Ogni 25 aprile, l’Italia celebra la Festa della Liberazione. Nel 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l’insurrezione generale “contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine“. Però, la guerra non era ancora finita.
Nonostante le varie peripezie, il 25 aprile rimase la data simbolica della rinascita democratica italiana. Celebrato fin dal 1946, il 25 aprile sostituì le ricorrenze fasciste con quelle di una ritrovata libertà. In questa cornice, la musica ha sempre avuto un ruolo fondamentale: attraverso alcune canzoni, il ricordo della Liberazione si è radicato nella memoria collettiva.
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Bella Ciao è il canto che più rappresenta questa celebrazione. Nato probabilmente come canzone popolare anteriore alla guerra, è diventato simbolo universale della resistenza contro l’oppressione. Il suo testo parla di un partigiano che si alza all’alba per combattere e, se necessario, morire per la libertà. Si tratta di un vero e proprio rito, capace di unire generazioni diverse in un unico coro di memoria e speranza.
Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli accompagna da sempre le celebrazioni ufficiali del 25 aprile. Con il suo richiamo all’unità e alla lotta per la libertà, diventa in questa occasione non solo simbolo del Risorgimento, ma anche della Liberazione dal nazifascismo, risuonando durante le cerimonie civili e militari.
Li vidi tornare di Luigi Tenco è una prima versione di quella che poi sarebbe diventata Ciao Amore, Ciao. Canzone antimilitarista struggente, racconta il ritorno dalla guerra, ma anche l’amarezza e l’inquietudine. Quel testo, troppo diretto e scomodo per i canoni del Festival di Sanremo 1967 (di cui rimane solo una registrazione audio e delle immagini), venne considerato inaccettabile. A Tenco fu quindi imposto di modificarlo. Il cantautore, pur contrariato, fu costretto ad accettare quel compromesso, rielaborando il brano in una versione più conforme alle esigenze della kermesse canora.
Ogni anno, il 25 aprile si rinnova attraverso parole, note e silenzi. Dietro le celebrazioni ufficiali, dietro anche qualche polemica, rimane la memoria viva di un giorno che ha segnato il ritorno alla libertà.
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