L’Italia non s’è desta e, per quanto si possa discutere sulle tragiche condizioni dei penitenziari magiari, per certi aspetti la nostra penisola sul trattamento inumano dei detenuti non è da meno. A preoccuparsi dell’attuale situazione è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, allarmato dal numero dei suicidi in carcere in Italia registrati dall’inizio del 2024, ben 14. Il capo dello Stato, per avere qualche informazione in più e per dare anche un segnale forte alla politica, ha convocato il capo dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Russo per capire come viene affrontato il problema.
Il presidente, però, in maniera indotta fa riflettere anche su tutti gli altri prigionieri che si trovano dall’altro lato delle sbarre: i poliziotti penitenziari, che da anni lamentano una grave carenza del personale. Quindi, da un lato detenuti ammassati dentro penitenziari dove non è garantito un futuro, un reinserimento nella società e, dall’altro, uno spauracchio di agenti ai quali non viene garantito il diritto a lavorare in sicurezza. All’interno delle carceri nessuno è vincitore, nessuno si salva o viene salvato.
Detenuti suicidi: numeri alla mano nel 2024 uno ogni due giorni
I dati preoccupanti non riguardano solo i suicidi in Italia, ma l’intero universo delle carceri. Il numero di detenuti che si sono tolti la vita, solo nel 2024 è di 14: uno ogni due giorni. Se si manterrà costante questo andamento verrà battuto il record del 2022, quando i suicidi furono 85. In più, osservando i numeri aggiornati al 31 dicembre, riportati dalla presidente della Cassazione Margherita Cassana, il quadro peggiora: parliamo di 60.166 reclusi per 51.179 posti virtuali. Le celle stanno esplodendo, i detenuti sono oltre 63mila, numero non troppo lontano dai 66mila carcerati che provocarono in passato la dura condanna della CEDU, la Corte europea per i diritti dell’uomo.
Agenti, allarme pianta organica
La polizia penitenziaria ha un problema opposto, oggi contano 36.000 unità in servizio a fronte di una pianta organica di 42.000 unità. Da un’analisi effettuata dal DAP nel 2018 risultava una carenza di circa 17.000 unità.
Le proposte della politica non combaciano con la realtà
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intanto, sembra essere confuso o almeno non interviene con risolutezza alla risoluzione del problema carceri. Vuole creare nuove strutture detentive, ma allo stesso tempo nel ddl sicurezza aggiunge al Codice penale 15 nuovi reati, arrivando a comprendervi le manifestazioni di protesta non-violenta in carcere, come ad esempio il rifiuto del cibo. Rilanciare l’edilizia penitenziaria, tamponando l’emergenza attraverso il recupero di vecchie caserme in dismissione da trasformare in colonie penali, ha senso senza personale carcerario da impiegare all’interno?
Ma ancora più assurda risulta essere la proposta di +Europa suggerita da Riccardo Magi: istituire apposite case di reinserimento sociale dove, d’intesa con i Comuni, potrebbero essere destinati quei detenuti che hanno meno di un anno da scontare. Questa formula ricorda molto le REMS istituite per ospitare i detenuti psichiatrici. Funzionano in Italia? No. Allora, seguendo questo ragionamento, delle “REMS” per detenuti non affetti da malattie mentali molto probabilmente saranno altrettanto fallimentari.
A dare delle soluzioni alternative ci provano Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino e Roberto Giachetti, che vanno nella direzione del rafforzamento della liberazione anticipata. Anche qui il problema resta. L’Italia ha una mentalità precisa, che punta in direzione della reclusione, non di metodi alternativi. Per realizzare una rivoluzione culturale nel Paese, serve tempo.
Il Panopticon di Bentham, un fallimento
La verità è che gli unici soggetti che possono dare risposte concrete sono il DAP e il parlamento, che allo stato attuale sembrano avere nei fatti una sovranità molto limitata. Intanto restiamo in bilico, sperando che l’incontro tra il capo dello Stato e il capo del DAP Russo non restino sul piano simbolico. Allo stato attuale il sistema carcerario del Paese sembra somigliare giorno dopo giorno al Panopticon, una struttura ideale progettata nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham. Il concetto su cui si basava la progettazione è di permettere a un unico sorvegliante di osservare tutti i soggetti di una istituzione carceraria senza permettere a questi di capire se siano in quel momento controllati o no. In Italia gli agenti penitenziari sono pochi e i detenuti troppi. Non poteva immaginare Bentham che nella realtà in Italia questo sistema è più che fallimentare.
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