A seguito dell’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky le speranze per una pacificazione dell’Ucraina sembrano essere rifiorite. Al momento, comunque i rapporti tra i due Paesi non sono ancora distesi e Kiev e Mosca non riescono a trovare un accordo neanche sulla situazione nel Kursk. Putin ha annunciato ieri che la regione russa invasa lo scorso agosto dalle truppe ucraine è stata liberata, ma l’Ucraina ha immediatamente smentito la notizia.
“Le nostre forze continuano le loro attive operazioni difensive nelle aree designate delle regioni di Kursk e Belgorod“, ha infatti scritto Zelensky su X, sottolineando come la situazione rimanga nei fatti “difficile“. In un lungo post, il presidente ucraino ha sostenuto che gli attacchi russi proseguono senza freni e in molte direzioni, per cui i combattimenti sono ancora in corso. Il leader di Kiev ha quindi colto l’occasione per ricordare ancora una volta come le pressioni internazionali operate sulla Russia siano ancora insufficienti.
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“Presto saranno cinquanta giorni da quando la Russia ha iniziato a ignorare la proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco completo e incondizionato“, ha ricordato, aggiungendo che quello odierno è il momento di continuare ad agire con sanzioni e punizioni dure nei confronti di Mosca.
Rubio: “Un accordo tra Russia e Ucraina ancora non c’è”
Sulla questione si è poi inserito il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, che ha confermato come al momento non sia ancora stato sancito un accordo tra Russia e Ucraina. Sulla mancanza di sanzioni da parte americana contro la Russia, il diplomatico ha chiarito che gli Usa continuano a lavorare nella speranza di poter mantenere un canale comunicativo aperto con Mosca, in quanto, nel momento in cui si procede con le sanzioni, “si abbandonano gli sforzi diplomatici e si apre ad altri due anni di guerra“.
In questo senso, quindi, gli Stati Uniti sono ora al lavoro per capire se Kiev e Mosca vogliono veramente giungere alla pace. Questa settimana sarà dunque cruciale, in quanto gli Usa decideranno se vorranno ancora rimanere coinvolti nelle operazioni di pacificazione oppure no. “È complicato“, ha poi confermato, aggiungendo che comunque l’unico leader che oggi può portare Ucraina e Russia ad un accordo è proprio Donald Trump.
Peskov: “C’è sintonia tra Mosca e Washington”
La frustrazione di Donald Trump per la questione ucraina sembra sempre più palpabile. Nel pomeriggio di ieri, mentre si trovava a bordo dell’Air Force One, decollato da Fiumicino a seguito dei riti funebri di Papa Francesco, il presidente degli Stati Uniti ha deciso di inviare una stoccata durissima nei confronti del suo omologo russo. “Putin vuole la pace o mi sta prendendo in giro?“, questo in breve il sunto del suo messaggio, che si concludeva con una non troppo velata minaccia di sanzioni nei confronti di Mosca se il conflitto non dovesse giungere ad un cessate il fuoco.
La Russia non ha commentato l’ennesimo ultimatum degli Stati Uniti, preferendo invece rivendicare nuovamente la presunta conquista della regione del Kursk e quindi la possibilità di un’apertura ai negoziati. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha trattato oggi un argomento che potrebbe in parte rispondere alla sfuriata di Trump. “I colloqui tra Russia e Stati Uniti sull’Ucraina hanno bisogno di riservatezza, ma su molte cose c’è sintonia“, ha sottolineato, chiarendo come al momento non sia possibile continuare a parlare di pacificazione e tregua di fronte agli occhi e alle orecchie dell’opinione pubblica.
Un velato riferimento anche all’attacco di Trump, pubblicato sul suo social network e forse più mirato a dimostrare ad America e Ue la sua posizione che veramente a mandare un messaggio alla Russia. Ieri, intanto, il presidente ha incontrato per circa 15 minuti il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, intrattenendosi in quello che il leader di Kiev ha definito “un incontro storico“. Sembrerebbe che le esequie di Papa Francesco abbiano velocizzato i progetti di pace per l’Ucraina, riaccendendo la speranza che il conflitto possa avere presto una conclusione.
Ucraina, i nuovi letali attacchi di Mosca
Al momento, comunque, la pace sembra ben lontana dal territorio di Kiev. L’Ucraina ha affermato che solo nella notte tra il 26 e il 27 aprile ben 149 droni hanno colpito le sue città, causando anche una vittima. Le zone maggiormente colpite sono state quelle di Zhytomyr, Dnipropetrovsk, Odesa, Donetsk, Sumy e Cherkasy, come hanno riferito diversi funzionari ai media ucraini.
Secondo quanto si apprende, l’aeronautica sarebbe riuscita ad abbattere circa 60 droni, mentre altri 70 sono scomparsi dai radar senza raggiungere i loro obiettivi. Si presume, quindi, che questi siano stati disturbati dai sistemi di difesa elettronica. Come riporta il governatore della regione di Dnipropetrovsk, la vittima di questi attacchi è deceduta nella città di Pavlohrad, dove anche una ragazza di 14 anni è rimasta ferita.
Ancora vittime innocenti di un conflitto che ormai prosegue da 26 mesi e la cui fine in tempi brevi non sembra più tanto scontata. Oltre all’attacco odierno, Kiev deve fare i conti anche con gli attacchi che ieri hanno colpito il Donetsk, dove sono morti 4 civili e 17 persone sono rimaste ferite.
Putin: “L’avventura di Kiev è completamente fallita”
Nel mezzo di questi attacchi è giunto l’annuncio del presidente russo, Vladimir Putin, che ha annunciato la liberazione della Regione del Kursk dall’invasore. L’esercito di Kiev ha smentito la notizia, eppure Mosca continua con la sua narrazione. “L’avventura di Kiev è completamente fallita“, ha infatti sostenuto il titolare del Cremlino, facendo riferimento all’attacco messo in atto da Kiev in questo territorio lo scorso agosto.
Kiev ha definito le dichiarazioni russe come una “manovra di propaganda“, aggiungendo poi che le truppe ucraine continuano a combattere nel Kiev, dove la situazione è stato però definita “difficile“. Peskov, invece, ha evidenziato come questo sviluppo nel Kursk potrebbe portare all’apertura di un processo negoziale con l’Ucraina “senza precondizioni“. Ora, comunque, le forze di Mosca sono intenzionate a procedere nella regione ucraina confinante con Sumi, con l’obiettivo di creare una zona di sicurezza lungo il confine, come auspicato dallo stesso Putin.
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