Tra le navate del Vaticano e le ombre del Cremlino, Trump sembra in equilibrio precario. Il secondo mandato del presidente è iniziato con il piede pesante su due fronti. A livello internazionale vede al centro la guerra in Ucraina e nuove minacce a Vladimir Putin. Sul fronte interno, invece, un sondaggio AP-NORC fotografa un’America spaccata, in cui 4 cittadini su 10 considerano Trump un presidente “terribile“.
Il sondaggio, condotto su un campione rappresentativo di 1.260 adulti tra il 17 e il 21 aprile evidenzia una profonda frattura tra le aspettative degli elettori e le scelte della Casa Bianca. Solo il 24% approva l’attuale agenda presidenziale, mentre il 59% teme un’impennata dei prezzi a causa dei dazi.
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Un’agenda che non convince
Molti americani non condividerebbero gli sforzi aggressivi di Trump per attuare rapidamente il suo programma. Tra i repubblicani, il consenso non è schiacciante. Secondo il sondaggio, gli statunitensi sono quasi il doppio più propensi a ritenere che il presidente stia dando priorità a temi sbagliati rispetto a chi pensa che si stia concentrando su quelli giusti.
Circa 4 americani su 10 giudicano Trump un “presidente terribile“, un ulteriore 10% lo definisce “scarso“. Solo 3 su 10 lo valutano come “ottimo” o “buono“, mentre meno di 2 su 10 lo considerano “nella media“. Eppure per i primi 100 giorni del mandato, circa il 70% degli adulti statunitensi afferma che questo mandato sta andando più o meno come se lo aspettavano. Solo 3 su 10 dicono che le azioni di Trump siano state inattese.
Tra i democratici la disillusione è cresciuta: tre quarti ritengono che Trump si stia concentrando sulle tematiche sbagliate e circa il 70% lo giudica “terribile”, in netto aumento rispetto a gennaio, quando erano circa il 60%.
La diplomazia tra Ucraina e Vaticano
Le immagini di Trump che stringe la mano a Zelensky nella Basilica di San Pietro dopo i funerali del Papa hanno fatto il giro del mondo, ma le parole rivolte a Putin hanno sollevato perplessità in patria e all’estero. La promessa di “sanzioni bancarie devastanti” contro Mosca non ha scaldato i cuori: solo il 40% degli intervistati approva la linea politica estera. Stephanie Melnyk, repubblicana di origini ucraine, non nasconde lo scetticismo: “Sta cercando una soluzione rapida che non durerà. Putin non è affidabile“.
Le accuse a Putin
In un post su Truth Social, Trump ha sferrato un attacco diretto a Vladimir Putin, accusandolo di non voler fermare la guerra. “Mi sta prendendo in giro?” scrive il presidente, riferendosi ai missili russi su Kiev che hanno ucciso 12 civili. Trump ha anche criticato duramente il New York Times e al suo giornalista Peter Baker, accusandoli di “sabotare ogni possibile accordo” e difendere la strategia negoziale di Putin.
Mosca ha risposto con un’apertura. Durante un incontro di tre ore con l’inviato USA Steve Witkoff, Putin ha dichiarato che la Russia è pronta a colloqui “senza precondizioni“. Fonti russe hanno inoltre sottolineato che l’incontro ha contribuito ad “avvicinare le posizioni” su temi legati all’Ucraina.
Tra Doge e dazi: il paradosso dei consensi
Sui temi economici e tecnologici, i giudizi sono altrettanto frastagliati. I dazi dividono il Paese: il 50% li considera eccessivi, e il timore dell’aumento dei prezzi è alto. L’approvazione sull’economia si ferma al 40%. Per quanto riguarda l’immigrazione, Trump trova consensi al 46%, ma i metodi repressivi spaccano l’opinione pubblica.
L’entusiasmo dei repubblicani per i tagli alla burocrazia e i progetti con Elon Musk contrasta con l’allarme dei democratici, che parlano di “spericolatezza istituzionale”.
Con un approval rating fermo al 40% e un partito spaccato, Trump si trova al bivio: moderare i toni o raddoppiare la posta? Il rischio concreto è che la gestione della crisi ucraina si trasformi in un boomerang politico, capace di coalizzare le persone contro Washington.
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