Sono passate solo due settimane dall’inizio delle polemiche per i messaggi contro la guerra del Festival di Sanremo, e ora, il Festival del Cinema di Berlino si trova al centro di una tempesta di critiche molto simile. I registi del documentario No Other Land sono stati definiti antisemiti per aver pronunciato forti dichiarazioni sulla guerra a Gaza durante la cerimonia di premiazione.
Il documentario, una coproduzione israelo-palestinese diretta dall’attivista palestinese Basel Adra e dal giornalista israeliano Yuval Abraham, ha vinto il Documentary Film Award al Festival. Ma, nel parlare sul palco del contenuto del progetto, le osservazioni dei due autori sul massacro dei civili palestinesi nella guerra a Gaza e la richiesta di fermare l’invio di armi a Israele, hanno scatenato forti polemiche.
Le parole dei registi e la redazione del sindaco
Durante il momento di celebrazione, Basel Adra ha evidenziato la difficoltà di festeggiare la vittoria al festival mentre il suo popolo soffre a causa dei conflitti in corso nella regione, sottolineando le perdite di vite umane a Gaza a seguito degli scontri con Israele. Yuval Abraham ha poi commentato la situazione dal punto di vista israeliano, fornendo un’immagine di profonda disuguaglianza che anche lui riesce a percepire nel suo paese d’origine, e da molto prima dell’inizio del conflitto attuale.
Il sindaco di Berlino, Kai Wegner, ha condannato le dichiarazioni dei due registi, accusandoli di antisemitismo, e ribadendo che non c’è spazio per tale odio nella città. Ha anche sollevato interrogativi sulla gestione del festival da parte della direzione, venendo appoggiato da altri membri del governo tedesco che hanno espresso disapprovazione per i discorsi dei registi, sottolineando la lotta del paese contro l’antisemitismo.
La Berlinale ha risposto alle critiche, sottolineando che le opinioni espresse dai registi sono da considerarsi individuali e non rappresentative del festival. Ha inoltre affermato di comprendere le reazioni di indignazione causate dai commenti, percepiti come troppo di parte, dato che nel discorso non si è fatto riferimento agli attacchi di Hamas del 7 ottobre e la morte dei 1.200 civili israeliani.
Si può parlare di Gaza senza essere antisemiti?
In realtà, il documentario in questione non tratta nello specifico della guerra nella Striscia di Gaza, ma di comportamenti violenti del governo israeliano nei confronti del popolo palestinese, che vanno avanti da molto più tempo rispetto all’inizio del conflitto. Nello specifico, il documentario mostra i tentativi del governo israeliano di espellere i palestinesi da un villaggio rurale nella Cisgiordania illegalmente occupata, Masafar Yatta. Un documentario che, per l’appunto, ha anche vinto al festival di Berlino mostrando la sofferenza del popolo cacciato da casa propria. Pertanto la domanda sorge spontanea: di cosa avrebbero dovuto parlare i registi sul palco?
Per quanto possa risultare bizzarro che qualcuno dia dell’antisemita a un ebreo che parla di diritti civili, è impossibile non notare che il concetto stesso di antisemitismo venga usato spesso a sproposito come un’arma da abbattere contro chi parla di pace e giustizia. Le connotazioni etniche e religiose del popolo di Israele non sono l’elemento contestato dai registi della Berlinale o gli artisti di Sanremo, eppure, le loro parole vengono comunque considerate come un atto di odio nei confronti degli ebrei, riducendo i palestinesi ad Hamas, e fingendo che il conflitto Iseaelo-palestinese sia nato il 7 ottobre con un attentato terroristico.