Giornata Mondiale Endometriosi: la “malattia invisibile” che rovina la vita

Una patologia da cui sono affette milioni di donne, di cui tre milioni diagnosticate in Italia e 190 milioni in tutto il mondo. Nel nostro Paese, però, continua a mancare la sensibilizzazione e le soluzione per tutte quelle donne che convivono quotidianamente con il dolore cronico

Laura Laurenzi
7 Min di lettura

Immaginate di svegliarvi un giorno con un dolore lancinante nella zona pelvica. Nulla sembra aiutare e il dolore prosegue per giorni. Diventa difficile andare al lavoro, svolgere normalmente le proprie giornate, occuparsi dei propri compiti, andare a scuola o semplicemente uscire a fare una passeggiata. I medici non riescono a individuare immediatamente la fonte di questi dolori e gli esami a cui bisogna essere sottoposti diventano sempre più invasivi e destabilizzanti.

Dopo mesi di torture, in cui spesso si potrebbe perdere il lavoro, avere difficoltà col proprio partner, iniziare a subire le conseguenze psicologiche del dolore cronico, si scopre che la fonte di tutti questi problemi è una sola: l’endometriosi.

Il peggio dovrebbe essere passato, la diagnosi è stata ottenuta e la vita potrebbe tornare a sorridervi. Inizia proprio qui invece l’incubo di circa 190 milioni di donne nel mondo, costrette ad imparare a convivere con una malattia destabilizzante e troppo spesso dimenticata. La precarietà lavorativa, così come sociale, derivante da questa patologia non è riconosciuta al giusto livello e provoca per chi ne soffre un disagio emotivo e psicologico ancora più forte.

In Italia sono circa tre milioni le donne a cui è stata diagnosticata l’endometriosi, ma il numero è presumibilmente più alto, a causa dello stigma legato ai dolori mestruali e alla difficoltà di diagnosi. La Giornata Mondiale dell’Endometriosi nasce quindi per sensibilizzare la popolazione sul tema, ricordando a tutti che il dolore cronico delle donne vale tanto quanto quello degli uomini.

Cos’è l’endometriosi?

L’endometriosi è una malattia “caratterizzata dalla presenza e dalla proliferazione di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina. Il tessuto endometriosico è estrogeno-dipendente e va incontro a processi infiammatori acuti e cronici, che possono coinvolgere più organi, non solo pelvici. A seconda della sede l’endometriosi può comportare lesioni ovariche, lesioni peritoneali superficiali e lesioni peritoneali profonde“, si legge sul sito del Ministero della Salute.

Una patologia invasiva, dolorosa e debilitante che colpisce tra il 2 il 10% della popolazione femminile generale e il 10-15% delle donne infertili o con difficoltà a concepire. L’endometriosi è infatti spesso associata all’infertilità e frequentemente ne è la causa principale. Il picco di questa patologia si verifica solitamente tra i 25 e i 35 anni, ma può presentarsi anche in fasce di età più basse. Dal punto di vista chirurgico, clinico, biologico e della fertilità, non vi è ancora un pieno accordo sui sistemi di classificazione e su come valutare il ruolo dell’endometriosi sulla fertilità e la considerazione che occorre avere nel programmare un trattamento chirurgico o medico o di procreazione medicalmente assistita.

Le testimonianze di Giorgia Soleri e Stella Grillo

Non tutto è perduto. In Italia negli ultimi anni il dibattito sull’endometriosi è diventato sempre più affermato, anche grazie a personaggi di spicco che hanno iniziato a condividere le proprie esperienze e a sensibilizzare su un tema ancora sconosciuto a troppi. “Decine e decine di visite fatte snocciolando i miei sintomi uno dopo l’altro per sentirmi dire, in continuazione, che ero in perfetta salute” ha raccontato sui social l’influencer Giorgia Soleri.

“Sono stata, per 11 lunghi anni, accompagnata da un senso di inadeguatezza che mi nauseava quasi quanto quel dolore che a un certo punto ha iniziato ad attanagliarmi le pelvi come una dolorosa cintura di spine anche quando non avevo le mestruazioni, anche durante la minzione, la defecazione, i rapporti sessuali“, continua il suo racconto Soleri, non risparmiando dettagli e urlando al mondo la sua sofferenza e la sua rabbia per tutte quelle volte in cui il suo dolore è stato dismesso e ignorato.

I temi della salute mentale, della sessualità, delle relazioni e delle malattie invisibili sono ormai i pilastri delle mie battaglie e dei miei progetti. Sono estremamente convinta che ampliare il confronto e il dialogo sulle tematiche sopra elencate, possa portare ad una maggiore consapevolezza di ognuno e ognuna, e soprattutto sono convinta siano strumenti imprescindibili per la prevenzione” ha raccontato invece Stella Grillo in uno dei suoi tanti post su Instagram dedicato alla sensibilizzazione sulle cosiddette “malattie invisibili

Le speranze in Italia

Altri barlumi di speranza sono nati dalle iniziative di alcuni comuni italiani, vicini alla sensibilizzazione sul tema dell’endometriosi. In prima linea Sassari, la cui amministrazione comunale ha deciso di avviare l’iter di modifica del regolamento sul lavoro agile per introdurre anche l’endometriosi tra i casi che assumono carattere prioritario.

Abbiamo voluto dare un segnale nell’attesa di una normativa nazionale. L’auspicio è che altri enti e istituzioni seguano il nostro esempio” ha spiegato il sindaco Nanni Campus, sottolineando che in quanto medico “conosco bene la malattia e le sue conseguenze, anche sociali, per chi ne soffre. La scelta di introdurla tra i parametri per avere precedenza nel poter lavorare da casa ha più motivazioni, poiché facilita la dipendente, che potrà organizzarsi le attività, senza doversi assentare per malattia; inoltre la fa sentire meno sola e incompresa, che è uno dei gravi problemi che accompagna l’endometriosi portando spesso la donna alla depressione. È importante che se ne parli“.

A Bari è stato invece sperimentato un intervento innovativo che combina l’effetto di due raggi laser e l’uso di fibre ottiche per il trattamento dei polipi endometriali e delle cisti endometriosiche. L’operazione, come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno è stata condotta dal professor Ettore Cicinelli, direttore dell’unità operativa di ginecologia e ostetricia dell’ospedale universitario barese. Tale operazione garantirebbe danni minori ai tessuti sani e una preservazione maggiore della “riserva ovarica“.

© Riproduzione riservata

Condividi questo Articolo