Giacomo Leopardi compie 225 anni: 6 curiosità sul poeta tormentato

In occasione del 225esimo anniversario di Giacomo Leopardi, ecco una lista delle cose meno conosciute sul poeta di Recanati

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Tanto amato dagli insegnati quanto odiato dagli studenti, Giacomo Leopardi oggi avrebbe compiuto 225 anni. Il poeta nacque nel 1798 a Recanati, in provincia di Macerata, ed era figlio del Conte Monaldo Leopardi e della nobildonna Adelaide Antici.

Giacomo Leopardi è Il Poeta per eccellenza ed elencare la straordinaria profondità del suo pensiero è cosa superflua. Perciò, abbiamo scelto di ricordarlo parlando di quelle curiosità che forse non tutti sanno di lui.

1) Era alto 1 metro e 41 centimetri

In giovane età Giacomo Leopardi fu colpito da una serie di problematiche fisiche che gli causarono la deviazione della spina dorsale. E così passò dall’essere di altezza normale (165 cm) a misurare solo 1 metro e 41 centimetri. La sua famosa gobba non gli costò soltanto un peggioramento estetico, ma anche problemi cardiaci e respiratori, senza contare i danni psicologici. La malattia fu però anche fonte di ispirazione, in particolare per due delle sue cantiche: “L’appressamento della morte” e “Le ricordanze”, dove essa viene descritta come un “cieco malor” – cieco perché non di chiara origine. Oggi gli studiosi hanno ipotizzato che fosse affetto dalla malattia di Pott, ovvero a tubercolosi ossea della colonna vertebrale. In alternativa, alcuni sostengono che si trattasse di una malattia genetica ereditaria dovuta alla consanguineità dei genitori, oppure a un patologia affine alla sindrome di Scheuermann.

2) Soffriva di disturbo bipolare

Al tempo gli intellettuali positivisti avversi a Leopardi dissero che il suo “pessimismo cosmico” era dovuto alla sua condizione di malato. Per quanto queste accuse sembrano ingiuste una volta analizzato a fondo il pensiero – in realtà razionale – del poeta recanatese, pare che Leopardi fosse spesso afflitto da crisi depressive. Oggi alcuni studiosi tendono ad attribuirle all’impatto psicologico che ebbe su di lui la malattia, ma qualcun altro sostiene che in realtà Leopardi soffriva di disturbo bipolare. Questo spiegherebbe i suoi frequenti cambi di umore, da un’euforia sfrenata alla disperazione più totale. Elementi rintracciabili anche nella sua opera poetica.

3) Il suo odore era sgradevole

Il rapporto di Giacomino con l’igiene non era dei migliori. Potrebbe sembrare strano, ma è così. Oltre a un aspetto esteriore non del tutto gradevole, Leopardi allontanava le donne con il proprio odore. Dopo la morte del poeta, una donna che egli aveva corteggiato confessò di non aver ceduto alle sue avances proprio perché Giacomino puzzava. D’altronde, all’epoca anche nelle famiglie più abbienti non andava molto di moda lavarsi e la doccia veniva fatta sì e no una volta a settimana.

4) Era imparentato con Il Gattopardo

Ricordate “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa? L’avo dell’autore del romanzo, Giulio Fabrizio Maria Tomasi, sosteneva la tesi secondo cui i Tomasi di Lampedusa e i Leopardi discendessero da una stessa famiglia, avendo entrambi come capostipite Thomaso il Leopardo, generale e principe vissuto nel 330 d.C. imparentato con la dinastia imperiale di Bisanzio. L’origine della stirpe dei Leopardi risalirebbe all’epoca romano-bizantina. Di questo era convinto il padre di Giacomo Leopardi, Monaldo, che tra l’altro aveva intrattenuto una corrispondenza epistolare proprio con Giulio Fabrizio Maria Tomasi.

5) Era bravo in tutto, anche in matematica

Giacomo Leopardi non era portato solo per le lettere. Avrebbe potuto fare di tutto nella vita – in ambito intellettuale, intendiamoci – anche lo scienziato. Egli era appassionato di fisica teorica e sperimentale, teoria dell’elettricità e idrodinamica. Proprio ai suoi studi in merito sono dovute le “Dissertazioni filosofiche”, scritte in giovanissima età. Non solo. Nel 1813 Leopardi scrisse anche un “Storia dell’astronomia”, in cui descriveva alcuni pianeti al tempo poco conosciuti come Cerere, Giunone e Pallade. Oltre alle capacità logico-matematiche, dobbiamo ricordare anche la sua straordinaria propensione per le lingue. Leopardi era un vero e proprio poliglotta: conosceva alla perfezione le lingue classiche (greco e latino), ma anche molte altre lingue moderne come il tedesco, lo spagnolo ed il francese. Di quest’ultima lingua non aveva una grande considerazione, tanto da sostenere: “I francesi colla loro pronunzia tolgono a infinite parole che han prese dai latini quel suono espressivo che avevano in origine e che è uno dei pregi nelle lingue”.

6) Amava il dialetto della sua zona

Dalla sua biografia sappiamo quanto il poeta abbia cercato, fin dalla più giovane età, di fuggire da quel piccolo territorio di provincia che è l’entroterra maceratese per andare a vivere nelle grandi città italiane, come Roma e Napoli. Tuttavia, se è vero che Leopardi disprezzava il pensiero provinciale dei suoi compaesani, d’altra parte è emerso che non era avverso al dialetto proprio del suo territorio. In una lettera del 1817 destinata all’amico Pietro Giordani, il poeta elogia la bellezza del dialetto locale: “E’ così piana e naturale e lontana da ogni ombra di affettazione, e non tiene punto né della leziosaggine toscana né della superbia romana”.

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