da indossare e poi quell’armocromista così convincente e sicuro nel segnalargli la pochette di Conte come il miglior accostamento alle sue giacche ampie e larghe. Fa molto contrasto, è vero, ma nel guardaroba non c’è molto altro da indossare.