La morte di Alexei Navalny ha lasciato attonito il mondo intero. Le piste su quanto accaduto al dissidente russo, deceduto lo scorso venerdì nel carcere “Lupo polare” in Siberia, sono molteplici. I punti di domanda balenano nelle menti dell’intera comunità internazionale, non aiutati dalla poca chiarezza del Cremlino che non fornisce ancora nessuna risposta.
Come è morto Navalny? Le ipotesi
In queste ultime ore avanzano le ipotesi sulla morte di Navalny. Secondo quanto riferito da Vladimir Osechkin, fondatore del gruppo per i diritti umani Gulagu.net al Times, i lividi rinvenuti sul corpo del dissidente russo sono compatibili con la tecnica del “pugno unico” utilizzata dagli agenti delle forze speciali dell’ex Kgb, la principale agenzia di sicurezza ai tempi dell’Unione Sovietica. Prima della sua morte Navalny sarebbe stato esposto a condizioni di congelamento in uno spazio all’aperto che può raggiungere i -27 gradi per oltre due ore e mezzo.
Per Osechkin i detenuti non vengono tenuti all’aperto per più di un’ora, e gran parte del tempo viene trascorso all’aperto. Una seconda ipotesi è stata formulata da gruppi investigativi indipendenti russi. Quest’ultimi ritengono che il responsabile della morte dell’oppositore sia stato proprio l’Fsb. Il sospetto maggiore è, infatti, quello di un nuovo avvelenamento. Tale pista è fortemente sostenuta anche da Alexander Polupan, un medico-rianimatore che conosce la storia del primo avvelenamento di Navalny, avvenuto nell’agosto 2020 in Siberia.
La Novaya Gazeta traccia una terza pista. Il corpo del maggiore oppositore di Putin presenta dei lividi che “suggeriscono che sia stato trattenuto giù durante forti convulsioni e poi sottoposto a compressioni toraciche”.