“Se votare potesse cambiare qualcosa non ce lo farebbero fare“, nei giorni che precedono le elezioni e soprattutto l’8 e il 9 giugno questa frase, accompagnata da una foto di Mark Twain, ha spopolato sui social. Un invito all’astensionismo, soprattutto tra i più giovani, che però cade nuovamente nel fossato profondissimo delle Fake News. Non c’è nessuna certezza che lo scrittore statunitense abbia realmente pronunciato o scritto tale frase e allo stesso tempo non c’è alcun concetto che sia più distante dalla realtà di questo.
In una tornata elettorale fondamentale come quella delle elezioni europee, così come delle amministrative in circa 3700 Comuni italiani, le percentuali dell’astensionismo in Italia sono spaventose. Circa metà della popolazione italiana in possesso dei diritti di voto non si è recata alle urne. Un trend che dovrebbe spaventare e soprattutto indurci ad una riflessione. Perché gli italiani non vogliono esercitare un loro diritto e allo stesso tempo adempiere al dovere più importante in una democrazia?
Quando interpellati gli astensionisti danno le risposte più disparate, anche alla luce del fatto che l’astensionismo è un fenomeno figlio di fattori diversi e variegati, eppure c’è una fascia di popolazione in cui la risposta sembra più o meno sempre la stessa, anche se declinata in maniera differente. “Non mi sento rappresentato“. Così i giovani italiani lanciano il grido di allarme verso una classe politica che si distanzia sempre di più da quella che è una fascia della popolazione sempre più esigua.
I giovani chiedono spazio e attenzione, stanchi di essere considerati la generazione del futuro e allo stesso tempo essere dimenticati dal presente. Di fronte alla crescita di partiti che puntano alla diminuzione delle riforme green, all’attenzione all’ambiente, all’ecosostenibilità e soprattutto ai diritti, inizia a farsi strada una generazione sempre più attenta ma allo stesso tempo sempre più assente.
Europee, il voto a sorpresa dei fuorisede
A dimostrazione di come effettivamente basti pochissimo per far tornare la voglia di partecipare alla vita democratica, è giunta in soccorso dell’Italia una nuova modalità di voto, seppur indirizzata a pochi fortunati. Il voto a distanza per gli studenti fuorisede. Quindi, una modalità specifica non per tutti i fuorisede ma solo quelli regolarmente iscritti ad un corso di laurea in una città o Regione diversa da quella di residenza.
Una tipologia di voto richiesta da anni e approvata solo per le Europee di quest’anno. Quindi non tutte le votazioni, ma solo quelle per l’Europarlamento. Quindi, chi tra questi studenti fuorisede avesse dovuto votare anche per le amministrative avrebbe potuto farlo comunque solo nel Comune di residenza. Una novità studiata a metà, ma che comunque rappresenta una sorta di passo in avanti verso una modalità di voto che sia più inclusiva e a disposizione di tutto.
Sono stati ben 17mila gli studenti che hanno deciso di aderire all’iniziativa su un totale di 591mila. Un numero esiguo che però ha rappresentato una sorta di rivoluzione nel nostro Paese. I voti di questi 23mila giovani sono in totale controtendenza rispetto a quelli del resto del Paese, dove a votare è stato il 49,69% degli italiani. Se nel complesso in Italia il consenso maggiore è stato raggiunto dal partito di Giorgia Meloni con quasi il 29% dei voti, in quel piccolo gruppo di giovani votanti la situazione è ben diversa.
Il partito più rappresentativo dei giovani fuorisede è Alleanza Verdi e Sinistra, che ha ricevuto il 40,3% dei voti, seguito dal Pd con il 25,47% e Azione di Carlo Calenda con il 10,21%. Solo alla fine della lista si trovano i partiti della maggioranza di centrodestra: anche qui Meloni è in prima linea con il 3,37% dei voti, seguita dal 2,33% di Forza Italia e lo 0,53% della Lega. Risultati che sembrano dipingere un’Italia diversa da quella che è stata descritta dalle elezioni complessive e che dimostra come la percezione della politica sia ben diversa a seconda della fascia d’età.
Europee, il voto degli under 30
Se i 17mila elettori fuorisede sembrano un campione troppo esiguo per poter condurre un’analisi accurata, è possibile allargare il campo agli elettori under 30. Una fascia più composita ma che comunque si allinea con i risultati elettorali del voto dei fuori sede. Il 18% degli elettori under 30 ha votato il Partito Democratico di Elly Schlein, il 17% il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte e il 16% Alleanza Verdi e Sinistra di Fratoianni e Bonelli.
Tra gli under 30 ha vinto il Campo Largo voluto da Elly Schlein e mai realizzatosi. Il 6,7% raggiunto da Alleanza Verdi e Sinistra, un successo inaspettato e grande sorpresa di queste elezioni, sembra proprio essere figlio del voto dei giovani, interessati e proiettati verso un futuro ecosostenibile e soprattutto vivibile. Mentre la temperatura media del globo continua ad aumentare, i ghiacci continuano a sciogliersi e i fenomeni climatici intensi continuano a uccidere, i giovani non perdono la speranza e cercano di costruire una classe politica che si preoccupi veramente di questi temi.
Al quarto posto nella classifica dei voti degli under 30 si piazza FdI di Giorgia Meloni con il 14%, un risultato ben più alto rispetto al sesto voto nella classifica dei fuorisede. Seguono Forza Italia al 9%, risultato allineato con quello nazionale, Stati Uniti d’Europa al 7%, Azione al 6% e Lega al 5%.
Mentre nel resto d’Europa i partiti di destra ed estrema destra sembrano essere i favoriti anche tra i più giovani, in Italia la popolazione si spacca. Già provata dall’astensionismo, la classe degli elettori giovani italiani è influenzata da una mancanza di interesse così come da un sempre più tangibile allontanamento dai temi e dai valori della classe politica italiana. Piccoli partiti, finora sempre relegati nelle retrovie della politica, sembrano aver trovato nei giovani italiani quella piscina di consensi a loro utile.
Speriamo che le false citazioni di Mark Twain scompaiano dai social media, lasciando il posto a propositi positivi e all’impegno per la democrazia e la sua tutela. In un momento storico così cruciale, in cui ogni scelta individuale conta, le elezioni europee avrebbero dovuto rappresentare l’occasione per tutti gli italiani di assumersi le proprie responsabilità e di esercitare i propri diritti. Votare può davvero fare la differenza, e in Italia c’è ancora la possibilità di cambiare le cose.
© Riproduzione riservata