Tassi, Bank of England taglia dello 0,25%, ma Fed resta cauta e infuria Trump: “Powell è uno stupido”

"Siamo in una buona posizione per attendere maggiore chiarezza prima di decidere  aggiustamenti della politica monetaria", ha infatti insistito Powell, chiarendo che gli appelli del presidente Trump non influenzano in alcun modo le decisioni degli economisti della Fed

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Donald Trump continua a non nutrire simpatie per il presidente della Fed (Federal Reserve System), Jerome Powell, che ha deciso nuovamente di lasciare invariati i tassi di interesse negli Stati Uniti, senza procedere con il tanto richiesto taglio da parte del presidente Usa. A quasi un giorno di distanza dall’annuncio, il Tycoon è tornato ad esprimersi con toni durissimi nei confronti dell’economista, definendolo uno “stupido“.

Secondo il titolare della Casa Bianca, infatti, la Fed dovrebbe procedere assolutamente con il taglio del valore dei tassi di interesse, in quanto l’economia americana si trova in una situazione piuttosto stabile. “Petrolio ed energia in forte calo, quasi tutti i costi, tra cui generi alimentari e uova, in calo, praticamente nessuna inflazione“, ha scritto Trump su Truth, cercando di tracciare un quadro positivo che dovrebbe spingere la Banca centrale americana ad agire con prontezza.

Le parole del Tycoon, poi, sono giunte quasi in concomitanza con l’annuncio della Bank of England (Boe), ovvero la Banca centrale d’Inghilterra, di un taglio di un quarto di punto dei tassi di interesse. Una scelta decisiva e che metterebbe in luce un sostanziale auspicio per la situazione economica inglese, che potrebbe essere messa in difficoltà dai dazi Usa. Inoltre, proprio oggi, il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha annunciato novità proprio in riferimento ad un accordo commerciale con gli Usa riguardante l’aumento delle tariffe sui beni di importazione.

Tassi, le decisioni contrapposte di Fed e Boe

In questo contesto, quindi, la Boe ha deciso di far scendere i tassi di interesse fino al 4,25%, a fronte dell’ultimo dato sull’inflazione al 2,6%. Questa sarebbe scesa di 0,2 punti percentuali, convincendo gli economisti della Bank of England ad agire per abbassare il prezzo del denaro. La decisione è stata presa dal Monetary Policy Committee presieduto dal governatore Andrew Bailey e sembrerebbe che sulla decisione abbia influito il percorso che in questi mesi ha intrapreso la Banca centrale europea.

Gli economisti Ue, guidati da Christine Lagarde, dallo scorso luglio procedono con tagli dello 0,25%, nella consapevolezza di una situazione economica e inflazionale in netta ripresa. In ogni caso, il Consiglio della Bce ha più volte rivendicato un progetto basato sui dati e che non si prefigge alcun obiettivo fisso. Mentre le due banche europee, quindi, procedono spedite verso un taglio dei tassi, la Fed continua a rimanere ferma sul suo punto e a sottolineare i pericoli rappresentati dalle conseguenze dei dazi immessi da Donald Trump.

In questo senso, anche il governatore della Boe, Andrew Bailey, ha voluto mettere in luce come l’economia globale sia effettivamente imprevedibile, annunciando quindi un approccio graduale e cauto su ulteriori tassi. Quello odierno è infatti il primo taglio dall’introduzione delle tariffe aumentate. Lo stesso Jerome Powell ieri ha sostenuto che “l’incertezza sulle prospettive economiche è ulteriormente aumentata“. Allo stesso modo, poi, negli Usa sarebbero aumentati anche i rischi di una maggiore disoccupazione e di una maggiore inflazione.

Nonostante questo scenario poco positivo, la Fed sottolinea che l’economia Usa sembra essere resiliente, tanto da continuare a crescere anche se a ritmo contenuto. “Gli Stati Uniti hanno ancora un’economia sana, sebbene avvolta da un sentiment molto negativo da parte di cittadini e imprese“, ha spiegato Powell, cercando di rincuorare gli americani. All’interno di questo quadro così incerto, però, non sarebbe ancora possibile procedere con una diminuzione dei tassi di interesse.

Siamo in una buona posizione per attendere maggiore chiarezza prima di decidere  aggiustamenti della politica monetaria“, ha infatti insistito Powell, chiarendo che gli appelli del presidente Trump non influenzano in alcun modo le decisioni degli economisti della Fed. “Considereremo solo i dati economici, le prospettive,  il bilancio dei rischi, e nient’altro“, ha tuonato Powell.

Nelle scorse settimane, Trump ha duramente attaccato il governatore della Fed, accusandolo di non essere in grado di gestire la Banca centrale americana. Il fulcro della questione risiede proprio nella mancata volontà della Fed di tagliare i tassi, in quanto i dazi avrebbero scosso troppo profondamente l’economia americana.

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