“L’Europa deve scegliere se vuole ancora essere una terra di industria automobilistica o un semplice mercato“, con queste parole il presidente di Stellantis, John Elkann, è tornato ad ammonire l’Unione europea, ricordandole le conseguenze delle sue azioni. Il settore dell’automotive in Ue sembra avvicinarsi sempre più a un baratro, se si ascoltano le grida di aiuto di industriali e produttori e, secondo l’erede della famiglia Agnelli, il 2025 sarà l’anno cruciale per il destino di questo settore produttivo.
Un allarme che è stato condiviso anche da Luca De Meo, presidente e amministratore delegato di Renault, con cui ha rilasciato un’intervista esclusiva alla testata francese Le Figaro. Al centro della questione, ovviamente, vi sono le regolamentazioni imposte dall’Unione europea ai produttori di automobili, influenzate in particolare dagli standard del Green Deal, ovvero dalle linee guida per la transizione ecologica ed energetica. Il passaggio dal motore endotermico a quello elettrico, però, si starebbe trasformando in un processo non armonioso, che starebbe pesando incredibilmente sulle spalle delle aziende europee.
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De Meo: “Il mercato non compra quello che l’Europa vuole che noi vendiamo”
“Bisogna essere chiari, il mercato non compra quello che l’Europa vuole che noi vendiamo“, ha infatti spiegato De Meo, chiarendo che al momento le industrie europee non possono affatto permettersi la sostituzione dei volumi attuali con l’elettrico. “In queste condizioni, non ci riusciremo“, ha sibilato, cercando poi di proporre una soluzione che dal suo punto di vista sarebbe più efficiente e meno dispendiosa. Si tratta di accelerare la decarbonizzazione attraverso il rinnovo del parco auto con tecnologie varie, che siano innovative e competitive e quindi in grado di dare una spinta alla domanda.
L’Ue avrebbe quindi commesso il grave errore di concentrarsi solamente sulla produzione di nuove auto, quasi dimenticandosi delle 250 milioni di auto inquinanti che sono in circolazione in Europa e la cui età media è sempre più elevata. Un pensiero condiviso anche da De Meo, che ha sottolineato come la direttiva del 2035 stilata dall’Ue potrebbe portare ad un “mercato dimezzato“, in quanto la domanda non equivale alla capacità di produzione delle industrie.
Elkann: “Non chiediamo aiuti, ma solo che ci lascino lavorare”
Il presidente di Stellantis ha poi ricordato come nel 2025, per la prima volta, la Cina produrrà più veicoli di Ue e Usa messe insieme. Un record assoluto che dimostrerebbe l’inefficienza degli standard imposti dall’Ue. “Abbiamo bisogno di rapidità decisionale e di certezze“, ha dichiarato, sottolineando che ogni industriale del settore vorrebbe solo avere la possibilità di produrre auto accessibili ma comunque “più pulite e innovative“.
Il settore, al contempo, non chiede alcun aiuto, ma solamente la possibilità di avere un mercato stabile in cui muoversi e senza eccessive restrizioni. “In Cina, negli Stati Uniti e nei paesi emergenti, stanno costruendo politiche industriali forti“, ha ricordato Elkann, aggiungendo che ora è arrivato il momento che anche l’Europa faccia di questi obiettivi la sua priorità. “Chiediamo una regolamentazione differenziata per le piccole auto“, ha chiesto invece De Meo, ponendo un problema finora non affrontato adeguatamente.
In Europa, il costo di produzione di un ‘auto di grandi dimensioni è pressoché lo stesso di una di piccole dimensioni. Ciò non permette quindi di produrre monovolumi a prezzi accessibili, che siano di fatto competitive sul mercato. “Tutti i paesi del mondo che hanno un’industria automobilistica si organizzano per proteggere il loro mercato, tranne l’Europa“, ha poi tuonato De Meo, esortando la commissione Ue ad organizzare incontri con regolatori, industriali e scienziati per elaborare norme che siano davvero funzionali e soprattutto applicabili senza eccessivi sacrifici.
Elkann ha poi concluso con un monito piuttosto spaventoso. Secondo i dati degli ultimi anni, che registrano come nel 2024 siano stati venduti 15 milioni di veicoli in meno rispetto al 2019, nel giro di un decennio il mercato potrebbe realmente dimezzarsi, portando l’Europa a perdere lo status di produttore. Un colpo durissimo, che costringerebbe l’Europa a vestire i panni di un semplice mercato per le produzioni estere, mentre i grandi colossi sfruttano adeguatamente l’innovazione, accompagnando il settore verso una transizione realmente efficace.
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