Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che chiede che Israele sia ritenuto responsabile di eventuali crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi a Gaza. Una decisione storica raggiunta grazie ai 28 Paesi che hanno votato a favore, convinti che ciò che sta accadendo a Gaza debba essere in qualche modo etichettato. Al Consiglio 6 Paesi hanno votato contro la risoluzione e altri 13 si sono invece astenuti.
Secondo la Bbc, il clima durante il Consiglio non era particolarmente disteso. Sembrerebbe infatti che si siano verificate delle spaccature tra i Paesi europei, con Germania e Bulgaria che hanno dichiarato che avrebbero votato contro, perché la risoluzione non condannava esplicitamente anche Hamas oltre e Israele. La Francia si è astenuta, definendo però “catastrofica” la situazione umanitaria a Gaza.
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Così come nel caso della risoluzione Onu che chiedeva il cessate il fuoco sul territorio palestinese, anche stavolta Netanyahu ha voluto sottolineare che le comunicazioni dell’Onu si rivolgono quasi sempre esclusivamente alle azioni di Israele, senza riservare lo stesso trattamento alle colpe di Hamas.
La sessione abbandonata dall’ambasciatore di Israele
L’ambasciatore israeliano Merav Ilon Shahar ha deciso di abbandonare la sessione plenaria dell’Onu in segno di protesta. “Una risoluzione anti-israeliana che non menziona Hamas né i suoi crimini del 7 ottobre” ha definito così la decisione delle Nazioni Unite, per poi sottolineare che “nel testo si equiparano gli ostaggi a detenuti sospettati di attività terroristica“. Inoltre, la risoluzione, pur non essendo vincolante, aumenterà la pressione diplomatica su Israele affinché cambi rotta.
L’Onu, poi, con tale risoluzione ha previsto un embargo delle armi per Israele, decisione definita dall’ambasciatore Shahar come “contraria al diritto di Israele di difendersi mentre ignora in modo offensivo la fornitura di armi a Hamas da parte dell’Iran e dei suoi alleati“. La presa di posizione di Israele, che ha deciso di riaprire il valico di Erez e di utilizzare il porto di Shadod come corridoio umanitario, non ha comunque convinto l’Onu. “Questa è una notizia positiva ma, ovviamente, dovremo vedere come verrà implementata. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco umanitario e di un massiccio afflusso di aiuti” aveva infatti dichiarato Stephane Dujarric, segretario generale delle Nazioni Unite.
I danni milionari in Palestina
Durante il Consiglio per i diritti umani dell’Onu è stata anche analizzata la situazione del territorio palestinese, ormai prevalentemente distrutto dalle azioni di Israele. Secondo il capo del Servizio di azione contro le mine dell’Onu (Unmas) in Palestina, Charles Birch, serviranno circa 45milioni di dollari per bonificare la Striscia di Gaza da tutti gli ordigni inesplosi presenti, come dichiarato in un’intervista sul sito delle Nazioni Unite.
“Ci sono più macerie a Gaza che in Ucraina, e come parte del processo di rimozione delle macerie, un compito già enorme di per sé, c’è lo sgombero di esplosivi e munizioni. Sono anni e anni di lavoro. Si tratterà di un’operazione senza precedenti“, ha infatti dichiarato Birch, per poi evidenziare che “l’enorme quantità di bombe sganciate su Gaza dal 7 ottobre significa che ci vorranno milioni di dollari, e molti anni, per bonificare l’enclave da ordigni inesplosi“.
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