Nelle prime ore del giorno un violento attacco israeliano si è abbattuto sulla Siria, colpendo la zona del palazzo presidenziale di Damasco. “Gli aerei da guerra hanno colpito la zona intorno al palazzo”, ha scritto l’Idf in un post su Telegram, rivendicando l’attacco.
Il raid dello Stato ebraico è arrivato dopo gli avvertimenti rivolti al nuovo regime siriano in cui si intimava di non marciare verso villaggi abitati dagli appartenenti alla minoranza drusa nel Sud del Paese. Ieri l’avvertimento del ministro della difesa israeliano, che aveva minacciato un’operazione militare qualora i drusi non fossero stati protetti. In una dichiarazione congiunta Israel Katz, il primo ministro Netanyahu ha sottolineato il nesso tra l’attacco dell’Idf e il sostegno di Israele ai drusi: “Questo è un messaggio chiaro al regime siriano. Non permetteremo che le forze vengano inviate a sud di Damasco né che venga posta in essere alcuna minaccia per la comunità drusa“.
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Gli scontri tra sunniti e drusi: cosa sta succedendo in Siria
Fin dall’istituzione del governo transitorio di Abu Muhammad al-Jawlani, insediatosi a seguito del colpo di Stato che ha posto fine al regime di Assad, la questione delle minoranze etniche e religiose all’interno del Paese è stata posta al centro della nuova agenda politica, soprattutto a causa delle aspettative dell’Occidente.
La comunità internazionale ha più volte intimato alla nuova Siria di costituire un governo il più possibile rappresentativo delle diverse comunità presenti nel Paese, soprattutto per quanto riguarda le minoranze. Il nuovo esecutivo sembrava aver accolto queste disposizioni con la nomina di diversi ministri appartenenti alla comunità drusa e cristiana, fra i quali figurava anche una donna.
La tensione è tornata a salire nel Paese dopo gli scontri di martedì scorso tra i miliziani sunniti e la minoranza drusa, che hanno portato alla morte di circa 100 persone, di cui 70 drusi, secondo quanto riportato dalla Ong Osservatorio siriano per i diritti umani. A scatenare le ostilità un audio diffuso sui social media in cui si sentivano insulti rivolti a Maometto. Sebbene ancora non sia stata individuato ufficialmente l’autore del messaggio, i sunniti hanno accusato un druso religioso, nonostante questa possibilità sia stata esclusa dal ministero dell’Interno.
L’accusa è stata usata come pretesto da alcuni estremisti per sferrare attacchi violenti in diverse zone del Paese a maggioranza drusa, soprattutto la città di Jaramana, a pochi chilometri da Damasco. L’attacco ha provocato la reazione drusa, che ha portato a diversi scontri soprattutto a sud della capitale.
Chi sono i drusi e quali sono gli interessi israeliani in Siria
I drusi sono una minoranza etnico-religiosa diffusa, oltre che nella zona meridionale della Siria, anche in diverse zone del Medio Oriente – tra cui anche Israele e Libano. I drusi praticano un culto monoteista di derivazione musulmana sciita, che fonde insieme anche elementi mutuati dal cristianesimo e dall’ebraismo.
La comunità drusa israeliana è fortemente legata a quella di Damasco, motivo per il quale lo Stato ebraico si è mobilitato in loro difesa. Ma l’interesse di Israele verso la Siria è soprattutto di natura geopolitica: il territorio siriano confina a ovest con le alture del Golan, occupate da Israele dal 1967, e nell’ambito della costruzione di diverse zone cuscinetto con i Paesi limitrofi per rafforzare i propri confini, Israele tiene d’occhio i movimenti militari del nuovo governo, specialmente in prossimità delle zone di confine. Recentemente il primo ministro Netanyahu ha intimato all’esercito siriano di mantenersi a distanza dalle province di Quneitra, Daraa e Suwayda, ritenute zone di confine sensibili per lo Stato ebraico.
Le intimidazioni e le aggressioni di Israele nei confronti del governo siriano, come anche la sua ingerenza nelle questioni interne, sono da leggere alla luce di questi interessi fondamentali, in un momento in cui lo Stato ebraico è impegnato militarmente e cerca di espandere e consolidare i suoi confini.
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