“Una mostra che non è meccanica, ma che si fonda sul rapporto fondamentale tra autore e territorio, legame stabile che è impossibile perdere e che questa mostra riporta in superficie ed esplora storiograficamente“, così il professore Pierluigi Carofano, curatore insieme a Vittorio Sgarbi della mostra “I Tesori d’Italia – I grandi capolavori dell’arte“, descrive il nuovo progetto che mette al centro, nella città di Agrigento, Capitale italiana della Cultura per l’anno 2025, 60 opere di grandi artisti originari di 19 delle 20 Regioni italiane, attivi dal 1400 ad oggi.
“I Tesori d’Italia – I grandi capolavori dell’arte” si tiene presso Villa Aurea nella Valle dei Templi, uno dei siti archeologici più importanti d’Italia e Patrimonio dell’Umanità UNESCO e durerà 18 mesi, da luglio a dicembre 2025. La mostra è promossa dal Parco Archeologico di Agrigento, prodotta dal Consorzio Progetto Museo e patrocinata dal Ministero della Cultura e dall’Assessorato regionale ai Beni Culturali e Identità Siciliana.
“Motore del progetto è stato Gianni Filippini, il cui apporto è stato fondamentale per la nascita e formazione della mostra” ci tiene a specificare il professor Carofano, sottolineando l’importanza culturale di una esposizione che non si prefigge di essere storica ma totalmente “culturale“. “Un ringraziamento più che sentito va anche al Dottor Roberto Sciarratta, direttore del parco Archeologico di Agrigento – ha concluso Carofano – che ha favorevolmente accolto il progetto, permettendone la realizzazione“.
Carofano e Sgarbi per la promozione dei “Paladini del territorio“
“Una delle opere presenti nella mostra, il Sant’Agostino di Pietro Cavaro, fino ad oggi era conosciuta solo nel territorio sardo, patria dell’artista. I Tesori d’Italia si prefigge di ridare a queste opere, che non sono assolutamente saltate fuori dal cilindro, la giusta importanza e soprattutto vuole permettere loro di essere conosciute in tutta la Nazione, anche in vista della loro importanza finora solo regionale” spiega Carofano, mettendo in luce una delle molteplici sfaccettature de I Tesori d’Italia.
Le 60 opere presenti sono figlie di artisti che nella loro vita e carriera si sono sentiti “paladini del territorio“, pur avendo lavorato in tutta Italia, consapevoli dell’importanza che la provenienza geografica gioca nella vita umana. “La sfida per un artista, e non solo, è riuscire a mantenere un legame col territorio – ha continuato il professor Carofano – e questa mostra si basa proprio su queste fondamenta“.
“Vittorio Sgarbi, che è stato come me curatore di questa mostra, si è mostrato sin da subito entusiasta del progetto, consapevole del fatto che il rapporto tra arte e territorio è da sempre biunivoco” ha dichiarato Pierluigi Carofano, sottolineando l’importanza della partecipazione dello storico dell’arte.
“A prima vista, il criterio di selezionare le opere sulla base dell’appartenenza territoriale, del luogo di nascita di un artista, potrebbe sembrare banale” ha sostenuto Carofano, per poi chiarire: “In verità, il comitato scientifico si è mosso su principi ‘meno meccanici’, pensando ad un percorso in cui i contenuti culturali e sociali di un’opera, in tutta la loro estensione, prendono forma in un manufatto che gli abitanti di un preciso territorio riconoscono come proprio“.
Carofano: “Il busto di San Domenico una delle opere superlative della mostra”
“Una delle opere superlative nella mostra è il busto di San Domenico, realizzato da Nicolò Dell’Arca e parte della collezione Sgarbi di Ro Ferrarese” ha sottolineato il professor Carofano, presentando una delle opere che fanno parte dell’esposizione. Perugino, Giacomo Balla e Luigi Bonazza saranno esposti nella prima fase del progetto, in programma da luglio a novembre 2024. Un omaggio e racconto dell’arte italiana, che troverà poi piena realizzazione nella fase finale del 2025, con l’esposizione di opere raccolte grazie alla collaborazione tra il Dipartimento regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana e la Direzione generale Musei del Ministero della Cultura.
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