In Italia le amministrazioni pubbliche privilegiano la liquidazione a stretto giro per le fatture di importo maggiore: la stima è di 90 giorni
La pubblica amministrazione italiana presenta un ingente debito commerciale nei confronti dei propri fornitori: nel 2022 ha toccato i 49,6 miliardi di euro, ossia lo stesso livello che avevamo nel 2019, anno pre-pandemia.
Nessun altro paese dell’UE a 27 registra un’incidenza così elevata: ha rivelarlo è uno studio della CGIA di Mestre. In rapporto al Pil, nel 2022 i debiti commerciali della Spagna erano pari allo 0,8 per cento, in Francia all’1,5 e in Germania all’1,6. In Italia è 2,6.
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Quali sono i ministeri che pagano con tempestività
Nel 2022 la Pubblica Amministrazione italiana ha speso per il suo funzionamento e per migliorare le performance del Paese complessivamente 171,4 miliardi di euro; di cui 115,2 di consumi intermedi e 56,2 di investimenti pubblici. Negli ultimi anni i ritardi di pagamento, misurati attraverso l’Indice di Tempestività dei pagamenti (ITP) sono mediamente in calo, anche se secondo la Corte dei Conti si starebbe consolidando una tendenza che vede le Amministrazioni pubbliche privilegiare il pagamento in tempi brevi delle fatture di importo maggiore e ritardare intenzionalmente la liquidazione di quelle di importo meno elevato.
In tal modo si penalizzano le piccole imprese che, generalmente, lavorano in appalti o forniture di importi nettamente inferiori a quelli “riservati” alle attività produttive di dimensione superiore.
Solo 3 ministeri italiani su 15 hanno rispettato i termini di legge previsti nelle transazioni commerciali tra un’Amministrazione dello Stato e un’impresa privata. Il MEF, gli Esteri e l’Agricoltura hanno saldato i propri fornitori in anticipo: tutti gli altri, invece, hanno pagato dopo la scadenza pattuita. Tra i più ritardatari si segnala il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (27,51 giorni di ritardo), l’Università/Ricerca (+38,32), l’Interno (+49,26). La maglia nera va all’ex MISE, ovvero l’attuale ministero delle Imprese e del made in Italy, che l’anno scorso ha saldato i propri fornitori con un ritardo di 85,40 giorni.
La Corte di Giustizia dell’UE bacchetta l’Italia
La Corte di Giustizia dell’UE – con la sentenza pubblicata il 28 gennaio 2020 – aveva già affermato che l’Italia ha violato l’art. 4 della direttiva UE 2011/7 sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra amministrazioni pubbliche e imprese private, e nel 2021 la Commissione europea ha inviato al Governo Draghi una lettera di messa in mora sul mancato rispetto delle disposizioni previste dalla direttiva europea approvata 10 anni fa.
Perché la PA fatica a pagare
Le principali cause che hanno originato questa abitudine sono la mancanza di liquidità da parte del committente pubblico; i ritardi intenzionali; l’inefficienza di molte amministrazioni a emettere in tempi ragionevolmente brevi i certificati di pagamento; le contestazioni che allungano la liquidazione delle fatture.
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