Sono passati dieci anni dall’arresto di Massimo Bossetti e quasi sei anni dalla sua condanna all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne rapita a Brembate Sopra il 26 novembre 2010 e barbaramente uccisa, eppure le indagini proseguono e la difesa dell’uomo continua a chiedere ricorsi alla Cassazione.
L’ultima richiesta degli avvocati di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, riguardava una nuova analisi dei reperti dell’omicidio. I vestiti e gli slip di Yara su cui furono trovate le tracce di Dna che permisero l’arresto di Bossetti. Oggi è giunta la decisione della Cassazione, che non ha per nulla soddisfatto i legali: i reperti potranno essere solo visionati, ma non nuovamente analizzati. L’istanza è stata ritenuta “inammissibile” dalla Cassazione, la quale ha confermato le decisioni precedenti che avevano stabilito che gli abiti non potessero essere sottoposti a nuovi accertamenti.
Leggi Anche
Caso Yara Gambirasio, la dura risposta del legale di Bossetti
Claudio Salvagni, uno dei legali di Massimo Bossetti, ha voluto commentare la decisione della Cassazione con parole molto dure: “Alla fine il potere vince sempre, questa è una sentenza folle“. Secondo i legali del muratore di Mapello, che da sempre hanno sostenuto l’innocenza del loro assistito, l’analisi dei reperti del caso Yara Gambirasio avrebbe permesso di dimostrare che Massimo Bossetti è esterno ai fatti dell’omicidio.
Una dimostrazione che ora non sarà più possibile a causa della decisione della Cassazione. “Al netto della lettura delle motivazioni per esprimere un giudizio ponderato, la prima impressione è che quanto accaduto sia incredibile al punto di farmi dubitare che la giustizia esista“, ha proseguito l’avvocato, sottolineando come “in quei reperti c’è qualcosa che noi non possiamo accertare: c’è la risposta che Massimo è innocente“.
A seguito della decisione della Cassazione, i legali di Bossetti potranno solo prendere visione degli abiti della giovane Yara e delle 54 provette contenenti il Dna già prelevato. Nessuna nuova analisi e nessun nuovo accertamento potrà essere richiesto.
Caso Yara Gambirasio, i numerosi “no” ricevuti dalla difesa
L’ultimo divieto della Cassazione segue una lunga scia di procedimenti giudiziari in cui la difesa di Massimo Bossetti ha tentato di ottenere l’autorizzazione all’analisi dei reperti del caso. La prima istanza è stata accettata dalla Corte di assise di Bergamo nel 2019, dopo che i legali di Bossetti avevano richiesto la conservazione dei reperti, ma solo pochi giorni dopo la Corte ha sottolineato con un provvedimento che l’autorizzazione riguardava solo “la ricognizione dei corpi di reato e non operazioni di prelievo o analisi degli stessi“.
Da quel momento le istanze della difesa vengono respinte con le stesse motivazioni fino al 19 maggio 2023, quando la Corte di Assise bergamasca conferma che l’accesso ai reperti nel limite della visione deve considerarsi “irrevocabile, valida, vigente, intangibile e non può essere in alcun modo discussa“.
© Riproduzione riservata