La Manovra finanziaria per il 2026 si prepara ad approdare in Parlamento, dove sarà emendata da senatori e deputati fino a raggiungere la sua forma definitiva entro il 31 dicembre 2025. Il momento più atteso dell’anno economico è arrivato e con esso sono giunte anche le prime polemiche e tensioni. I temi del contributo degli istituti di credito, così come quello dell’aumento delle pensioni e della cedolare secca per gli affitti brevi hanno già creato qualche polemica all’interno della maggioranza.
Nelle prossime settimane, però, le discussioni entreranno nel vivo. Intanto, giorno dopo giorno, si continuano ad analizzare alcuni aspetti della legge di Bilancio, cercando di comprenderne l’impatto sulla vita di tutti i giorni dei cittadini. Proprio oggi, il testo della Manovra è stato bollinato dalla Ragioneria di Stato salendo dai 137 articoli della prima bozza ai 154 che arriveranno in Parlamento. Proprio in questi nuovi punti è stato affrontato il tema dello Stato di previsione dei vari ministeri.
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Manovra, quali ministeri subiranno più tagli?
In fine dei conti, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lo aveva già annunciato. Nel corso della conferenza stampa che ha fatto seguito al Cdm che ha approvato il testo, il premier aveva annunciato che il “grosso delle coperture” sarebbe giunto proprio dai “tagli alla spesa della Presidenza del Consiglio e dei ministeri“. Oggi, quindi, è giunta la conferma.
Secondo quanto stimato dalle tabelle relative alle riduzioni delle dotazioni finanziarie delle spese nel triennio 2026-2028, si apprende che nel triennio dal 2026 al 2028 il taglio complessivo ammonta a ben 7,15 miliardi. Nello specifico, saranno eliminati 2,2 milioni di finanziamento per il 2026, 2,15 milioni nel 2027 e 2,8 a decorrere dal 2028.
Tra i ministeri che il prossimo anno saranno maggiormente colpiti c’è quello guidato da Matteo Salvini. Il dicastero che gestisce i Trasporti e le Infrastrutture, infatti, subirà un taglio pari a 520 milioni di euro in un anno. Seguono il ministero dell’Economia e della Finanze con oltre 450 milioni in meno e quello dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che perderà circa 370 milioni. Non si salva neanche la Presidenza del Consiglio dei ministri, che a decorre del 2026 perderà un totale di 50 milioni di euro l’anno.
Le reazioni dei ministri ai tagli in manovra
Di fronte a questi tagli non sono mancati i commenti dei diretti interessati. Già negli scorsi giorni, il ministro della Pa, Paolo Zangrillo, che ha riconosciuto il momento storico e politico complesso in cui questa manovra si inserisce, per poi aggiungere che “ciascuno di noi deve fare uno sforzo, dei sacrifici“. La priorità del Paese, tenendo conto degli 80 miliardi di interessi sul debito pubblico che spettano all’Italia, deve essere quella di risanare i conti della Nazione, affinché in futuro non sia più necessario essere circondari da ristrettezze.
Molto più critico il titolare del ministero della Cultura, Alessandro Giuli, che oggi a chi gli chiedeva un commento sulla spending review ha risposto piuttosto stoico: “Si tratta di una manovra in divenire, così l’abbiamo definita in Consiglio dei ministri, non ci sono punti fermi al momento, soprattutto quelli negativi“.
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