Giorgia, un’europeista alla Casa Bianca coperta di elogi da Trump, per un accordo sui dazi arrivederci a Roma

Accolta trionfalmente da Trump, con gli onori più smaccati, Meloni porta a termine una missione che vale molto per lei sul piano politico e dell’immagine. Sui dazi se ne riparlerà, in un vertice Usa-Ue da tenere probabilmente a Roma. Sull’Ucraina nessun cedimento a Trump. Confermato l’impegno dell’Italia a portare al 2% del Pil il budget per la difesa. Meloni ha evitato di piacere e compiacere il tycoon perché avrebbe compromesso la sua personale credibilità

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Che dire? Essere trumpiani a Bruxelles ed europeisti alla Casa Bianca è un esercizio di equilibrismo estremo ma se riuscisse a tenere per il tempo necessario a chiudere la partita dei dazi Giorgia Meloni si troverà la strada spianata per lungo tempo. Non era scontato l’esito dell’incontro con un personaggio che definire imprevedibile è un eufemismo. Meloni aveva chiaro il ruolo e la sceneggiatura, concordata puntigliosamente con von der Leyen: i dazi sono materia dell’Unione e dunque con la Commissione dovrà trattare Trump.

Diverso, in parte, il capitolo Ucraina. La questione ha un profilo squisitamente politico e l’Ue ha un nucleo solido di Paesi a sostegno di Zelensky, con l’eccezione di Ungheria e Slovacchia, vere e proprie quinte colonne di Putin in Europa. Sul punto Meloni ha ribadito, con tatto diplomatico, che l’Italia continuerà a sostenere convintamente le ragioni di Kiev. Trump ha potuto soltanto prendere atto di una divergenza. Dirà il tempo e l’evoluzione dello scenario bellico se e in che modo si potrà ricomporre la divaricazione fra le due sponde dell’Atlantico.

In sede di bilancio, almeno per quello che raccontano le note e le dichiarazioni ufficiali, la missione a Washington non poteva avere un successo migliore. Meloni conosceva la posta in palio e ha evitato di bruciare le carte di cui disponeva. Ha sfruttato fino in fondo l’affinità, piu ideologica che politica, con Trump evitando accortamente di alzare la posta. Quanti la accusavano di recarsi a Washington per baciare la pantofola (e non solo quella, dopo la performance da caserma di Trump) si ritrovano spiazzati sul punto. Il colloquio è stato fra pari. Meloni è quasi sparita sotto la coltre di elogi e complimenti del suo ospite, pronunciati con un’enfasi troppo esagerata da renderli quasi insinceri.

Tant’è, lui è fatto così e l’Europa dovrà farsene una ragione. In attesa di avviare un negoziato sui dazi – capitolo che lo stesso Trump ha detto di voler affrontare con l’Europa e non con i singoli Paesi – Meloni ha fatto notare che nella bilancia commerciale bilaterale Trump farà bene a contabilizzare i circa 10 miliardi di investimenti dell’Eni negli Stati Uniti: una nota a margine per dire che lo sbilancio commerciale lamentato da Trump non è nella dimensione che lui immagina.

Quanto agli altri dossier, è filato via liscio il tema del budget per la difesa. Meloni ha assicurato che già al prossimo vertice Nato di giugno l’Italia si presenterà con l’impegno assolto di portare quella voce di spesa al 2% del Pil. Dalle opposizioni, soprattutto dal M5S ma anche dai settori più disastrati del Pd (Goffredo Bettini lavora per disastrare quel poco che resta ancora in piedi) è venuta l’accusa non si sa se più ridicola o surreale di aver ceduto alle richieste di Trump.

Per dire le cose come stanno, la richiesta di incrementare la spesa per la difesa è venuta dal segretario della Nato, l’olandese Mark Rutte. E l’Italia, fra i 27 Paesi dell’Unione, è il più inadempiente sul punto, insieme a Malta. Siamo superati da Paesi come la Grecia. Per tacere della Polonia, il cui premier, Donald Tusk, ha avvicinato rapidamente la spesa per la difesa al 5% del Pil: effetto scontato per un Paese che sente sul collo il fiato dell’orso russo.

Per tornare al vertice di Washington sarà da capire meglio, perché le note sul punto sono scarne anche se della questione ne hanno parlato, quale intesa è stata trovata sull’acquisto del gas liquido americano, il GNL, da parte dell’Italia. Sul tema Meloni sarà incalzata dalle opposizioni per avere tutti gli eventuali dettagli e capire fino a che punto sarà da considerare una voce di compensazione nello squilibrio della bilancia commerciale americana.

 Se al successo del viaggio somma lo spaesamento delle opposizioni catechizzate da un Goffredo Bettini in versione Gandhi, Meloni può dire di trovarsi il sole in tasca (copyright S.B.).

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