Israele attacca Gaza e crolla la tregua, Hamas: “Colpa del sostegno degli Usa”

La nuova campagna di raid lanciata dall'esercito israeliano con l'obiettivo di prendere di mira comandanti del gruppo islamista, ha provocato oltre 300 morti, tra bambini, donne e famiglie intere. Hamas ha sentenziato che così facendo Netanyahu ha condannato a morte gli ostaggi

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La fragile e precaria tregua di cessate il fuoco che proseguiva da quasi due mesi è stata brutalmente interrotta. Nella notte, Israele ha ripreso le operazioni militari nella Striscia di Gaza, lanciando estesi attacchi aerei contro diverse località causando oltre 400 morti e 562 feriti. Un drammatico bilancio emesso dal Ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas e che purtroppo sembra destinato a salire. Diverse vittime, inoltre, sono ancora sotto le macerie e sono in corso le operazioni di recupero. E così Hamas ha duramente condannato la mossa del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, accusandolo di usare il conflitto come “ancora di salvezza politica di fronte alle pressioni e alle crisi interne“.

Una mossa, ha avvertito Hamas, con cui il leader israeliano ha “deciso di sacrificare” i 59 ostaggi ancora prigionieri, di cui 22 si ritiene siano ancora vivi, e “imporre loro una condanna a morte“. Ma, Netanyahu ha giustificato la ripresa dell’offensiva facendo riferimento proprio “al ripetuto rifiuto” da parte del gruppo palestinese di “rilasciare gli ostaggi e di tutte le proposte ricevute dall’inviato del Presidente degli Stati Uniti, Steve Witkoff, e dai mediatori”. Da qui, la decisione di “agire con forza” contro Hamas nell’enclave, “prendendo di mira obiettivi in tutta la Striscia“.

Il Ministro della Difesa Israel Katz, ha amplificato le avvertenze del premier minacciando che “le porte dell’Inferno di apriranno a Gaza” e, di conseguenza, Hamas verrà colpito con una violenza “mai vista prima” se non rilascerà tutti i rapiti. Il gruppo palestinese, così, ha esortato chiedendo che i mediatori ritengano Netanyahu pienamente responsabile di aver violato e annullato di fatto l’accordo di cessate il fuoco. Mentre, la Jihad islamica ha assicurato che la nuova offensiva non darà a Israele la superiorità sulla resistenza, né il campo né nei negoziati, “non libererà Netanyahu e il suo sanguinario governo dalla crisi da cui stanno fuggendo“.

Il piano operativo dell’offensiva è stato presentato dall’Idf lo scorso fine settimana ed è stato approvato dai vertici politici. Lunedì mattina il leader israeliano ha tenuto una serie di riunioni con i capi delle forze armate e dei servizi di sicurezza per prendere la decisione finale sulla tempistica. Si tratterebbe di un progetto che è stato tenuto segreto all’interno di una ristretta cerchia nelle forze armate per usare l’effetto “sorpresa” contro Hamas.

Tel Aviv ha fatto sapere di aver informato in anticipo l’amministrazione di Donald Trump del piano di attacco e dalla Casa Bianca la portavoce, Karoline Leavitt, ha confermato puntualizzando a Fox News che il Presidente degli Stati Uniti ha chiarito che Hamas, gli Houthi, l’Iran, chiunque “cerchi di agire tramite il terrorismo non solo contro Israele, ma contro gli Usa e ne pagherà il prezzo“.

Ma, per il gruppo palestinese sono proprio gli Usa ad incarnare “tutta la responsabilità” della nuova offensiva israeliana, tanto che il movimento ha puntato il dito contro Washington per il sostegno “incondizionato” offerto al governo di Netanyahu. Anche l’Iran ha commentato il massacro a Gaza condannando Israele per quello che ha definito un “genocidio” nella Striscia. “Questi attacchi – ha dichiarato il Portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghai – sono la continuazione del genocidio e della pulizia etnica nella Palestina occupata“.

Il lavoro svolto fino ad ora

La comunità internazionale già da settimane era impegnata a cercare di mantenere la tregua, bloccata in un impasse dopo la fine della prima fase e il mancato avvio della seconda. L’intesa, dunque, che era stata raggiunta grazie alla mediazione di Egitto, Qatar e Usa, con la pressione di Donald Trump, aveva portato dal 19 gennaio alla liberazione di 33 ostaggi e al rilascio di oltre 1.700 detenuti palestinesi. Una breve ed intensa parentesi che aveva regalato un respiro di sollievo alla popolazione di Gaza stremata da oltre 15 mesi di guerra.

Così, di punto in bianco, tutto il lavoro e gli sforzi svolti in questi mesi sono stati distrutti. A Doha erano ripresi i colloqui, con Hamas che premeva per l’avvio della seconda fase come da accordi, incentrati sulla cessazione definitiva della guerra e il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia, in cambio della restituzione di tutti i rapiti. Dall’altro lato, il premier israeliano stava puntando ad un proseguimento della prima fase, con un’ulteriore liberazione di ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi, ma senza la conclusione del conflitto o il ritiro dei soldati israeliani.

Inoltre, per aumentare la pressione su Hamas, Tel Aviv aveva ricorso all’interruzione dell’elettricità e dell’ingresso degli aiuti nella Striscia. Al contempo, gli Stati Uniti avevano tentato di estendere la tregua di cessate il fuoco fin dopo il Ramadan e la Pasqua ebraica, ma i colloqui sostenuti in Qatar non hanno portato a quanto desiderato.

Crosetto: “L’attacco da Israele è conseguenza dell’atteggiamento di Hamas”

Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto

Siamo molto preoccupati” ha confessato il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervistato a Rtl 102.5 in merito alla ripresa del conflitto. “Era evidente – afferma il ministro – che c’era un innalzamento dei toni da parte di Israele“, causato dall’atteggiamento conflittuale di Hamas sul rientro degli ostaggi. “Si interrompe così non lo la tregua ma anche il percorso per riportare tutti gli ostaggi a casa” afferma accorato Crosetto auspicando che si riesca a ripristinare una tregua ma “non sono ottimista e noi lavoreremo per farlo“.

L’attacco di Israele è stato “abbastanza pesante, indicatore di un’evoluzione non positiva nella zona“, ha rimarcato il Ministro sottolineando che l’atteggiamento di Hamas volto ad insistere che avrebbe proseguito la sua lotta. Crosetto fa inoltre notare che fino ad ora era sempre stata mantenuta in Israele una linea di fortissima opposizione a questa tregua. E nonostante ci sia “sempre stato chi avrebbe voluto proseguire fino alla fine, fino al totale annientamento di Hamas“, hanno prevalso le ali contrarie alla tregua“.

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