Europa: non difendere Israele significa sottomettersi all’Islam

Il disegno strategico delle avanguardie islamiche, e va dal moltiplicatore demografico alla conquista dell'Europa attraverso i flussi migratori

Beppe Santini
5 Min di lettura

Nessuno in Occidente vuole una nuova assurda guerra di civiltà, religiosa, politica, ideologica, tra Cristianesimo e Islam, tra Occidente e Oriente, ma il problema è che lo scontro di civiltà non lo ha inventato Huntington con il suo celebre saggio, ma è una realtà con cui dobbiamo fare i conti da quando le avanguardie del risveglio islamico l’hanno pianificato.

E se è vero che non tutti i musulmani sono fondamentalisti, è anche vero (e sconfortante) che i Paesi arabi cosiddetti moderati si sono schierati quasi tutti dalla parte di Hamas, e anche le condanne da parte della comunità islamica italiana sono state troppo rare. Anzi: il clima che si respira nelle moschee è di pieno sostegno al terrorismo palestinese. Sono i frutti avvelenati della Rinascita islamica, che consiste nella riscoperta non solo bellica ma anche normativa della Jihad, con l’interpretazione più estrema dei versetti del Corano, nella radicalizzazione delle masse, nella ricchezza smisurata del petrolio, nella modernizzazione non più legata al presupposto umiliante dell’occidentalizzazione.

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E’ un disegno strategico che viene da lontano, dunque, quello delle avanguardie islamiche, e va dal moltiplicatore demografico alla conquista dell’Europa attraverso i flussi migratori, alla proliferazione delle moschee in cui si predica l’odio contro l’Occidente, fino alla creazione di ghetti confessionali e all’indottrinamento dei lupi solitari per trasformarli in terroristi (il ministro Piantedosi oggi ha purtroppo confermato che resta alto il rischio di infiltrazione terroristica dei flussi migratori illegali via mare e via terra, specialmente attraverso la frontiera con la Slovenia, rotta lungo la quale transita la maggior parte dei migranti provenienti dalla rotta balcanica).

Bisogna dunque guardare in faccia la realtà ed essere consapevoli che se non si obbligano gli immigrati ad aderire ai nostri valori e a sentirsi parte di un progetto di società condiviso, l’Italia rischierà di trasformarsi in un Paese a rischio. Dobbiamo insomma affrontare a viso aperto l’arroganza di chi vorrebbe calpestare i nostri valori, e non lo si fa inseguendo il dialogo ad oltranza. Dovrebbe insegnare qualcosa l’imam di Monfalcone, il comune italiano con la maggior quota di islamici in proporzione al numero dei residenti, il quale dice sfrontatamente: “Non siamo interessati all’integrazione perché vogliamo sostituirvi“.

moschea islam
moschea islam

A proposito di civiltà, ci sono due notizie degli ultimi giorni che dovrebbero far riflettere: il leader religioso palestinese Yousef Makharzah, sulla televisione libanese Al-Waqiyah, ha difeso i matrimoni precoci sostenendo che l’età non ha significato finché il corpo della ragazza può sopportare relazioni intime con uomini adulti: ״Allah ha permesso al profeta Maometto di sposare Aisha vecchio quando lei aveva nove anni”. Non è forse, questa, una palese violazione dei diritti dei bambini e dei diritti delle donne nel mondo arabo-musulmano? C’è un’immagine, poi, diffusa su “X”, in cui si vede un vecchio musulmano afghano che sta prendendo con la forza la sua sposa bambina per violentarla dopo che i suoi genitori gliel’hanno venduta.

Questa è la sharia che l’Europa sta lasciando entrare dentro i suoi confini, ma il segnale più inquietante di sottomissione all’Islam che le istituzioni comunitarie hanno dato è stata la costante delegittimazione dello Stato di Israele, una politica scellerata che ha contribuito al risveglio dell’antisemitismo, di cui stiamo tragicamente osservando gli effetti con la ricomparsa delle stelle di David su case e negozi ebrei. Invece di difendere a spada tratta Israele, si è troppo spesso messo in atto un meccanismo perverso per confondere artatamente la causa con l’effetto, come se il terrorismo palestinese e islamista fosse legittimato dalla presenza dello Stato ebraico. Un errore tragico.

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