Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha finanziato per più di un decennio Hamas, con lo scopo di indebolire l’Autorità Palestinese a Gaza e accrescere il potere politico e militare del gruppo terroristico. Una manovra miope quella del divide et impera che oggi mostra le contraddizioni che implica, ovvero una guerra senza fine.
In queste settimane, dopo il rifiuto di Hamas alla soluzione dei due Stati, arriva anche la bocciatura di Netanyahu, che ha informato gli Stati Uniti di essere contrario alla creazione di uno Stato palestinese e di voler continuare la sua offensiva fino alla distruzione di Hamas. Di questi giorni le trattative di Parigi per la liberazione degli ostaggi. Una situazione scomoda per Netanyahu che crede di poter fare il buono e il cattivo tempo, finanziando e costruendo l’impero di Hamas ma cercando di distruggerlo quando muove contro di lui.
Nell’ambito della discussione per la risoluzione del conflitto si collocano le recenti accuse del responsabile della politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, che ha imputato ad Israele il finanziamento di Hamas per far naufragare i tentativi di risolvere il conflitto. Netanyahu ha negato tali accuse.
Finanziamenti ad Hamas, una pratica decennale
Lontana dal sostenere la politica aggressiva e repressiva di Netanyahu, a capo del governo israeliano più estremista di sempre, gran parte della popolazione si contrappone all’inflessibilità del primo ministro in merito alla soluzione bi-statale. I contrasti tra la popolazione e l’amministrazione di Netanyahu hanno a che fare, tra le altre cose, con le decennali politiche repressive e le alleanze con i nazionalisti ultraortodossi (kahanisti), politiche che durante i suoi mandati Netanyahu ha messo in atto al fine rendere stabile il suo regime.
Rafforzando Hamas, a scapito dell’OLP prima e dell’Autorità Palestinese poi, i finanziamenti indiretti di Netanyahu avevano lo scopo di paralizzare le evoluzioni politiche in Cisgiordania e assicurare stabilità nell’area. Questi finanziamenti giungevano al governo di Hamas a Gaza attraverso il Qatar con il sostegno di Israele.
Le dichiarazioni alla CNN sui finanziamenti
Questo è quanto si apprende dalle dichiarazioni fatte alla CNN, secondo le quali il Qatar non interromperà i pagamenti per sostenere l’enclave di Gaza, come fa da anni. “Non cambieremo il nostro mandato. Il nostro mandato è il nostro continuo aiuto e sostegno ai nostri fratelli e sorelle della Palestina. Continueremo a farlo sistematicamente come abbiamo fatto prima”, ha detto il ministro degli affari esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulaziz Al-Khulaifi.
Gli Stati Uniti erano a conoscenza dei pagamenti del Qatar a Hamas, ha detto alla CNN un ex alto funzionario del Dipartimento di Stato coinvolto negli eventi della regione, che ha precisato di voler mantenere l’anonimato.
Quale sarebbe lo scopo di questi finanziamenti? Impedire la creazione dello stato di Palestina attraverso l’istituzione di un contrappeso all’Autorità palestinese in Cisgiordania: Hamas. Il generale Amos Gilad, ex alto funzionario del ministero della Difesa israeliano, ha detto alla CNN che il piano è sostenuto dal primo ministro, ma non dalla comunità dell’intelligence israeliana.
C’era di base la convinzione che i finanziamenti avrebbero “indebolito la sovranità palestinese”, ha detto, con l’illusione che “se li avessi nutriti (Hamas) con il denaro, sarebbero stati addomesticati”. Così nel 2018, il Qatar ha iniziato a effettuare pagamenti alla Striscia di Gaza. Un totale di circa 15 milioni di dollari sono stati inviati a Gaza per mezzo di valige piene di soldi consegnate dal Qatar, dopo mesi di negoziati con Israele per giungere ad un accordo sui trasferimenti.
Secondo alcuni rapporti, Nethanyahu stesso nel 2019 si è espresso sulla questione durante una riunione dei parlamentari del suo partito, il Likud, dichiarando che chiunque si volesse opporre alla creazione di uno stato palestinese doveva sostenere la consegna dei fondi a Gaza per mantenere la separazione tra l’Autorità Palestinese e Hamas.
Finanziamenti ad Hamas, una politica a spese dei civili
Consentire trasferimenti di denaro e approvare l’importazione di un’ampia gamma di beni dal Qatar, con la consapevolezza che gran parte del materiale sarebbe stato destinato al terrorismo e non alla costruzione di infrastrutture civili: in questo modo Netanyahu ha tracciato una continuità tra il supporto del terrorismo fondamentalista e la conservazione del suo governo, una manovra imperialista vecchia decenni e già subita dalle popolazioni di quei territori.
Nel 2005 Hamas aveva vinto le elezioni parlamentari in seno all’Autorità Nazionale Palestinese, sopravanzando per la prima volta Al Fatah (i fratelli musulmani dell’OLP). I due principali partiti entrano in rotta di collisione nel 2007: nell’estate di quell’anno scoppia una vera e propria guerra civile tra i palestinesi, al termine della quale Hamas acquisisce il pieno controllo della Striscia di Gaza.
Da quando ha ottenuto la maggioranza nel consiglio legislativo palestinese nel 2006 e ha preso il potere a Gaza nel 2007, la posizione di Hamas si è rafforzata grazie ai finanziamenti ricevuti. Questi aiuti erano legittimati dai tagli e dalle sanzioni ai civili voluti dall’Autorità Palestinese (che dal 2007 non è in grado di riprendere il controllo politico del territorio), in realtà finalizzati a consolidare l’autorità di Hamas nella Striscia.
Con i soldi inviati per mezzo del Qatar Netanyahu credeva di acquistare la quiete, ma le ritorsioni contro il suo governo hanno scatenato una tempesta: il prezzo dell’offensiva di Hamas contro Israele lo stanno pagando oggi i civili di entrambe le parti.
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