Blogger russo si suicida dopo aver rivelato la morte di 16 mila soldati ad Avdiivka

Sin dall'inizio dell'invasione russa ai danni dell'Ucraina, il governo ha fatto di tutto per evitare la fuoriuscita di notizie relative al conflitto, arrivando a imprigionare civili solo per aver osato utilizzare la parola "guerra". Pertanto, non stupisce la notizia di un blogger spinto al suicidio per aver rivelato il numero di soldati russi caduti nella conquista di Avdiivka

Redazione
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Andrei ‘Murz’ Morozov, blogger e militare russo avrebbe messo fine alla propria vita in seguito a pressioni e minacce da parte dei suoi superiori per eliminare un post dal suo canale telegram, seguito da oltre 100.000 persone. L’evento, ha rapidamente attirato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, suscitando dibattiti su questioni cruciali come la libertà di espressione e la situazione critica dei giornalisti indipendenti in Russia.

Le cause del suicidio del blogger

Secondo quanto riportato da propagandisti e media russi, Morozov avrebbe preso la decisione a causa di un post controverso che lui stesso aveva pubblicato sul suo canale Telegram. Nel post in questione vi era una sua dichiarazione riguardante l’alto numero di soldati russi morti durante la conquista della città di Avdiivka, sostenendo la perdita di oltre 16.000 soldati e 300 veicoli blindati mai confermati dal governo o dai media russi. Questa affermazione avrebbe suscitato reazioni avverse e pressioni da parte dei suoi superiori, i quali avrebbero ordinato a Morozov di cancellare il suo post.

Nel suo ultimo messaggio su Telegram, Morozov ha parlato delle pressioni subite per obbligarlo a rimuovere il suo post controverso, attribuendo la responsabilità della coercizione alla pressione delle “prostitute politiche” guidate da Vladimir Soloyov, conduttore televisivo particolarmente vicino a Putin.

Avrebbe inoltre affermato che queste persone sarebbero state disposte a far ricorso alla violenza se lui non avesse accettato di fare come richiesto. Nel messaggio, Morozov ha anche manifestato il suo intento di porre fine alla propria vita, sottolineando il senso di disperazione e impotenza che lo aveva pervaso a seguito dell’evento. Secondo la testata online Meduza, Morozov si sarebbe tolto la vita con un colpo d’arma da fuoco nell’autoproclamata repubblica di Lugansk, nell’Ucraina orientale. La sua morte non è stata per il momento confermata da fonti ufficiali.

La morte della libertà di espressione

La morte di Morozov ha scatenato un’ondata di reazioni, con alcuni propagandisti russi che lo hanno attaccato pubblicamente durante trasmissioni televisive, accusandolo di diffamare il ministero della Difesa russo e definendolo un “disfattista“, mettendo in dubbio la veridicità delle pressioni subite da Morozov per il suo post.

La tragica scomparsa del blogger solleva interrogativi fondamentali sulla libertà di espressione e sulla situazione dei giornalisti indipendenti in Russia. La morte di Andrei Morozov rappresenta un grave allarme sullo stato della democrazia e dei diritti umani in Russia, mettendo in luce le sfide e le minacce che devono affrontare coloro che osano criticare decisioni della politica o esprimere opinioni divergenti da quelle ufficiali del governo.

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